Durante il suo lungo viaggio Charles Darwin maturò la sua idea di evoluzione:
- il perfetto adattamento di ogni organismo al proprio ambiente;
- il succedersi delle specie nel corso delle varie ere geologiche.
La sua riflessione partì da due osservazioni:
- spesso i membri di una popolazione hanno caratteri variabili, la maggior parte dei quali è ereditata dai genitori;
- tutte le specie possono generare una prole più numerosa di quella che può poi trovare sostentamento nell’ambiente. La disparità tra numero di individui e risorse disponibili porta necessariamente a una “lotta per l’esistenza”. In questa lotta sopravvivono i più adatti, cioè gli individui i cui caratteri sono più vantaggiosi. Tutti gli altri non sopravvivono, perché la natura opera una selezione naturale.
La stessa riflessione può essere applicata anche al mondo politico e particolarmente ai tempi e sugli esiti della crisi legata al COVID -19: continueranno a vivere le formazioni più adatte.
Anche le modalità con le quali le diverse formazioni politiche si stanno relazionando all’attuale contesto dimostrano come partiti e movimenti, già da tempo, non riescono ad attingere al loro interno a quanto necessario per esprimere una buona politica.
C’è chi è molto bravo a vendere un’offerta su misura e molto ben impacchettata per target differenziati. Messaggi che, con promesse accattivanti e spesso surreali, raggiungono influenzano e conquistano l’assenso della platea meno attenta. Ma una volta al governo annaspa nel guidare una macchina complessa della quale non conosce e non governa tutti comandi.
Al contrario chi possiede le capacità per poter affrontare strutturalmente i nostri problemi spesso fatica a raggiungere il consenso necessario per esprimere la sua abilità al governo.
L’emergenza attuale rende ancora più stringente la domanda relativa a come interpretare il futuro di partiti e movimenti.
La situazione attuale ha portato all’attenzione di tutti la questione della competenza: qualità che esprime l’abilità conseguita e consolidata, polifunzionale, perché applicabile in contesti affini, da colui che ha acquisito l’«idoneità e autorità di trattare, giudicare, risolvere determinate questioni.» Vocabolario Treccani
Senza la competenza l’arte del governo non può esprimersi perché l’arte è dura pratica: preparazione, comprensione e apprendistato per l’acquisizione di tecniche, metodi e peculiarità disciplinari.
E’ questa il primo elemento che riorganizza, su basi diverse, la dimensione “meditativa” della conoscenza, poiché pone un legame imprescindibile tra la competenza e l’agire: di fatto mette insieme il “sapere” e il “saper fare”.
Oggi non c’è più tempo per solo dissertare: siamo in pieno periodo di transizione, la pandemia sta dettando il cambiamento dell’ambiente in cui operiamo e i cui esiti stanno già generando un impatto profondo sui comportamenti dei singoli, delle imprese e delle Istituzioni e di conseguenza della politica stessa. Quando avremo superato la difficoltà acuta che stiamo vivendo, ci accorgeremo che un nuovo modello si è via via cristallizzato nella società e che non si tornerà indietro.
Le formazioni politiche che abbracceranno la sfida del cambiamento, esprimendo, in una dinamica positiva, la capacità di guardare avanti, reinventando e riprogettando il loro modo di fare, esprimeranno quei caratteri più vantaggiosi che consentiranno loro non solo di sopravvivere ma di dare un nuovo slancio alla propria esistenza e raggiungere nuove mete importanti per il Paese
Si tratta sostanzialmente di essere disposti a cambiare, perché è necessario. Disposti a sperimentare perché è indispensabile. Si tratta, di essere ottimisti, flessibili e creativi, preparati a lavorare in modo diverso. Perché il “fare” non si realizza da solo ma in un ambiente molteplice e complesso dove l’ideazione e la messa in opera di progetti richiedono il saper stare insieme: la capacità di distinguere le differenze ed essere aperti al confronto per mettere insieme le proprie e altrui esperienze. Una competenza questa che si basa sull’attenzione all’altro e alle relazioni sociali nelle quali si inserisce l’azione.
E’ tra competenze ed abilità che si gioca il futuro della politica che per essere “buona” ha bisogno di coniugare il proprio “sapere” con il “saper fare” e il “saper fare insieme”.
Solo in questo modo si potrà concorrere a supportare la gestione delle crisi perché l’adattamento dello schema organizzativo e le competenze per farlo vivere con grande tempestività rappresentano la chiave di volta sulla quale si fonda tutta l’attività di una buona gestione dell’emergenza e di una efficace ripartenza.
Hanna Arendt ci ha insegnato che la politica deve essere “insieme realista e idealista” L’Arendt non si fa illusioni sullo stato del mondo, eppure è irriducibilmente convinta che le cose non possano essere né rimanere tali se si riflette su ciò che è essenziale.
E “…finché gli uomini possono agire, sono in grado di realizzare l’improbabile e l’imprevedibile”.
Teniamolo a mente.
Lia Monopoli