La costituzione della Segreteria Nazionale, avvenuta giovedì 4 gennaio scorso (CLICCA QUI) e la conseguente formalizzazione degli incarichi, segnano un nuovo avvio del nostro impegno politico. Avevamo un po’ marcato il passo per via di umane debolezze ma, chiarito quello che c’era da chiarire, adesso siamo in grado di guardare avanti con animo libero e spirito sereno, consapevoli di avere un compito difficile da svolgere ma, altrettando determinati a realizzarlo.

I nostri sono obiettivi esigenti, che richiedono sforzo e sacrificio, ma la causa è nobile e meritoria. I principi dell’educazione cattolica e, della Pastorale Sociale della Chiesa Cattolica, in cui ci riconosciamo, richiedono comportamenti coerenti che, se declinati in politica, come vuol essere la nostra azione, devono misurarsi con la realtà.

Siamo ben consapevoli che la fede, secondo l’Alto Magistero di Paolo VI, può manifestarsi con opzioni politiche diverse e perciò rispettiamo chi, nella comune ispirazione, ha fatto scelte diverse dalla nostra. Non pensiamo di avere l’esclusiva a rappresentare gli ideali della fede cristiana in politica, ma crediamo fermamente che le nostre idee e le nostre proposte ne possano ben interpretare gli alti valori. Ci sentiamo portatori di un messaggio senza tempo, declinato sulla via dell’immanenza, in un orizzonte trascendente. Impegno generoso, altruismo solerte e solidarietà attiva, sono le cifre distintive di un agire che si rifà agli insegnamenti del laicato cristiano.

I cristiani impegnati in politica, al netto di derive personali, hanno dimostrato importanza e utilità del loro credo nella quotidianità della prassi. Don Sturzo ha saputo con coraggio sostenere la necessità di una chiara assunzione di responsabilità, da parte dei cattolici, nel determinare le scelte politiche del Paese. C’era bisogno di uno strumento di lavoro efficace, su cui far convergere le sensibilità maturate nel sentimento religioso. Partito Popolare prima e Democrazia Cristiana poi, sono stati i riferimenti strutturati per l’azione politica dei cattolici.

Nella storia del Paese, i contributi degli esponenti politici del cattolicesimo democratico, furono qualificanti e fondamentali per determinare le coordinate civiche di una società che doveva ancora prendere consapevolezza del proprio ruolo. La ripresa postbellica e la ricomposizione di un’immagine nazionale logorata dal ventennio, molto devono agli indirizzi che seppe dare la classe politica di ispirazione cattolica. Non fu difficile perciò, anche in presenza del più forte Partito Comunista dell’Occidente, avere il consenso della popolazione per un lungo periodo, fino a accarezzare l’idea di essere insostituibili o alternativi a sé stessi. La maggioranza debordò in potere, con gli eccessi tipici di chi si sente inamovibile, incanalandosi vero un inevitabile declino e un’uscita di scena poco decorosa.

La Prima Repubblica esaurì la sua funzione col dileggio craxiano, e quel coro a suon di monetine che plaudeva alle denunce della magistratura. Furono poi gli anni del Berlusconismo, l’imprenditore di successo “prestato alla politica”, abile cultore della propria immagine, che si presentava con tutte le buone qualità, compresa quella del bonario democratico, erede della lunga tradizione del cattolicesimo cattolico-liberale. La Democrazia Cristiana era stata ufficialmente liquidata dall’ultimo Segretario, Mino Martinazzoli, che la traghettò verso un rinnovato Partito Popolare, almeno nelle intenzioni. L’esperienza fu breve, e finì confluendo in un’aggregazione di forze di tradizione laica e cristiana, funzionale alla necessità di drenare consensi, altrimenti destinati a disperdersi.

Della Democrazia Cristiana, la grande corazzata, non rimanevano che sparute scialuppe, nei marosi che presagivano la Seconda Repubblica. Nacque così, trascinato da Walter Veltroni, il Partito Democratico come cardine a sinistra di un sistema bipolare che cercava di contrastare il potere di Berlusconi, espressione di un centro sempre più caratterizzato a destra. La novità fu accolta con entusiasmo nella certezza, assolutamente mal riposta, di rendere più stabili i governi, oggetto di veti e interdizioni dei partiti minori, essenziali a assicurare la maggioranza. Da allora, della Democrazia Cristiana, restava solo la memoria storica, senza più peso politico. C’era però chi, per nostalgia o per convinzione, non accettava di rinunciare a quel lascito storico, continuando in qualche modo a professarsi erede politico della tradizione cattolica. Si parlò e ancora si parla di diaspora, ma i vari orfani non sembrerebbero orientati verso un interlocutore comune. L’orgoglio di essere, in qualche modo epigono del grande partito, che oggettivamente può intestarsi dei meriti di avere fatto dell’Italia, un Paese Deocratico e moderno, fa ancora presa.

Difficile però che la storia si ripeta, allora perché insistere?

Quando qualche anno fa, da parte di personaggi politici di estrazione cattolica è emersa l’idea di riprendere un impegno politico, in realtà mai abbandonato, come offerta di esperienze e competenze e favore della società e in particolare delle nuove generazioni, abbiamo convintamente aderito, disponibili a fare ciascuno, la propria parte. Accomunati dallo stesso sentire, proprio dell’ispirazione cattolica, si è così deciso di dare vita a un partito, che interpretasse costruttivamente quella forma esigente di carità che dev’essere la politica, secondo l’affermazione di Paolo VI.

INSIEME nasce da queste premesse, da quel sentire che non ha scadenze, ma richiede capacità e dedizione nell’interpretare, secondo le attuali esigenze, il credo cristiano. L’impegno che ci siamo assunti è quello di esprimere con concetti e proposte attuali, gli insegnamenti che derivano dall’ispirazione cattolica. Che ci siano altri a farlo, anche se non risulta, non potrebbe essere che un bene.

Oggi noi siamo chiamati, dalle nostre coscienze a farci carico cristianamente dei compiti che attengono alla politica e di dimostrare che la presenza dei cattolici può ancora essere di aiuto e utilità al Paese. Il nostro approccio ha un’ispirazione ideale ma intende essere assolutamente concreto, immergendosi nei problemi della quotidianità, senza riserve e con la forza necessaria. In linea col Magistero della Chiesa e la sua Pastorale Sociale, ne teniamo in giusta considerazione principi e adempimenti, acquisendoli nel nostro agire politico.

Siamo disponibili alle offerte di collaborazione che risultino coerenti coi nostri principi, ma indisponibili a qualsiasi forma di strumentalizzazione. Saremo severi con chi ci proporrà progetti comuni, per il rispetto che dobbiamo ai principi cui abbiamo dichiarato di ispirarci, non per superbia ma per rispetto. Questa è la nostra sfida che ci siamo disposti a affrontare con grnde consapevolezza e altrettanta responsabilità. Gli obiettivi sono alti ma non impossibili e sarà nostro compito dimostrare che si possono raggiungere.

Ma la messe è tanta e gli operai sono pochi, per cui se quest’idea ti convince e vorrai unirti a noi, potremo insieme affrontare questa sfida.

 

Adalberto Notarpietro

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