INSIEME Lombardia  ha presentato una mozione da adottare da parte del Consiglio regionale in materia di Servizio sanitario regionale segnalando in particolare la necessità di superare le distorsioni derivanti da un eccesso di potere lasciato ad alcuni gruppi privati, di tornare a dare al sistema territoriale sanitario la centralità necessaria in modo anche da rispondere a quelle che sono definite nel documento le tante fragilità sanitarie e socio sanitarie, a partire dalle troppo trascurate relative ai minori e all’età evolutiva. Di seguito il testo della mozione inviata  a tutti i gruppi politici della Regione Lombardia.

Atteso che le modifiche alla legge 33 sulla organizzazione del Servizio Sanitario Regionale delineano un sistema socio-sanitario regionale destinato a mantenere e in alcuni cassi aggravare le criticità attualmente presenti, a causa del persistere di una logica sostanzialmente simil-assicurativa che mal si concilia con le finalità del SSN così come istituito dalla legge 833.

Anche riconoscendo che molte delle criticità dell’impianto normativo lombardo discendono dalle “forzature” metodologiche e logiche introdotte dai decreti legislativi 502 e 517, assai poco modificati dal successivo 229, e che da decenni impattano negativamente soprattutto nell’ambito delle medicina territoriale, in particolare di quella ad elevata integrazione socio-sanitaria, ossia quella rivolta alle fasce più fragili della popolazione che dovrebbero invece essere quelle più protette, rimane indubitabile che la legislazione lombarda ha finito per aggravare le distopie di fondo tra un sistema universalistico che coraggiosamente da sempre ha voluto ricomprendere anche l’ambito socio-sanitario e una logica economicistica aggravata dal modello simil-assicurativo a prestazione che imperversa sia in ambito ospedaliero che territoriale: questo è l’elemento critico più grave di cui alcune distorsioni derivanti da un eccesso di “potere dominante” di alcuni gruppi privati profit sono la conseguenza e non la causa: se non si va alla radice del problema, si finisce con il guardare il “dito” e non si vede la luna!

Immaginare che un miglioramento della assistenza territoriale (distrettuale)  per le fasce di popolazione più fragile possa essere gestita con una governance monocratica come quella in capo alle ASST, sottoposta a rigidi vincoli di bilancio, espropriando le competenze dei territori (i comuni) cui è riservata sostanzialmente una tribuna partecipativa che dii fatto – al di là di tante dichiarazioni – non potrà incidere nella programmazione degli interventi, perché comunque sottoposti al rispetto degli equilibri economici della ASST che di fatto impediscono qualsiasi differente allocazione delle risorse  all’interno delle ASST, è del tutto inverosimile: non si è riusciti a farlo in questi anni, non c’è ragione di credere che il trend possa invertirsi solo perché si organizzeranno i Distretti, diretta emanazione delle ASST, si aprano le Case e gli Ospedali della Comunità, e si attivino i COT con centrali uniche di prenotazione: questa organizzazione, forse, in qualche territorio darà modo di erogare prestazioni specialistiche al di fuori dell’ospedale, ma non la integrazione socio-sanitaria per le persone fragili, perché queste attività non sono sviluppabili secondo una logica assicurativa a prestazione: e i budget di salute sono assai lontani dal poter essere strumenti di programmazione per le tante diversità che sono presenti nelle numerose forme di fragilità sanitaria e socio-sanitaria.

Tutto ciò premesso, la riforma in via di approvazione appare particolarmente svantaggiosa per i bambini e l’età evolutiva in genere, dal momento che – come presente anche sugli organi di stampa in questi giorni e perciò dovrebbe essere ben conosciuto anche alla dirigenza apicale dell’assessorato – il carico assistenziale più elevato in questa fascia di età deriva dai disturbi neuropsichici e dalle malattie rare e dalle condizioni di disabilità conseguenti che possono essere affrontati, in una fase così delicata come l’’età evolutiva, solo attraverso una puntuale attività socio-sanitaria incardinata sul territorio, con una specifica e precisa modalità organizzativa, del  tutto differente da quella di altre tipologie di patologie e età.

Nella organizzazione delineata dalle modifiche alla legge 33 in approvazione, non appare traccia che questa specificità possa essere prevista e organizzata!

Viene ignorato come nell’età evolutiva uno degli snodi cruciali – oltre a specifiche competenze di intervento – è la rete di coordinamento che deve essere intessuta tra i diversi attori in campo: servizi sanitari e socio-sanitari specifici, pediatri di famiglia, consultori, scuola, servizi sociali dei comuni, volontariato, sport.

A differenza di altre età della vita, gli interventi specialistici necessari, sono sempre ad elevata valenza socio-sanitaria, sia che siano erogati dalle ASST o dal privato accreditato – quasi esclusivamente appartenente al terzo settore – che copre oltre il 40% degli interventi specie nelle fasce dei più piccoli fino alla pre-adolescenza: la stessa DGR 5415 (Piano regionale autismo) non potrà trovare attuazione, al di là delle risorse necessarie tutte da definire, se non viene definita una unica cornice  normativa all’interno della quale l’insieme dei servizi di Npia (che comprende da delibera mai attuata, sia le Uonpia che i servizi privati accreditati che i centri di riabilitazione dell’età evolutiva del sistema socio-sanitario) possa operare con piena specificità all’interno del territorio, assieme ai pediatri di famiglia, alla scuola e ai servizi sociali e educativi dei comuni.

Pertanto come gruppo politico INSIEME, in coerenza con l’appello a favore dei bambini recentemente inviato, chiediamo a tutti i gruppi politici rappresentati in Regione di proporre e approvare un ordine del giorno, in occasione del dibattito sulle modifiche alla legge 33 in cui si impegni la Giunta Regionale a

  • Istituire una commissione consigliare che affronti e monitori il tema dei servizi sanitari e socio-sanitari per l’età evolutiva e adolescenziale e la loro integrazione con l’ambito educativo e scolastico e sociale
  • Destinare una quota aggiuntiva del finanziamento del SSR dedicata a migliorare i servizi sanitari e socio-sanitari, in particolare territoriali, dedicati all’età evolutiva
  • Definire urgentemente, ai sensi del comma 1 dell’art 19 delle legge 33 così come licenziato dalla Commissione III, Sanità e Politiche Sociali, un articolato piano di sperimentazione gestionale finalizzato a sviluppare un sistema territoriale integrato dedicato all’età evolutiva, da implementare in tutti i distretti, necessariamente distinto dagli altri servizi socio-sanitari e sanitari distrettuali
  • Razionalizzare tutta la legislazione che si occupa di servizi per l’età evolutiva, così da armonizzare il quadro normativo di riferimento e poter procedere ad una azione programmatoria coerente su cui far convergere adeguate risorse economiche dedicate

Nel convincimento che proprio grazie ad un differente modello organizzativo socio-sanitario sperimentabile in una fascia di età così caratteristica, deriveranno positive esperienze utilizzabili, con le opportune customizzazioni, anche in altri segmenti di bisogno contrassegnati da situazioni di fragilità e di elevata necessità di integrazione socio-sanitarie, migliorando così l’intero sistema socio-sanitario regionale

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