La prima parte di questa riflessione di Massimo Maniscalco è stata pubblicata lo scorso 25 maggio (CLICCA QUI)

Per quel poco che vale, concordo con l’autorevole disamina realizzate su questo tema sulle pagine di Politica Insieme del 23 gennaio 2023 da Maurizio Cotta (CLICCA QUI) sull’ipotesi del progetto fin qui resa nota dal Governo in materia di presidenzialismo.

“Abbiamo bisogno di Leader che permettano ai popoli di comprendersi e di dialogare e generino un nuovo spirito di Helsinki, la volontà di rafforzare il multilateralismo, di costruire un Mondo più stabile e pacifico, inclusivo. Per far questo occorre dialogo con tutti[1]”.

L’iter della nascita del Governo[2] in carica dimostra che potrebbe andare incontro a possibili problemi nascenti dal suo interno, del tipo contrattempi, obiezioni, sabotaggi; problemi per la soluzione dei quali “Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni avrà bisogno assoluto dell’aiuto del Presidente della Repubblica”, (come l’episodio Immigrati e Francia si è incaricato di dimostrare) aiutando il “sistema politico a compiere una svolta capace di porre fine alla stagnazione[3]” in cui il Paese si è dibattuto per troppo tempo, prima dell’era Draghi.

“Oggi, la composizione del conflitto, il luogo della mediazione alta che sappia portare ad una sintesi dotata di senso le mille disparate suggestioni da comporre nell’orizzonte di un credibile interesse generale della collettività non stà più solo nella dialettica dei Corpi Sociali, ma attraversa la coscienza individuale, personale dei cittadini, ciascuno interpellato ultimativamente nella propria singolarità, la Persona”[4]; la Libertà da assumere soprattutto come Dovere da compiere; il rapporto indispensabile tra Libertà e Giustizia, con la prima di fatto delegittimata dalle diseguaglianze che offendono la seconda. Ove ritenessimo questo il baricentro  della nuova possibile proposta che i Democratici Popolari intendessero rivolgere al nostro Paese, l’opposizione alla prospettiva presidenzialista rappresenterebbe un corollario necessario.

Per molti costituzionalisti non sembrano esserci, adesso, le condizioni per una revisione organica  della Costituzione, soprattutto a causa della delegittimazione reciproca tra i Partiti; altro motivo riguarda la necessità, auspicabilmente condivisa, che le modifiche restino nell’alveo del Patto Costituente, per rinnovarlo nel consolidarne Principi e Valori; altro autorevole studioso opinionista[5] ritiene che il modello presidenziale, catapultato nel nostro ordinamento, indebolirebbe le istituzioni di garanzia.

In ogni caso il Focus di eventuali modificazioni costituzionali dovrebbe concernere la tenuta del sistemi dei Poteri, anche avendo presente[6], l’interesse delle future Generazioni[7].

Stante, però, la fragilità costituzionale[8] (vera o presunta od apparente che sia), di quasi qualunque Governo, ciclicamente si ripresenta la questione della Governabilità, questione che, inconsultamente ed improvvidamente, ci si propone di risolvere con una Riforma costituzionale relativa alla figura ed al ruolo della Presidenza della Repubblica edella Presidenza del Consiglio; sarebbe, ad avviso di chi scrive,  davvero inopportuno mettere in discussione l’unica Istituzione che ha garantito da sempre la tenuta del Paese, anche in recenti momenti di vere difficoltà.

Servirebbe, invece, riconoscere una base costituzionale alla situazione di fatto che si è costituita in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, come, ad esempio dimostra la struttura verticale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, saldamente affidato alla responsabilità dell’inquilino di Palazzo Chigi; e ciò per merito della circostanza che il Presidente del Consiglio è componente del Consiglio Europeo, il luogo di definizione degli orientamenti e delle priorità politiche dell’Unione, come stabilito dall’articolo 15 del Trattato; in via di fatto, chi partecipa alle decisioni di Bruxelles, è il concreto proponente delle ipotesi di soluzione dei problemi in Italia.

Con questo riconoscimento, non si turberebbe la parlamentarietà della Costituzione pur avendo un Presidente del Consiglio dei Ministri di più solida garanzia costituzionale ed un rafforzamento istituzionale del Governo. Opportuna, nell’eventualità, la contestuale approvazione di uno dei contrappesi reperibili tra quelli adottati dagli altri ordinamenti europei.

Un Professore di Scienze Politiche presso l’Istituto di Scienze Politiche di Parigi[9], individua alcuni pericoli reali, rappresentati da questa ipotesi. Opportuno ricordare il ruolo di primo piano svolto dal Presidente della Repubblica Italiana dal 1946 ad oggi nella stabilizzazione di una vita parlamentare piuttosto movimentata.

Si potrebbe studiare ed approfondire, esaminando le compatibilità con il nostro sistema parlamentare, una preminenza, riconosciuta da apposita Norma, del Presidente del Consiglio sui Ministri, non più solo Primus inter Pares. L’elezione di una personalità in una circoscrizione nazionale, all’interno di un Paese duale come il nostro, potrebbe contribuire ad alimentare una spaccatura tra due campi.

Lungi dal far crescere la democrazia, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica potrebbe fare entrare l’Italia in una zona di turbolenza costituzionale.

La Forma\Metodo. I fatti separati dalle opinioni:

  1.  L’affluenza alle urne delle Elezioni politiche 2022 è stata inferiore al 64% degli aventi diritto; tale affluenza è ulteriormente decrementata dalla presenza significativa di schede bianche e nulle tra quelle depositate nelle urne; il 26% conseguito dal Partito della candidata Premier descrive la volontà di circa il 15% degli elettori;
  2. La somma dei voti riportati alla Camera dei deputati dai partiti di opposizione è superiore di circa il 5% rispetto ai voti conseguiti dalla coalizione di Governo;
  3. La coalizione di centro destra ha conseguito la vittoria grazie al meccanismo previsto dalla Legge elettorale[10], che premia le aggregazioni; meccanismo e fenomeni conseguenti talmente noti, da consentire i politologi di ragionare su scelte e conseguenze delle scelte; l’attuale maggioranza parlamentare non rappresenta numericamente la maggioranza degli elettori.[11]

Sono queste le basi che hanno consentito alla Presidente del Consiglio di affermare di avere avuto dal (15% del) popolo il mandato di riformare la Forma del governo.

Anche stante quanto sopra, proponendosi di realizzare queste riforme, la modalità che consenta al corpo elettorale di contribuire a determinare gli esiti auspicabili in termini di partecipazione democratica, sembra quella di affidarsi ad un’Assemblea Costituente, selezionata severamente all’interno di un gruppo di aristoi politico\giuridici, eletta con metodo proporzionale, come casualmente avviene, la modifica di specifici articoli della Carta; “scelta di garanzia, tesa ad impedire che la Riforma della Costituzione sia lasciata alla volontà di una minoranza di elettori.[12]

Massimo Maniscalco

 

[1] Papa Francesco, in occasione del suo viaggio in Kazakistan.

[2] Sul tema si rimanda a quanto scritto dall’autore su Politica Insieme.com il 18 Ottobre 2022, Domande relative alla formazione del nuovo Governo.

[3] La guida  di Giorgia Meloni e la svolta necessaria, Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera, 21 Ottobre 2022.

[4] I Popolari, l’Autonomia e l’Opposizione al Presidenzialismo, Domenico Galbiati, PoliticaInsieme.com, 10 Gennaio, 2023.

[5] Stefano Passigli, cit.

[6]  Domenico Galbiati, cit.

[7] Articolo 9 della Costituzione.

[8] Per la Costituzione la salute della Società conta maggiormente rispetto a quella delle Istituzioni.

[9] Olivier Rozenberg

[10] Dal suo stesso estensore definita “una porcata”.

[11]  Stefano Pass9igli, Alla ricerca del Massimo Consenso

[12] Passigli, cit.

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