La destra avrà probabilmente un’impennata alle prossime elezioni europee, ma l’area centrale è destinata a mantenere un’ampia maggioranza nel Parlamento di Strasburgo.
Queste le conclusioni dell’ultima analisi che mette insieme i sondaggi condotti nei 27 paesi dell’Unione europea, stando ai quali se si votasse oggi, il Partito Popolare europeo avrebbe 175 deputati su 720, seguito dalle varie formazioni socialiste con 145.
Dai 59 agli 85 sono attesi per il gruppo di estrema destra Identità e Democrazia (ID) in cui sono presenti il National Rally (RN) di Marine Le Pen in Francia, la Lega di Matteo Salvini in Italia, l’Alternative für Deutschland (AfD) in Germania, il Partito della Libertà in Austria (FPÖ) e Vlaams Belang in Belgio.
L’altro schieramento di destra, i conservatori e riformisti della Ecr, che riunisce Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS), il partito spagnolo Vox, il partito finlandese e i Democratici svedesi, è dato attorno ai 75 seggi.
Se questi sondaggi fossero confermati dal voto che si svolgerà dal 6 al 9 giugno l’attuale maggioranza “Ursula” fatta dai popolari dai socialisti e dai liberali conserverebbe un’ampia maggioranza.
L’area liberale centrista composto da Renew Europe e da Renaissance del presidente francese Emmanuel Macron è dato in calo, ma potrebbe sempre raggranellare 80 deputati pur perdendone un numero considerevole.
Gli analisti mettono in rilievo la grande divaricazione esistente nella destra europea che, al momento, è concorde solo sulla politica contro i migranti e per l’ostilità alla cosiddetta trasformazione “green”, ma presenta importanti divisioni sulla lotta contro la Russia e il sostegno all’Ucraina. Così come sottolineano i problemi sorti nelle due formazioni di destra: tra la Le Pen e l’Adf tedesca dentro l’Identità e Democrazia (ID) e l’ostilità dei conservatori finlandesi e svedesi ad accogliere nell’Ecr Orban, l’alleato ungherese di Giorgia Meloni.
E Viktor Orban è motivo di diffidenza verso Ursula von der Leyen all’interno dei popolari di cui una discreta parte mal accetterebbe un eventuale possibile coinvolgimento del gruppo dei conservatori di cui dovesse entrare a far parte il leader ungherese. L’attuale Presidente della Commissione europea, infatti, ha fatto capire che sarebbe disponibile ad un’intesa con Giorgia Meloni e i suoi per rafforzare la propria candidatura al rinnovo del mandato e il peso dei popolari nel confronto con i socialisti e i centristi al momento della formazione dei nuovi vertici europei. Una partita a scacchi che deve ancora iniziare e chi farà la prima mossa lo deciderà il responso delle urne.