Sono i giorni del sessantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Pochi giorni dopo scoppiò la crisi dei missili sovietici a Cuba. Il mondo visse le due settimane successive nell’ incubo che lo scontro tra le due grandi super-potenze potesse condurre ad un conflitto nucleare. Un timore altrettanto realistico e grave, da allora mai più vissuto, si ripropone oggi.

Erano gli anni dei “due Giovanni” – il Papa contadino di Sotto il Monte e John Kennedy – e di un altro contadino, l’ucraino Nikita Krusciov. Un brano del discorso introduttivo che Papa Giovanni tenne in San Pietro (CLICCA QUI), in quella memorabile giornata – citato da Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” (CLICCA QUI) – merita di essere riproposto anche ai nostri giorni.

Parole di profetica speranza per allora ed anche per oggi: “……ci vengono riferite le voci di alcuni che, sebbene accessi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai… A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura che annunciano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini e spesso al di là delle loro aspettative…”

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