Che lo sport sia stato e sia strumento nelle mani di certi regimi è fatto notorio.

Dal DDR alla Cina quanti sono stati gli atleti sacrificati sull’altare della ragion di Stato!

L’Italia, sotto questo profilo, è stata indenne da sospetti e da pratiche indecenti.

Certo, qualche volta lo sport è servito. Chi non ricorda l’effetto benefico della vittoria italiana a campionati del mondo di calcio del 1992? Anche autorevolmente è stato detto che quel successo servì a rasserenare il Paese. Dunque una virtuosa cooperazione di sport e politica.

Poi, negli ultimi anni il buio. Addirittura facendo approvare una legge, gli ultimi due governi si sono incamminati sulla via della statualizzazione dello sport olimpico. Come i russi, i bielorussi e altri Paesi imparagonabili con la tradizione democratica italiana. A dire che la questione non riguarda soltanto la relazione tra sport nazionale e sport olimpico, bensì il concetto di Stato che i partiti al governo hanno maturato.

Questa mattina, nel pieno della crisi di governo, non c’è strato notiziario che non abbia informato gli italiani che l’ultimo atto di Conte è stato quello di emanare un Decreto Legge per correggere la situazione. L’Italia è stata ad un passo (misurabile temporalmente in alcune ore) dall’essere esclusa dalle prossime Olimpiadi in Giappone. Gli atleti italiani, valorosissimi, sono stati ad un passo dal dover partecipare come singoli anziché come rappresentanti del tricolore.

Non sarà la morte di principi irretrattabili ma molto gli assomiglia. L’autonomia dello sport, in particolare dello sport olimpico, ha uno ed un solo significato (e molti corollari), quello di evitare che lo Stato ne faccia uso strumentale. Cioè un uso in violazione dei principi generali dello sport.

Noi, che abbiamo a cure la persona, la Repubblica, la lealtà olimpica (passi l’accostamento) insieme a tante altre battaglie di civiltà ci intestiamo anche questa, affianco dello sport e degli sportivi.

Comunicato stampa diffuso da Insieme ( CLICCA QUI )

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