Per chi crede, Dio ha elevato una creatura – l’uomo – a sua immagine e somiglianza. E così la necessità biologica di una generatività sessuata, è stata “elevata” ad una sorta di  “con-partecipazione” al suo disegno creatore, non perché modificata nel suo svolgimento, ma perché “riscattata” dalla partecipe consapevolezza liberamente donataci.

Questo dono di essere elevato a sua immagine e somiglianza  è proprio dell’Uomo, nel suo essere ontologico, al di là di ogni fenomenica: nessun uomo è escluso da questo immenso dono che affratella tutti.

Maschio e Femmina li creò e i due saranno una “sola carne”. Sul piano fenomenologico, l’Essere Uomo, si distingue in Maschio e Femmina: la nostra specie biologica si è sviluppata attraverso questa natura etero-sessuata, condizione biologicamente obbligata per consentire il perpetuarsi della specie stessa.

La particolare fragilità biologica della specie umana, legata alla sua estrema complessità individuale  e sociale, ha determinato un complesso intreccio tra istanze biologiche di cura e tutela delle nuove forme di vita iscritte nella naturalità biologica della specie e istanze sociali e culturali che, grazie alla particolare struttura cognitiva dell’Homo sapiens,  hanno ulteriormente sviluppato, rafforzato  e strutturato le regole biologiche di base, consentendoci  non solo di sopravvivere, ma di sottomettere tutte le altre specie viventi.

Gestazione lunga, numero limitato di  nuovi nati per singola femmina,  necessità di un lunghissimo, impegnativo  e faticoso periodo di accudimento post nascita prima che il piccolo di uomo sia in grado di vita autonoma e di raggiungere indenne il periodo della maturità sessuale, sono vincoli biologici significativi che vincolano la nostra specie: naturale che la pressione “appetitiva” dovesse essere biologicamente molto energica per sostenere il meccanismo riproduttivo.

E anche in questo ambito, la straordinaria competenza sociale e relazionale propria dell’essere umano, ha trasformato la istintuale necessità biologica in uno dei principali scopi sociali della nostra storia esistenziale: ogni qualvolta si sottrae al puro dominio biologico un meccanismo naturale, si guadagna in “bellezza”, ma aumentano moltissimo i rischi distorsivi che ne inficiano funzionamento e equilibri biologici sottostanti, che rimangono comunque necessari.

Ugualmente le necessità di tutela e accudimento  del piccolo di uomo così prolungate nel tempo sono state rese possibili probabilmente anche grazie alla spinta biologica a strutturare forme di mutuo-aiuto molto solide all’interno dei gruppi di homo sapiens: non è escludibile a priori che nel lungo cammino evolutivo, proprio la selezione di queste specifiche caratteristiche abbia progressivamente conformato e selezionato  la nostra specie attuale.

Proprio perché “sapiens”, nel corso della evoluzione, le ragioni sociali e culturali hanno via via sovrastato anche nei meccanismi di accudimento  e di  sviluppo di gruppalità sociale, le necessità di pro-socialità relazionale innescate biologicamente e di cui rimane traccia osservabile  nelle primissime fasi dello sviluppo umano.

La famiglia è una particolare forma di adattamento gruppale, non a caso la “prima cellula” della vita sociale, “benedetta”, secondo a dottrina cristiana,  in quanto luogo dove la condizione naturale ( gli aspetti biologici legati alla riproduttività , alla sessualità , alla relazionalità e alla capacità di accudimento ”oblativo” )  trova un momento di sintesi autoconsapevole, in grado di trasformarla e renderla simile nel significato e in alcuni modalità di agire, ad alcuni aspetti connessi al “dono ontologico” della somiglianza con il creatore: amare, dare la vita, com-patire.

E queste esperienze di forte oblatività che vengono apprese nelle necessità di accudimento dei componenti del gruppo famigliare (neonati, soggetti fragili, anziani), innescate non solo da vincoli affettivi, ma anche da un “motore biologico”, possono essere “calco” su cui sviluppare modalità di cooperazione sociale più estese, sostenute questa volta quasi esclusivamente da condizioni sociali e scelte consapevoli.

E’ di straordinaria e commovente bellezza il racconto biblico che “rivela” con straordinaria semplicità e comprensibilità come questa particolare specie vivente sia stata trasferita – con un atto di pura libertà – dal piano della pura creaturalità a quello di una somiglianza divina, attraverso la significazione e lo sviluppo di consapevolezza cosciente di una naturalità biologica che si è progressivamente evoluta sotto la spinta modulatrice delle condizioni sociali sviluppate dall’uomo stesso nelle  sue varie declinazioni: relazionalità – emozionalità – cognitività. .  La non comprensione di questa capacità di trasformazione auto-generata, propria della nostra specie, è l’errore più grande  fatto da Darwin e da chi dopo di lui, trascurando questa nostra possibilità di  azione anche sul nostro substrato biologico, anche a livello genetico, si ostina a leggere in una ottica rigidamente meccanicistica la nostra evoluzione: salvezza e dannazione riguardano non solo la nostra ontologia, ma anche la nostra naturalità, nel mistero dei gradi di libertà che ci sono stati dati.

La sessualità ha una spinta biologica molto accentuata, che è guidata e orientata dalla nostra autoconsapevolezza: non sarebbe sorprendente che si scoprisse che anche la generatività, strettamente inter-connessa alla sessualità, abbia una sua modulazione biologica ancora una volta resa più potente dalla nostra auto-consapevolezza. Il  desiderio di un figlio va ben oltre la accidentalità connessa all’atto sessuale ed è infintamente più potente del  bisogno, pur prepotente, di garantire sopravvivenza alla nostra specie: per chi crede, anche questo desiderio, è “immagine e somiglianza” del “desiderio” di DIO di essere Padre?

L’autoconsapevolezza, resa possibile da un originalissimo apparato cerebrale, nel corso della evoluzione  ha prodotto una esplosione esponenziale di conoscenze e abilità fattuali che grazie al volano della padronanza delle regole scientifiche asservite dalla tecnicalità, almeno in parte, alla  nostra volontà,  ci hanno consentito un progressivo controllo di molte  funzioni biologiche primarie.

Da questa acquisita e consapevole capacità, scaturisce il tentativo di poter governare da soli gli aspetti fondanti  il nostro essere persona, ossia:  relazionalità,  cognitività, sessualità e generatività, attraverso atti e azioni consapevoli, sottraendoli alle regole di  necessità, biologiche e naturali. Sia le forme di massima vicinanza alla condizioni naturale (il bambino non nato, lo stato di coma, le demenze e le disabilità mentali gravissime) sia le forme di massima autoconsapevolezza e autogoverno (il futuro “uomo bionico” ) , sono estremi della distribuzione “gaussiana” della nostra specie: le diverse fenomeniche sono tutte biologicamente compatibili e riconducibili al medesimo ambito specie-specifico. Di nuovo, per chi crede tutte espressioni del medesimo dono di immagine e somiglianza con il Creatore.

In questo affascinante e pericoloso percorso di sviluppo progressivo di autoconsapevolezza e di crescente dominio sulla nostra condizione biologica, la nostra epoca storica  sta vivendo l’ebbrezza – non sempre lucida – di provare a governare la generatività (di cui le madri in affitto sono una aberrazione grossolana di recente comparsa, prodromo del desiderio di riuscire a generare e far nascere il piccolo di uomo solo con l’ausilio tecnologico), così come qualche decennio fa ha conosciuto l’ebbrezza della possibilità di dissociare con facilità la sessualità dalla generatività.

Come spesso capita nelle conquiste umane, “saper fare” non sempre si coniuga con il “saper intellegere” la complessità enorme che interconnette i meccanismi della vita biologica: ne sa qualcosa l’ambiente naturale, violentato da millenni dai nostri tentativi di soggiogamento.

San Paolo VI con la sua profetica enciclica “Humanae Vitae” aveva provato a  gettare una luce chiarissima sui pericoli che il genere umano correva a causa dell’ebbrezza gioiosa della scoperta contraccettiva: tutt’altro che una casuistica morale o un cieco onere gratuito sulle curve spalle dell’umanità, ma una visione profetica lucidissima su quale fosse la posta in gioco, resa evidente fin dal titolo. Non possiamo certo dire che la sessualità dell’uomo e della donna occidentali, nonostante tutte le rivoluzioni culturali e sociali, goda di grande salute…

Similmente, la spinta a “crearsi da sé”, “a propria immagine” i futuri piccoli di uomo, è foriera di rischi ancora più grandi per il futuro della specie sapiens.

Per chi crede, mai verrà meno la alleanza di Dio con questa sua “bizzarra e impenitente” creatura: anche l’uomo creato “artificialmente”, sarà sempre “immagine di Dio”, anche se probabilmente sarà meno “bello”…. rispetto all’originale…

Ugualmente, anche la famiglia ha vissuto  nel corso dei secoli tanti cambiamenti e modifiche, come reso evidente anche  dalla storia della salvezza raccontata nella Bibbia: la famiglia di Abramo, il nostro capostipite, anche con l’episodio di Ismaele, lo evidenzia.

Quale è la natura “ontologica” della famiglia che la avvicina al nostro Creatore? La capacità di amare, di dare la vita per l’altro, di scegliere liberamente in favore dell’altro, di generare una nuova vita.

Quando sussistono queste “condizioni”, per chi crede, scende la Benedizione divina  su questi sposi e sulla loro realtà che chiamiamo famiglia.

Le coppie omosessuali non hanno “capacità generativa” intrinseca e come tali non sono “famiglia” nel senso cristiano del termine, anche se possono essere capaci di amarsi e di amare.

E’ difficile per tutti i credenti  vivere una esperienza autoconsapevole di famiglia, immagine del Creatore: numerosi gli errori e i fallimenti.

La naturalità biologica di specie, pur nella sua grettitudine, è un piccolo aiuto affinchè la significazione consapevole non sbagli strada. L’esperienza della generatività tra gli sposi e della paternità e maternità – responsabile o meno – è una possibile strada che, partendo dalle innate condizioni di  vincolo biologico, può aiutarci nella concretezza della quotidianità della vita famigliare a fare assumere consapevolmente una capacità di ascolto e prossimità con l’altro che vada anche oltre il confine famigliare: di nuovo, per i credenti, opportunità per affinare la nostra somiglianza con il Creatore..

A  livello civile una forma di riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali, nel momento in cui il fenomeno diventa socialmente significativo, è inevitabile e anche doveroso: per chi crede, appare una scelta  assai più perigliosa per arrivare al Creatore, ma non ci è dato giudicare la Sua bontà misericordiosa.

La vera domanda cui al momento nessuno sa dare un risposta è comprendere come viene influenzato o peggio condizionato il naturale orientamento eterosessuale verso una dimensione omosessuale:  al di là delle sguaiatezze della lobby LGBT, che è altra cosa delle istanze delle persone omosessuali, è indubitabile che l’orientamento biologico sia di tipo eterosessuale, proprio perché intrinsecamente legato alla generatività di specie.  E’ di altrettanta assoluta evidenza l’aumento di scelte ad orientamento omosessuale, rispetto ad un passato nemmeno tanto lontano: sciocchezza scientifica e metodologicamente  non fondata, attribuire questo aumento al venir meno della oppressione educativa o religiosa del passato.

E’ sicuramente “diabolica” la attuale penetrazione sociale e culturale dell’ideologia “gender”, perché l’indeterminatezza di sviluppo, all’origine del mito totipotente del gender, non è propria della specie homo sapiens che non è biologicamente “ermafrodita”: è un fatto, non una opinione o una credenza.

Per la specie “homo sapiens” la diffusione di un orientamento omosessuale è poco funzionale rispetto alla finalità della sopravvivenza della specie che è un obiettivo intrinseco ad ogni specie vivente: chissà se questa  “diminutio” della capacità generativa biologica non stia paradossalmente accentuando la spinta a compensare questo deficit di generatività con forme di maternità e paternità surrogata e tecnologicamente assistite, che, se fosse così, tenderanno ad aumentare.

Ancora  una volta, saper  manipolare un meccanismo biologico, non vuol dire “comprenderlo” , e il rischio di stravolgere l’equilibrio biologico complessivo con questa nuova abilità,  è elevatissimo: usare il piccolo di uomo per soddisfare il proprio bisogno di generatività non  più sostenuto da un corrispondente motore biologico, è un pericolo che anche le coppie eterosessuali possono correre. E assieme a questo “pericolo potenzialmente letale” per la specie sapiens – la manipolazione genetica- , se ne aggiunge un altro: la tentazione di costruire l’altro a misura dei nostri desideri e progetti, addirittura nella fase del concepimento e non solo per denaro o  per volontà di dominio, come spesso fatto, può essere capace di sovvertire la naturale competenza pro-sociale della  specie, creando un pericoloso vulnus alla nostra futura sopravvivenza, perché senza pro-socialità siamo destinati a perire come specie; per chi crede il rischio  di compromettere la nostra somiglianza con il Creatore, diventandone maldestre caricature, è ancora più incombente.

Di fronte ad una tale complessità, il nostro dovere principale è continuare a lavorare per sviluppare conoscenza così da aiutare tutti a cogliere il difficile equilibrio necessario per preservare la nostra specie sapiens e la nostra casa comune, senza ovviamente idolatrici isterismi: per chi crede, è un modo per continuare ad aiutare tutti a rivolgere lo sguardo verso il Creatore, unico riferimento per non perdere la nostra somiglianza a Lui, garanzia di eternità.

E’ colpa gravissima manipolare informazione e modelli di vita spingendo verso un orientamento omosessuale migliaia di persone ignare della manipolazione che subiscono: liberazione o condizionamento?

E’ colpa gravissima  usare un orientamento sessuale per costruire gruppi di potere – le lobbies – al solo scopo di dominare il mondo e i propri simili: un altro modo di fare la guerra per raggiungere il potere.

Colpa morale delle coppie omosessuali? La ostentazione della loro condizione, quando aggressiva, sguaiata, rivendicativa e sessista, è un vulnus alla “fraternità”, così come tale vulnus è agito anche delle coppie eterosessuali quando la loro condizione è vissuta nello stesso modo.

Manipolare  il meccanismo della generatività naturale senza conoscere tutte le complesse  implicazioni – rivendicandolo per giunta come una grande conquista – speriamo non abbia la stessa forza devastante della fusione nucleare, agita prima di comprenderne gli effetti.

Più che la morale o la continuità catechetica, è a rischio il complesso ecosistema della specie homo sapiens e, proprio per chi crede, il rapporto con il Creatore.

Confidiamo nella fedeltà del nostro Dio che non ha certo bisogno delle nostre “regole morali” per continuare a volerci e amarci a “sua immagine e somiglianza”.

Massimo Molteni

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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