Ai miei tempi (più di 60 anni fa) quando un bambino a scuola era oggetto di prepotenze da parte del bulletto di turno aveva due possibilità per cavarsela: scappare (se poteva) o provare in tutti i modi a farsi amico il suo persecutore, blandendolo in ogni modo e facendosi complice delle sue bravate. In questo secondo caso, sebbene fosse sotto gli occhi di tutti il contrario, quasi sempre mentiva poi che la protezione accordatagli fosse il frutto di una sua particolare bravura o del coraggio che aveva mostrato in qualche “impresa”.
In verità, c’era anche un’altra possibilità per la vittima: il ricorso all’aiuto di amici affinché insieme, coesi e compatti, facessero l’uno la guardia all’altro a mo’ di deterrenza verso l’aggressività del mascalzoncello. Amici del genere non si potevano improvvisare all’istante: era necessario acquisirseli poco a poco, mettendo in comune quanto di giustizia e di buoni valori ognuno aveva appreso dalla propria famiglia. Tutte cose che richiedevano coraggio e lungimiranza e che un bambino poteva mutuare solo dall’intuito.
Hitler era un folle perverso; purtroppo, anche potentissimo. Le sue farneticazioni facevano presa “sulla pancia” dei tedeschi umiliati. Il suo esercito era temibilissimo e spietato. La sua sete di potere immensa. La sua gelida, calcolata ferocia incuteva terrore.
Mussolini era a capo dell’Itali(ett)a grazie a scellerate violenze. Intortava gli italiani illudendoli di essere parte di un Impero inesistente, di avere una potenza militare totalmente inventata, di poter decidere le sorti del mondo. Menzogne patetiche ma che funzionavano, con l’aiuto di manganello e olio di ricino.
Al Duce non sfuggiva però la potenza del nazista: doveva decidere se coalizzarsi contro di lui (cosa che richiedeva coraggio e lungimiranza) oppure farsi suo alleato e complice.
Come siano poi andate le cose ce lo dice la Storia. Quella vera e non quella revisionata dalla Destra oggi al potere in Italia.
Putin, Xi Jinping, Trump, Musk, Milei, Maduro, Ortega, Modi, Erdoğan, Orban sono solo alcuni dei politici internazionali che molto si rallegrerebbero della dissoluzione dell’Unione Europea. Alcuni di loro hanno enorme potere politico ed economico accompagnato ad una ferocia, peraltro non conosciuta in tutto il suo squallore, che terrorizza chi è costretto a subirla.
Giorgia Meloni intorta meno del 13% degli italiani aventi diritto al voto illudendoli di essere parte di una nazione forte e temuta, di avere una potenza politica in Europa largamente inventata, di essere l’ago della bilancia nelle decisioni che contano. Menzogne patetiche ma che funzionano, con l’aiuto di giornalisti e mezzibusti prezzolati.
A lei, però, non sfugge la potenza dei più malvagi dei suoi colleghi. Con alcuni condivide una consonanza ideologica che ostenta con fierezza. Deve trattenersi un po’, in Italia, circa nostalgie della sua “giovinezza” (ah che bei canti, una volta …) che però – quando viaggia in Spagna, ad esempio – gorgogliano ed eruttano.
Non può scappare dal Governo dell’Italia: tanta fatica in tanti anni buttata all’aria? Non se ne parla nemmeno.
Deve scegliere se coalizzarsi e fare fronte comune con la parte migliore dell’Europa per difendere i buoni interessi dell’Italia, la sua identità culturale, i suoi valori democratici e la sua Costituzione oppure se allearsi coi più prepotenti, facendosi loro alleata e complice.
Come stiano andando le cose è addirittura fotografato: il vecchio biondo (tinto) gigante americano per un momento ha smesso di battere le mani (è un suo tic compulsivo) e solleva il pollice mentre il nostro capo del Governo lo imita sorridente accanto a lui.
Come si dice a Roma: “c’arisemo”!
Roberto Leonardi