Il nostro più autorevole studioso di geopolitica, il professor Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, ci offre nel suo ultimo lavoro (”La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli, 2022) una riflessione colta su aspetti fondamentali della realtà politica internazionale dopo l’aggressione russa in Ucraina e gli sconvolgimenti che sono seguiti alla guerra in corso.

Caracciolo già ci propone ogni mese sulla sua rivista una visione ragionata e documentata di quanto consegue ancora una volta alla rottura di una sostanziale stabilità, visto che “l’ordine mondiale forse non è mai esistito” (Kissinger).

Il pretesto, spiegato nella prima parte del libro e nelle originali “Conclusioni in forma di premessa” è la critica al famoso saggio di Francis Fukuyama sulla fine della storia, ormai datato (2006). Il pensatore americano immaginava in chiave profetica l’avvio di una lunga stagione dell’egemonia americana dopo la caduta  dell’impero sovietico, e la missione di esportare nel mondo la liberal democrazia e il capitalismo.

La critica a Fukuyama è puntuta ma rispettosa. Anche per la semplice constatazione che la profezia è stata smentita dai fatti: guerre (Jugoslavia, Iraq, Afghanistan ed ora l’Ucraina) terrorismi, migrazioni di massa, carestie, disastri ambientali. Caracciolo va oltre nella analisi della società americana, dallo smarrimento dello spirito dei padri fondatori americani, alle origini ideologiche delle crisi morali del grande Paese; alle ragioni della malinconia del successo. Pur essendo l’economia tecnologicamente più avanzata e pur disponendo del più potente esercito del mondo l’America scopre infatti tutti i giorni le crescenti complessità del futuro.

Anche l’ideologia europeista è in crisi, e il ritorno delle identità mette a nudo il consenso dei Paesi membri dell’Unione come adesione convinta ma pur sempre in nome dei propri interessi nazionali. La storia dell’idea europea è lunga, dai tempi delle mire imperiali carolinge, alle conferenze paneuropee, a Ventotene, a De Gasperi e Shumann, allo speciale favore della tradizione europea dei cattolici democratici italiani della Prima Repubblica.

Certo non si può dubitare di questa vocazione, ma grazie all’affascinante indeterminatezza e alla riluttanza discuterne, l’idea di Europa è oggi assai fungibile.

La seconda parte del libro affronta il rientro nella storia della Germania che “vuole iniziare a prendere in mano il proprio destino” (Merkel) allargando lo spazio di autonomia rispetto ai soci europei e alla superpotenza americana, in particolare nel mitteleuropa, della quale il Nord italiano fa parte.

La sua forza industriale e tecnologica, insieme all’imponente riarmo recentemente deciso, integrerà economia e geopolitica ponendo le basi di una Germania sempre più protagonista.

E poi ancora l’America. potenza unica dopo il crollo del comunismo che si trova ad affrontare, non solo nell’indo-pacifico la competizione cinese, e il sorgere di potenze regionali (Turchia Giappone la stessa Germania).

Ne consegue che la stessa pur precaria stabilità mondiale è solo una premessa e non certo una garanzia di pace. Dal disordine, accentuato dalla imprevedibilità della guerra in corso, nasce la convinzione sempre più marcata in America, Cina e Russia che le proprie identità sono incompatibili con le rivali.

Lo scenario conclusivo è basato su pochi punti di sintesi: la guerra in Ucraina è uno scontro tra Russia e Stati Uniti e la Russia non può perderla pena la sua fine; la questione tedesca si riapre anche se manca ancora una strategia che vada oltre l’ossessione della stabilità finanziaria; il resto del mondo che ospita i sette ottavi dell’umanità ha in larga parte istituzioni ancora fragili e le crisi energetiche alimentare sono solo la punta dell’iceberg di altri scontri annunciati.

Lettura affascinante. Non pretende di anticipare il futuro ma certo aiuta ad orientarci.

Guido Puccio

 

 

 

 

 

 

 

 

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