LA QUESTIONE PIGNONE

(La cronaca dei fatti sulla fabbrica “Pignone” messa in liquidazione, l’eroico impegno di Giorgio La Pira per scongiurare la sua chiusura, il deciso intervento risolutivo di Enrico Mattei con la costituzione del “Nuovo Pignone”, gli anni felici della produzione e del suo ruolo nel mondo, la svendita nel 1994 alla General Eletric in nome della decisione del governo Amato di privatizzarla)

                        di  Nino Giordano

 “Conosco tanti industriali, la più gran parte di essi, creature operose, associate ai loro operai da un vincolo comune di lavoro, di responsabilità e di fraternità.

Ma questi non chiudono quasi mai, non licenziano quasi mai: i piccoli, i medi, vivono in mezzo a difficoltà gravi, magari: sono in mezzo ai flutti, ma non abbandonano mai gli operai imbarcati nella loro barca. Vivono con essi in una comunione di sofferenza, sono insieme quando il tempo è buono e sono più insieme ancora quando il tempo è cattivo. Ecco la sola vera etica del lavoro: etica di amicizia, di sforzo creativo comune, etica di sicurezza per ciascuno e per tutti”

Giorgio La Pira 1954                                      

 IL DOPOGUERRA  E GLI ANNI DELLA CRISI

 

Per rendersi conto della gravità del dramma che scoppiò a Firenze, quando la Pignone

stava per chiudere, bisogna tener presente che esso avvenne durante la crisi che

costrinse De Gasperi a telefonare a La Guardia, Sindaco italo-americano, pregandolo di

spedire in Italia un quantitativo di grano affinché gli italiani non restassero senza pane

dall’oggi al domani. Con la chiusura della Pignone e di altre fabbriche migliaia di

famiglie sarebbero rimaste senza pane!

 

GIORNO PER GIORNO :

Due mesi prima dell’affare Pignone, al consiglio nazionale D.C. di settembre, Giulio Pastore, leader della corrente sindacale, aveva detto: « il problema fondamentale per il partito, più che un problema di governo, è quello di accentuare l’indirizzo sociale della D.C. sul terreno delle questioni che più toccano la necessità e i bisogni di giustizia sociale dei lavoratori, riprendendo appunto il cammino sulla via della tradizione sociale cattolica».

La Pira, citando la parabola dei vignaioli, osserva: «Tutti i disoccupati che nelle varie ore del giorno oziavano forzatamente nella piazza  -perché nessuno li aveva occupati: nemo nos conduxit- furono occupati. Esempio caratteristico di ‘pieno impiego’: nessuno fu lasciato senza lavoro (Matteo: 20,7). A conferma del Vangelo, cita poi gli economisti anglosassoni Keynes e Beveridge : bisogna rovesciare «il modo usuale di considerare la finanza dello stato e il bilancio dello Stato: tale bilancio deve essere compilato con riferimento non più al denaro, ma al potenziale umano disponibile: tanti uomini da occupare, tanti denari da spendere; deve diventare un bilancio a ‘scala umana’»

ANNI ’50

 L’amministrazione fiorentina, il sindaco La Pira e la Pignone

Difficili furono i problemi che assillarono e sovrastarono l’amministrazione La Pira fin dal suo insediamento e in particolare nell’autunno del 1953: primo fra tutti quello del lavoro; a seguire l’abitazione, la lotta contro la povertà e le ingiustizie sociali.

A causa della modernizzazione e della riconversione post-bellica, le grandi fabbriche

fiorentine, in particolare la Pignone e le Officine Galileo, si trovavano in grave difficoltà

tecnica, organizzativa e manageriale.

La Società Snia Viscosa, proprietaria della fabbrica di Rifredi, già nell’inverno del ’53

aveva sospeso circa trecento operai per carenza di adeguate commesse da parte del

Ministero della Difesa.

Tant’è che il sindaco di Firenze aveva ritenuto di attivare con urgenza il repubblicano Rodolfo Pacciardi, ministro della Difesa, con una pressante lettera in cui sollecitava un benevolo intervento per assegnare all’azienda fiorentina un congruo ordinativo di torpedini.

La Snia Viscosa entrò nella determinazione di licenziare circa 1750 dipendenti.

Il sindaco era a conoscenza di tutti gli ordinamenti e norme in materia di vertenze di lavoro. L’esperienza fatta nella prima legislatura repubblicana come sottosegretario al lavoro al fianco del ministro Amintore Fanfani, nella soluzione dei gravosi problemi sociali e sindacali del dopoguerra, avevano contribuito a dare consistenza giuridica alla “sua” dottrina di politica economica al fine di elevare gli uomini ad un livello di vita proporzionale alla dignità umana.

 Già dal 22 OTTOBRE 1952………

 La  cronaca:

Lettera dell’Unione industriali della provincia di Firenze alle

segreterie delle organizzazioni sindacali fiorentine, in cui si spiega che alla

liquidazione della Pignone “il Consiglio di Amministrazione è giunto dopo aver

esercitato tutti i tentativi di risolvere una crisi che è iniziata nell’immediato

dopoguerra per la cessata produzione specifica dello stabilimento …”

( archivio CISL,Firenze)

17 SETTEMBRE 1953

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

 Caro Amintore,

Marinotti ha “deciso” di chiudere la Pignone: la notizia non è ancora pubblica, ma la

cosa è trapelata. E’ una decisione irresponsabile, illegittima e ingiustificata: quando

capiranno questi proprietari che la vita dei lavoratori non è nelle mani loro?

Bisogna dar loro una lezione. Vedi di chiamare questo Marinotti e fargli capire il latino:

la vita è una cosa seria: è quello che gli industriali non vogliono ancora capire!

Con affetto                                                   La Pira

 

19 FEBBRAIO 1953

Lettera di Giorgio la Pira ad Amintore Fanfani

 Carissimo Amintore,

Ho già parlato col console generale americano ( allora Charles Reed) , richiedendo un intervento immediato di Parker:  il Console stesso mi ha detto di essere molto impressionato dell’ondata di licenziamenti in atto  -come in alluvione- in Italia. Ma il governo si rende conto di quello che sta avvenendo?

Scherza col fuoco!

Ti abbraccio                                                 La Pira

Carissimo Amintore,

sono un pochino indisposto e perciò non vengo a Roma.Ma c’è una questione seria: i licenziamenti alla Pignone (300) e, ora alla Galileo (pare 800); senza contare i licenziamenti di piccole dimensioni. Questo alla vigilia delle elezioni; delle

“fredde” elezioni del 1953! …Che devo fare? Alla vigilia delle elezioni!..

Tante dighe costruite con fatica ed ecco la marea che le abbatte d’improvviso..

Perché?  Mancano le commesse della Difesa(1): è il solito ritornello.

Insomma. cosa devo fare? Ecco la domanda che bisogna francamente porre a De

Gasperi: bisogna intendersi con chiarezza intorno a questi punti, che toccano le esigenze

inderogabili e improrogabili della vita. Mi dispiace di darti questi altri pensieri: però non

è male che ad un certo momento il presidente del Consiglio si persuada – e con lui tutta

la D.C. – che questi problemi umili sono – davanti a Dio ed agli uomini –

problemi “massimi”: e la fiducia in questo tanto conclamata democrazia deve avere un

solo fondamento: mostrare che è capace di rispondere alle domande più elementari degli

uomini. Con fraterno affetto

La Pira

La Pira aveva sollecitato il ministro della Difesa perché venisse effettuato un ordinativo di torpedini ( bombe di profondità allora fabbricate nelle officine Pignone) per sostenere la produzione e l’occupazione degli operai.

19 OTTOBRE

La cronaca: Viene convocata l’assemblea degli azionisti che dovrà mettere in

liquidazione lo stabilimento fiorentino e licenziare 1750 dipendenti.

20 OTTOBRE

La cronaca:

Per la Pignone scioperano tutti gli addetti all’industria della zona

Firenze – Rifredi. Solidarietà del cardinale Elia Dalla Costa e di don

Giulio Facibeni. Il sindaco La Pira chiede l’intervento immediato del governo.

Il sindaco e l’assessore comunale Renato Branzi partono per Roma e vengono

ricevuti dal presidente del consiglio, Giuseppe Pella.

Pella interessa subito della questione i ministri dell’Interno (Amintore Fanfani),

dell’Industria e Commercio (Piero Malvestiti) e del Lavoro e Previdenza sociale

(Leopoldo Rubinacci). Come primo provvedimento, il ministro dell’Interno,

Amintore Fanfani, incarica il prefetto di Firenze di diffidare i dirigenti della società dal rendere esecutivi i licenziamenti, in attesa di contatti che saranno avviati dal governo con i rappresentanti della proprietà.

 

Al suo ritorno da Roma, La Pira dichiara: “Dopo l’intervento del governo nessun

provvedimento della direzione volto a sospendere dal lavoro i dipendenti della

Pignone può avere valore. Invito pertanto gli impiegati e gli operai a rimanere ai

loro posti di lavoro, fiduciosi nel buon esito nel buon esito dell’azione intrapresa dalla

autorità governativa e da quanti hanno a cuore la loro giusta causa”

MERCOLEDI’ 21 OTTOBRE

La cronaca: Nonostante gli appelli, le diffide e l’iniziativa del sindaco La Pira

presso il Presidente del Consiglio Giovanni Pella per un intervento immediato del

governo, la direzione degli stabilimenti fiorentini della Pignone invia le

prime 1750 lettere di licenziamento.

 Telegramma di La Pira al presidente Pella:

Direzione Pignone venendo meno impegni presi circa sospensiva provvedimento in

attesa di intervento governo habet ieri annunziato licenziamento 1750 lavoratori stop

atto gravissimo che turba non solo Firenze ma intera comunità nazionale qualifica

dolorosamente comportamento morale sociale et politico determinati alti ceti dirigenti

economia italiana sono certo che V.E. et intero governo spezzeranno questo nodo che

soffoca pace et vita di lavoratori tutti.

23 OTTOBRE

La cronaca: Il ministro degli interni dà disposizione di ritirare il passaporto a

Marinotti, Consigliere delegato della SNIA, mentre è in partenza per la Francia,

in quanto viene considerata necessaria la sua presenza alle trattative per la

Pignone,  e per la soluzione della vicenda in vista anche dei riflessi che questa

può avere nell’ordine pubblico.

Telegramma di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani :

Informo V.S. che Pignone nonostante vostro personale intervento et intervento governo habet già avviato lettere licenziamento per totalità millesettecentocinquanta lavoratori stop questo atto ingiustificato est tipicamente crudele stop duolmi dovervi dire eccellenza che se il governo fosse incapace di impedire tale atto di ingiustizia co0ntro gli umili non resterebbe altra via che le dimissioni stop io intanto comincerei col presentare le mie stop.

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Al caro ‘birbante’ sindaco,

Tu ti sei sbizzarrito in telegrammi e in esortazioni e a fare cose gravi e a minacciare

dimissioni, evidentemente non avendo molta fiducia nella persistente azione del tuo

povero amico, crocifisso tra i pesci del Viminale.Sono in condizioni di dirti mio caro

valente sindaco, che già ieri detti disposizioni al prefetto di Firenze di applicare l’articolo

15 della legge di PS nei confronti del presidente della Società Pignone. … Inoltre ho

pure dato disposizioni che a quel tale presidente venisse tolto immediatamente il

passaporto, il che è avvenuto stasera a Milano alle ore 17. Ho fatto dire che restituirò il

passaporto quando, o di persona o con rappresentante debitamente autorizzato, avrà

concorso a rimuovere le cause che turbano l’ordine pubblico a Firenze.

Amintore Fanfani

Manifestazione delle mogli degli operai. Tra i cartelloni si legge: La Pignone è la vita di Firenze.

25 OTTOBRE

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Eccellenza, non solo Firenze, ma l’Italia intera vi è grata per il vostro gesto deciso e salutare. Ecco – hanno detto tutti – un atto di fermezza costruttiva!..Non dubiti! Questo “episodio”della Pignone non è un episodio; è una rottura nazionale che può cambiare, finalmente, il volto dell’Italia e dell’Europa.

La Pira

27 OTTOBRE 

La cronaca:

Reazioni della Confindustria che parla di “sopruso gravissimo”.

Il consigliere delegato Marinotti ha ottenuto al Viminale un lungo

colloquio con il presidente del Consiglio e uno più breve con il ministro

dell’Interno onorevole Fanfani: egli collaborerà alla ricerca di una soddisfacente

soluzione, affinché sia scongiurata la chiusura degli stabilimenti fiorentini alla

Pignone.

 

29 OTTOBRE

 Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro Giorgio,

Il Rubicone è passato… avverto un grave imbarazzo..

Caro Giorgio La Pira Lei cerchi di non farmi ammattire un’altra volta per trovarla in

momenti critici nei quali questo povero diavolo avrebbe bisogno di sentire una parola

dall’ultimo amico che gli è restato.

Amintore Fanfani

30 OTTOBRE

La cronaca: Le parti sono ricevute dal sottosegretario al ministero del lavoro

Rinaldo Del Bo. Si ritiene necessario aprire le trattative a Firenze.

 31 OTTOBRE

La cronaca: La Pira prepara un telegramma in tre copie da spedire all’on. Amintore Fanfani (ministro dell’Interno); all’on. Leopoldo Rubinacci ( ministro-lavoro); all’on. Pietro Malvestiti ( ministro dell’Industria e Commercio)

 Le comunico che data rottura trattative tra lavoratori et datori di lavoro Pignone

per atto pacificazione onde evitare grave degenerazione tensione in atto per

occupazione parziale fabbrica habeo provveduto emettere ordinanza requisizione

fabbrica avvalendomi poteri legge 20 marzo 1865 et legge comunale provinciale

in relazione norme Costituzione.

(non è certo che i telegrammi siano stati spediti)

Lunedì, 2 NOVEMBRE

 La cronaca: le trattative per la vertenza della Pignone sono state definitivamente

interrotte ieri mattina nel corso della seconda riunione tenutasi a Firenze

nell’ufficio provinciale del lavoro. Un possibile accordo tra le parti è fallito in

seguito all’ostinazione dei dirigenti dell’azienda di mantenere ferma

la pregiudiziale del licenziamento in massa di tutto il personale.

Lettera di Giorgio La Pira al dott. Marinotti, consigliere delegato della Snia Viscosa :

Comm. Marinotti,

so quanto lei ha detto e scritto in merito alla decisione morale

dei progettati licenziamenti … La Pignone ha un volume di 8 miliardi di com-

messe: vi sono difficoltà, è vero: ma l’attenta iniziativa di chi ama i propri

dipendenti e la propria comunità nazionale può superare tali difficoltà.

Dott. Marinotti, la vita è una grande responsabilità:la parabola dei talenti (Mt. 25, 14-30)

è una misura carica di conseguenze, e risponderemo di questo (Mt 25,31-46).

L’Evangelo è una cosa seria: perché oscilla tutto intorno a tre punti:

1-La vita terrestre è un impegno per gli altri e non solo per noi; 2- la vita terrestre ha un

traguardo: la morte. Ma la morte non è la fine: è l’inizio della vita vera. Legga s. Matteo:

lo legga tutto nell’intimità del suo cuore.

Giorgio La Pira

Lettera di Giorgio la Pira ad Amintore Fanfani

Caro Amintore,

Sono le 4 del 2 nov.: in questa primissima alba del giorno dei morti, sento il bisogno di

scriverti. Antitutto: hai visto ? i fatti hanno provato immediatamente e facilmente che le

mie previsioni non erano illusorie: risultato dei colloqui di Firenze – situazione

peggiorata. Domanda: che figura fa il governo? Che figura faccio io?

… Vedi caro Amintore… a parte tutti i problemi di giustizia stretta (perché l’atto della

Pignone è ingiusto e contro lo stretto diritto oltre che contro la carità: è il caratteristico e

sintomatico atto iniquo, ingiusto, consumato contro i deboli) qui c’è un problema

squisitamente politico … che non solo gli industriali, ma anche il governo non ha saputo

valutare nei suoi termini veri …. bisognava a qualunque costo conservare Firenze alla

cultura cristiana ed alla rinascita cristiana.

Classe dirigente industriale e governo hanno dimostrato- a parte il tuo gesto generoso

(il ritiro del passaporto)- che l’arteriosclerosi politica li ha ormai colpiti senza recupero..

Pella non doveva limitarsi ad avere un “cordiale” colloquio con Marinotti: avrebbe

dovuto intuire il valore dell’atto che era affidato alla sua opera ed avrebbe dovuto

dimostrare di essere davvero il Presidente del Consiglio dei Ministri…

Tu mi richiami alla prudenza e fai bene:ma qui non si tratta di carità, ripeto: è inutile

andare avanti quando la frattura è pervenuta sino a questi limiti dell’iniquità. Per amore

tuo io non compio stamattina un gesto che avevo divisato di compiere … l’affare della

Pignone ..è un banco di prova: una pietra sulla quale si sbatterà senza speranza colui che

l’avrà violata. Con affetto grande                               La Pira

 

La cronaca: Il prof. La Pira invia un telegramma ai capigruppo parlamentari del Senato e della Camera: «Grave irrigidimento da parte industriale e legittima umana cristiana resistenza operai potrebbero determinare situazione dolorosa non solo per Firenze, ma per l’intera comunità nazionale» Nel telegramma indica inoltre che ha pronta un’ordinanza : con il nominativo del dipendente della sua amministrazione che dovrebbe prendere in consegna lo stabilimento, con l’indicazione esatta dei custodi contemporanei di esso (l’ordinanza non verrà eseguita).

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro Giorgio (in risposta alla lettera del 2/novembre),

Le croci non ci scelgono, ma una volta ricevute si portano con il massimo impegno

possibile …

Insolitamente trovo una vena di pessimismo che non ti è propria, e quindi

m’impressiona maggiormente ….

Tu non puoi essere il Sindaco delle giornate serene soltanto … tu sei e devi essere il

Sindaco soprattutto delle ore non liete, per farle diventare liete per gli altri, se non per te.

Ora in concreto ci troviamo di fronte ad una situazione, quella della Pignone, in cui se

noi abbandoniamo i lavoratori il guaio diventa massimo, anzi totale…

Ora le trattative si sono rotte a Firenze. Saranno riprese a Roma, e auguriamoci di ottenere qui il successo che è mancato a Firenze. Certo nessuno può sperare di vedere annullata la procedura liquidatoria, e quindi vedere restare tutti i 1600 lavoratori alla Pignone. Ma si può, e, se non m’inganno si deve, raggiungere il risultato di far sopravvivere il complesso aziendale …

Che cosa desidera l’anti-Occidente? Che si chiuda tutto e i lavoratori occupati siano zero. Che cosa sogna e sospira il Gonfaloniere di giustizia del Comune di Firenze? Che non si chiuda nulla e i 1600 lavoratori restino al lavoro. Questo sogno è anche il mio sogno. Vuoi lasciarmi solo a combattere? Questo devi deciderlo tu; però ti avverto che anche da solo continuerò a combattere dove e come potrò. ..

L’affare della Pignone è grave, ma la storia di Firenze ne ha visto di più gravi, e ad essi Firenze è sopravvissuta, tra dolori e tra lacrime.

Ti abbraccio, e confido che più sereno tu venga presto a Roma per esaminare con

concretezza cristiana questo problema al quale i tuoi fiorentini forse hanno voluto dare

una bella veste polemica,bella e generosa, ma non altrettanto producente di pane e

lavoro per gli operai licenziati.

MARTEDI 3 NOVEMBRE

La cronaca: la trattativa prosegue a Roma.

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Caro Amintore,

La riconvocazione a Roma – a te, certamente dovuta- ha rifatto prendere lena!

Che vita strana!

Ora la situazione è questa:

  • Il Prefetto cerchi di occuparsi poco, il meno possibile, della cosa: e non pensi mai alle forze di polizia: l’ordine lo manteniamo da noi.
  • Gli operai non usciranno dalla fabbrica: essi difendono un loro diritto perché la Costituzione vieta la serrata, riconosce il diritto al lavoro e modifica la struttura privatistica del rapporto di lavoro trasformandolo da contratto obbligatorio in negozio giuridico fonte di un certo diritto reale fuori legge non solo gli operai, ma gli industriali.
  • Le trattative romane hanno come premessa la sospensione dei provvedimenti illegittimi dell’azienda: accettata questa premessa le trattative si inizieranno in vista del solo traguardo possibile: la piena occupazione operaia. L’azienda è capace, oggi, dell’impiego di almeno 2000 operai.
  • La città è decisa ad arroccarsi attorno alla Pignone ed a svolgere per la difesa di essa una lotta senza soste e senza risparmio: e vincerà.

Dillo a Pella, a Malvestiti, a Rubinacci ( a Del Bo) e a tutti ministri responsabili: non si tratta né di Terni, né di Piombino: svegliali e dì loro che qui faremo tutti sul serio.

Ci battiamo per vincere un’ingiustizia crudele e non ci mancherà la benedizione di Dio.

Aiutami

La Pira

5 NOVEMBRE

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Carissimo Amintore,

la tua lettera mi ha “fermato” in attenta meditazione : è un documento non

comune di quel comune ideale che fermenta nel fondo delle nostre anime..

l’episodio della Pignone mi ha rivelato l’intima bruttura del nostro sistema

politico- che porta l’autenticazione della Croce! – nel quale possono avere

genesi e svolgimento e perfezionamento atti di iniquità e di illegalità così gravi

e così manifesti!

Mettere tremila famiglie in lutto … e non essere capaci di impedire questi atti

privi di fondamento giuridico ed economico. Ecco il dramma…

Possibile che la vita dei popoli, il pane delle famiglie..debba essere affidata a

mani irresponsabili capaci di provocare i danni morali, spirituali, politici,

economici più incalcolabili?

Un dramma che aumenta di volume e di intensità di giorno in giorno; gesti di

queste dimensioni e di questo valore non sarebbero stati compiuti nel

passato: vengono compiuti oggi e diventano sempre più frequenti ed

audaci …Questa “crisi” fiorentina ha dimensioni più vaste: si estende a tutto

il sistema politico …

Caro Amintore, ti ringrazio con tutta l’anima, a nome di tutta la città e del

popolo cristiano lavoratore d’Italia per quello che hai fatto non solo per la

Pignone ma per tutti i lavoratori ed i bisognosi …

 

Fraternamente                             F/to La Pira

6 NOVEMBRE 

Telegramma di La Pira al ministero del lavoro.:

La città di Firenze è unanime nel sostenere questa causa umana. E’ il momento

di riaffermare decisamente che anche secondo la Costituzione italiana il lavoro è

diritto naturale, primordiale, al quale il diritto di proprietà è condizionato.

                 Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

 Caro Giorgio,

ricevo stamani due delle tue lettere una del 3 e una del 5 tutte e due importanti.

Quello del 3 scritta evidentemente dal “comandante delle forze” di Firenze; e quella

del 5 scritta dal “Vicario del Re” (Cristo, Re di Firenze) di Firenze.

Dimentico la prima, anche se mi fa un certo timore il trovarmi davanti ai militari; e mi

soffermo sulla seconda per dirti che ho molto apprezzato e ammirato lo spirito e

l’affetto che ti ha guidato nello scriverla.

Quanto a me, credo che tu esageri, e anche in questo trovo che è l’affetto che ti

ha guidato …

Il collega Rubinacci  mi ha proposto quanto segue, come avvio e premessa alla

risoluzione della vertenza della Pignone:

  • tutte le lettere di licenziamento degli operai della Pignone vengono considerate a scadere il 20 novembre, il che vuol dire che il termine di preavviso è prorogato di almeno 15 giorni;
  • in questo periodo, da lunedì 9 al 20 novembre, gli operai conservano tutte le loro attuali paghe e stanno a casa, per dare modo di compiere un attento sopraluogo in Azienda ad un tecnico del lavoro;
  • da adesso al 20 novembre un esperto del Ministero del Lavoro va nell’azienda Pignone a studiare attentamente le possibilità di lavoro e di utile impiego per il futuro;
  • nel frattempo, e potrebbe essere dal 13 in poi, la parti si ritrovano a Roma presso il ministero del lavoro per concordare le modalità e il numero di lavoratori impiegabili dopo il 20 nell’azienda, tenendo conto non soltanto delle commesse in corso o già ricevute, ma anche di quelle che nel frattempo il Ministero della Difesa, il Ministero dei trasporti (già sollecitati) avranno procurato. …

10 NOVEMBRE

Lettera, nell’Ottavario dei morti, di La Pira al comm. Franco Marinotti

Mi permetto di chiederLe: crede Lei nella parole divine dell’Evangelo? Ha presente la

parabola del buon Pastore? Il buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle: soltanto il

mercenario è quello che le abbandona quando il lupo viene per ucciderle?Orbene: come

può Lei abbandonare al loro destino 2000 lavoratori?…Iddio le conceda la luce necessaria

per vedere il bene che Lei può fare e Le dia la consolazione di poter dire: ho convertito

in gaudio il lutto di tremila famiglie e forse di una intera comunità cittadina e nazionale.

Si rivolga, pregando, alla Madonna.

La Pira

Risposta (alla lettera dell’Ottavario dei morti) di Franco Marinotti al prof. La Pira :

Le sue esortazioni ad ispirarmi a S. Matteo non bastano a risolvere il grave problema

della Pignone ..D’altra parte lei non deve dimenticare che la Snia è una semplice

azionista del Pignone. La mia pena – e quella dei miei colleghi del Consiglio della Snia-

per il licenziamento degli operai è indubbiamente pari alla Sua ..e le vie che ci ha

assegnato il Signore per servirlo sono diverse, e la mia non è certamente la più agevole.

La Snia…per mantenere i duemila operai della Pignone potrebbe mai compromettere il

lavoro e il pane dei suoi operai, il suo credito e il suo patrimonio? La Snia ha già investito

sufficiente denaro per tenere in vita il Pignone ed oggi non ha più possibilità e ragione di

far credito a un’azienda che ha scarse ordinazioni e costi di produzione del 30-40%

superiori a quelli normali di mercato..

Franco Marinotti

11 NOVEMBRE

Lettera di Giorgio La Pira al D.mo Comm. Franco Marinotti:

Crede che sia lecito ad un privato di assestare ad una società e ad uno Stato

un ‘colpo politico’ distruttivo del peso e delle dimensioni di quello assestato dalla Snia

chiudendo la Pignone? I comunisti non possono che essere gratissimi alla Snia:

propaganda fatta non con discorsi, ma coi fatti; e con quali fatti! Ma per chi vuole che

votino, ormai, i lavoratori? Per uno Stato imbelle come il nostro, che permette ‘Chiusure’

di questa natura e di questa dimensione e di questo valore? D.mo Comm. Marinotti,

permetta che Le dica: atti come quelli compiuti dalla Snia ‘chiudendo’ la Pignone

..meritano il premio e l’onore della ‘Stella Rossa’: sono atti rivoluzionari che accelerano,

con ritmo davvero inspirato, l’instaurazione del comunismo del nostro paese..E’ ancora

in tempo, D. mo Comm. Marinotti: faccia un gesto costruttivo, felice : riapra la Pignone

e ridia lavoro a tutti i 2000 ‘licenziati’…. Compirà un atto carico di ripercussioni

favorevoli per il nostro paese e per l’intera classe lavoratrice e industriale; avrà commesse

proporzionate al  lavoro; avrà la gratitudine dei lavoratori riassunti cui ridarà una

speranza ed una pace; ed avrà -è quello che più conta- la benedizione efficace di Dio che

segnerà questo suo atto nel libro della vita! Nonostante questo io oso sperare:

Lei è uomo che ha le capacità adeguate per compiere questi atti!

Giorgio La Pira

Venerdì 13 NOVEMBRE

La cronaca:

I rappresentanti dell’azienda fermi sulle loro posizioni.

( dal giornale “Il mattino”).Si preannunciano scioperi. Numerose

le manifestazioni di solidarietà.

Una delle manifestazioni di solidarietà nei confronti degli operai.

 15 NOVEMBRE

 La Cronaca: Tutti i parroci di Firenze hanno inviato al presidente della

Camera Giovanni Gronchi un appello, nel quale plaudono a quanti si sono

interessati dell’appassionante questione e reclamano dal potere legislativo un

immediato energico intervento, che ricomponga nella giustizia, equità e pace,

questo preoccupante turbamento sociale. Fra le risposte giunte da ogni parte

d’Italia, favorevoli all’appello del sindaco La Pira…

Il vescovo di Oppido Mamertino, Maurizio Raspini, al sindaco La Pira

“Quanto lei denunzia per la Pignone, qui in agricoltura, è un tristissimo e

vergognoso status vivendi. Le leggi assicurano a pro dei coloni il minimo salario umano,

una casa che superi quella destinata alle bestie …. ma sono tutti sogni sommersi nel

Tirreno e nello Ionio, il padrone non si interessa … tocca al suo amministratore: gli

ispettori del Lavoro, i deputati, gli uomini responsabili non salgono quassù: qui sale solo

miseria e fame, malattie e avvilimento morale: il vescovo ricorre alla fiducia in Dio, al

valore sociale e spirituale della sofferenza: è il solo Giovanni che grida: “Vae vobis !”, ai

ricchi, ma nel deserto!….Carissimo La Pira: lei grida dal suo Comune, noi dalla nostre

Chiese. Preghiamo!”

Mons. Giuseppe Angrisani, il vescovo di Casale al sindaco La Pira:

«Benedico chi sa attuare i principi del Vangelo. Consento con tanto più entusiasmo al

suo modo di agire in quanto l’anno scorso qui a Casale 700 operai furono trattati dalla

stessa società con uguale egoismo freddo e crudele, né vi fu rimedio».

16 NOVEMBRE

La cronaca: E’ il giorno dell’assemblea straordinaria del Pignone in cui si

decide la messa in liquidazione dell’azienda. Il presidente Formigli lascia aperta

la soluzione a “eventuali nuove iniziative di terzi, la possibilità di non disperdere

un complesso industriale di primaria importanza”.

Lettera di Marinotti al prof. La Pira ( in risposta alla lettera dell’Ottaviario dei

morti):

Debbo dissentire, ed energicamente dissentire, è quanto Lei ritiene ed afferma, a

proposito della chiusura della Pignone, che la responsabilità di tale chiusura sia a carico

mio o della Snia. …mi permetto di dirLe con franchezza che il suo giudizio è per lo

meno affrettato e semplicistico …Rivelo dalla Sua lettera, egregio Professore, che Lei

attribuisce alla mia persona e alle forze della Snia un grande credito, maggiore di quello

che esse meritano

17 NOVEMBRE

La cronaca: A Roma l’assemblea generale del Pignone ha deciso di mettere l’Azienda in liquidazione su un complessivo di 2.000.000 di azioni erano rappresentate 1.690.000. Sono stati nominati liquidatori il prof. Agostoni, il comm. Anghilleri, l’ing. Fabbri e il colonnello Formigli (Presidente del Pignone).

Le preannunziate trattative non ci sono. I dirigenti, per questioni di principio, si

sono ritirati negli uffici di Firenze.

I lavoratori occupano la fabbrica fiorentina e lo stabilimento di Massa.

Si preannunzia la costituzione di un comitato di assistenza.

“Il ministro  Fanfani con due milioni inizia le sottoscrizioni”.

 Il sindaco La Pira al presidente della SADE ( Società adriatica di elettricità) :

Con l’animo in lutto per l’iniqua operazione il capitolo Pignone non è chiuso: si è aperto

appena ieri: è un capitolo che mostrerà svolgimenti imprevisti : e Marinotti avrà tempo di

pentirsi.

Nella fabbrica occupata, edizione straordinaria de  «La colata»  ( il giornale interno)

18 NOVEMBRE

 Lettera di Amintore Fanfani a La Pira

Caro La Pira,

desidero informarti, per quello che può servire dato l’evolversi della situazione,

che ieri l’altro Mattei mi ha comunicato di essere ancora disposto a fornire

commesse AGIP alla Pignone. Ieri poi il Sottosegretario Bovetti mi ha

comunicato che le Ferrovie dello Stato sarebbero in condizione di fornire subito

50 milioni di commesse per lavori, oltre s’intende la partecipazione della Officina

alle normali gare. Questi sono gli ultimi due risultati dell’interessamento che ho

continuato a spiegare. In aggiunta ai 3 milioni messi a disposizione del prefetto

di Firenze per i licenziati della Pignone, ieri ho disposto che oltre 300 mila lire

vengano mese a disposizione del prefetto di Massa Carrara per l’altro gruppo di

licenziati della Pignone in quella Provincia.

Saluti cordiali               Amintore Fanfani

 

Lettera di La Pira a tutti i vescovi d’Italia,

Eccellenza, io sento il dovere di non tacere: scrivo a lei e a tutti i vescovi

italiani: ho riservato anche nel cuore del S. Padre il mio grido e le mie pene:

non sono figlio della Chiesa? E l’amor vero dei figli non si dimostra proprio

così? Indicando, dalla trincea dalla quale si combatte i pericoli che sovrastano,

le carenze che esistono, gli interventi che esigono? Che fare? Ci vogliono

uomini di governo diversi, rinnovamenti strutturali immediati e vasti: il lavoro

e la casa debbono immediatamente, in qualche modo, essere a tutti garantiti.

Sogni? No … La Madonna ci aiuti … la validità naturale e cristiana di

un’esistenza -così per gli individui come per la collettività -è data da una sola

misura: potere rispondere alla grande e decisiva domanda – quando ebbi

fame, sete e freddo, mi hai sfamato, dissetato e riscaldato (S. Matteo XXV,

31 segg.).Sì o no: è lo spartiacque dei soli valori che hanno peso e che

portano decisioni nella storia degli uomini»

Giorgio La Pira

SABATO 21 NOVEMBRE

La cronaca: Gli operai, pur avendo ricevuto regolare lettera di licenziamento,

occupano lo stabilimento e predispongono turni di permanenza. Si parla di uno

sciopero in tutta la Toscana. La controparte richiede l’intervento della forza

pubblica per far sgomberare l’azienda.

 Lettera del mons. Giovan Battista Montini, pro-segretario di Stato, al sindaco Giorgio La Pira

Cresce l’afflizione e l’interesse del Santo Padre nel vedere riflessa in codesto penoso

stato di cose la condizione infelice e pericolosa di altre città e campagna che dal

turbamento economico sono sospinte a minacciose crisi morali e sociali …. augura che

sia i promotori delle imprese sia le pubbliche autorità … vorranno ancora di più

accrescere i loro sforzi per garantire alle medesime classi operaie quell’indispensabile

sicurezza di vita, che ne apra lo spirito alle serene visioni della convivenza cristiana

alla pace sociale e alle speranze soprannaturali. Urge intanto che i buoni concorrano a

dare testimonianza di fattiva solidarietà a favore dei fratelli che versano nel

disagio. Questo il Sommo Pontefice implora da Dio … Profitto della circostanza per

confermarmi con sensi di distinto ossequio, della Signoria Vostra

dev.mo G.B. Montini.

22 NOVEMBRE

 La cronaca: La vicenda della Pignone si è ancora aggravata in queste ultime

ventiquattro ore. Ieri mattina i liquidatori della società hanno presentato alla

Procura della Repubblica una denuncia in seguito all’occupazione dello

stabilimento da parte degli operai, denunzia a cui ha fatto seguito la richiesta

dell’intervento della forza pubblica per lo sgombero dell’azienda.

Ore 11,30

Gli operai si sono riuniti per ascoltare la messa celebrata da don Bruno Borghi nel piazzale interno della Pignone. E’ presente il sindaco Giorgio La Pira. Dopo la messa

il sindaco ha visitato i dormitori, dove pernottano gli operai che presiedono lo stabilimento. Il sindaco si è quindi trattenuto con i membri della Commissione Interna, per esaminare i problemi più urgenti dell’assistenza agli operai e alle loro famiglie.

Contro di lui il quotidiano ufficiale dei cattolici italiani “L’avvenire d’Italia” pubblica un editoriale di Raimondo Manzini dal titolo significativo:« L’uomo e la legge».

A difenderlo, con una lettera al direttore, è monsignor D’Avack, vescovo di Camerino.

«…il cattolico può e deve tendere energicamente, instancabilmente, ad una sempre più piena attuazione della carità, del Vangelo, nella legislazione e nell’ordinamento civile, sociale, economico: anche con mezzi straordinari se la società si trova in momenti straordinari. Del resto le stesse imprese economiche non possono andar bene se non tengono conto di tutto questo – checché ne dicano le cosiddette leggi economiche- giacché anche le imprese economiche sono formate da capitali, sì, ma anche e soprattutto da uomini; e gli uomini non vanno bene se non secondo le leggi della carità, secondo il Vangelo».

 Un articolo tratto da “La Gazzetta del Mezzogiorno”:

«La Pira un retore calcolatore? La Pira demagogo? No! bisogna essere ciechi o in malafede per affermarlo. Lo capirono anche gli operai “Rossissimi” della Pignone … Quando giunse, qualcuno degli ‘ agit-prop’ incominciò a gridare : “Non vogliamo preti qui … Fuori il sindaco”. Ma furono fatti tacere e messi fuori dagli stessi ‘ rossissimi’ operai fiorentini della Pignone, i quali pur eccitai com’erano avevano sentito la genuina ragione, l’indomabile forza che aveva spinto La Pira fra loro. Quando don Borghi celebrò l’Ufficio Divino nel cortile interno dello stabilimento gli operai si scoprirono tutti. La Pira con la sua Messa d’amore ha impedito forse la messa ‘rossa’ d’odio che altri auspicavano. La fede cristiana di La Pira ha vinto la fede ‘rossa’.

23 NOVEMBRE

 Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro La Pira,

desidero avvertirti che sabato sera mi sono incontrato con Ferrari Aggradi per studiare il problema dell’eventuale società di gestione o di qualcosa di meglio per la Pignone. Ti do questa notizia, per incoraggiarti a svolgere un’azione temperatrice, affinché non nascano incidenti di nessuna sorta, che finirebbero per intralciare il tentativo di risoluzione in corso. Mi raccomando a te, e soprattutto ti prego di fare opera distensiva.

Saluti affettuosi                                             Amintore Fanfani

La lettera di Giorgio La Pira a Giovanni Gronchi

On. Gronchi,

La soluzione legislativa è urgente: espropriazione a favore del Comune di Firenze. ….Prima che le cose si complichino è urgente intervenire in via legislativa. La battaglia è ormai chiara ed è piena: il problema prima di essere economico è egoisticamente politico ed ideale: si tratta di accettare o di respingere una impostazione della nostra vita collettiva attuale: noi la respingiamo in pieno. E tu pure. Grazie.

Nello stesso giorno La Pira telegrafa ai ministri responsabili e agli onorevoli Gronchi, Merzagora, Moro e Ceschi:

 Voci non infondate preannunziano prossimi massicci licenziamenti presso due rimanenti grandi industrie fiorentine stop questo fatto che habet già messo in doloroso allarme maestranze et città do notizia membri governo et gruppi parlamentari affinché siano presi immediati provvedimenti stop ricordo che Firenze reagirà in odio estremo per difendere lavoro suoi figli stop invito tutti responsabili vita politica nostro paese meditare sopra incalcolabili conseguenze che deriverebbero da ulteriore inasprimento già gravemente inasprita situazione fiorentina

24 NOVEMBRE

 La cronaca : Il sindaco La Pira scrive a tutti i capigruppo del Parlamento italiano; invia un telegramma ad Amintore Fanfani

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro La Pira,

Ho ricevuto il tuo telegramma. Ieri sera ho parlato con Vanoni, e stamani con Mattei e Ferrari – Aggradi nel tentativo di trovare una soluzione alla Pignone.

Stamane inoltre mi sono incontrato col Prefetto di Firenze. Come vedi buona parte del mio tempo è dedicata alla cosa che in questo momento ti sta più a cuore.

Francamente però ti debbo dire che stai mettendomi in una situazione insostenibile. Atti, scritti, parole del Sindaco di un Comune italiano mettono il Ministro dell’Interno nella necessità di esaminare, valutare, giudicare, decidere.

Non so se io posso chiedere non dico all’amico, ma al sindaco di una città come Firenze, di riflettere attentamente alle conseguenze delle sue azioni, conseguenze e ripercussioni sulle quali un Ministro dell’Interno, anche se amico, non può assolutamente passare sopra. Proprio mentre attendo, con preoccupazione particolare, a dare una risoluzione ad un problema che con varie intemperanze, anche virtuose, si è stranamente complicato, non so se l’amico chiede troppo all’amico pregandolo di sospendere ogni manifestazione verbale, o scritta, o d’altro genere capace di stimolare, o convalidare chicchessia, e per qualsiasi ragione per quanto buona, sulla via della illegalità, cioè sulla via nella quale dovrà pure intervenire il Ministero dell’Interno per doloroso che possa apparire al suo animo questo intervento.

Se tu credi utile un colloquio su questo argomento vieni a Roma. E porta con te quelli che ti sono più vicini e che concorrono o possono concorrere con te a prendere decisioni in situazioni difficili.

Saluti affettuosi

Amintore Fanfani

La cronaca : La DC pensa di portare avanti la proposta del giornale fiorentino “Il mattino dell’Italia centrale”: arrivare all’espropriazione della Pignone sulla base dell’articolo ’48 della Costituzione” ( in realtà si tratta dell’art. 43). Il presidente della SNIA suggerisce al sindaco La Pira di municipalizzare il Pignone (già in precedenza La Pira aveva preparato un’ordinanza con intenzioni di esproprio, ma mai emessa).

Risposta del senatore Stanislao Ceschi, capo del gruppo senatoriale DC a Giorgio la Pira:

Noi cattolici crediamo proprio che i grandi problemi che assillano il popolo italiano possano venire risolti finché il senso di solidarietà che dovrebbe costituire la base concreta di una società umana fondata sulla libertà e sulla giustizia sia lasciato determinare dall’individuo singolo invece che da una precisa legislazione? Ed è pensabile che la funzione sociale della proprietà dei mezzi di produzione divenga direttamente ed efficacemente operante se non interviene la legge a determinare in modo concreto entro quali limiti il diritto privato di proprietà debba esercitarsi ?

Il capitalismo e il comunismo sono fondati su precise concezioni della proprietà dei mezzi di produzione. Lo Stato democratico e cristiano per iniziare la sua vera realizzazione deve partire da una sua concezione altrettanto precisa, cioè strutturale in termini giuridici, di quella proprietà.

25 NOVEMBRE

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro La Pira,

mi giunge oggi la tua del 19 mandata a tutti i deputati, con allegata la tua lettera al Presidente dei gruppi parlamentari e copia della tua lettera dell’11 nov. a Marinotti.

Questa trovata di mandare la lettera di Marinotti a tutti i deputati, consentimi di dire che non è molto felice, soprattutto se si considera a quali speculazioni può prestarsi in momenti difficili.

Stamani ho ricevuto la lettera che ti ha scritto Costa, e gli ho risposto invitandolo ad aiutarmi nel tentativo di trovare una soluzione.

Al pomeriggio ho parlato ancora con Vanoni, poi con Mattei, poi con Ferrari Aggradi.

La soluzione che ieri si affacciava, oggi sfuma; però se ne presenta un’altra che potrebbe essere migliore. Ho una grossa da superare e qui per aiutarmi devi smettere di scrivere lettere ai mortali e devi invece intensificare la spedizione urgente di espressi al Padre Celeste.

Credimi che si sta facendo l’impossibile, ma evidentemente occorre un particolare aiuto e tu devi ottenerlo

Moltiplicando la tua invocazione e la tua fiducia nel cielo, e riducendo quella sugli uomini della terra. Mi nasce il dubbio che dal Cielo si faccia un poco i sordi visto che ti rivolgi con troppo frequenza agli uomini che col Cielo da molto tempo non hanno diretta corrispondenza.

Ti prego di venire qui di rinforzo e nel frattempo di raccomandare a tutti visioni concrete e non piani strategici e irrealizzabili.

Saluti affettuosi                      Amintore Fanfani

 

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Caro Amintore,

non so cosa rispondere: vorrei solo dirti: stai tranquillo. Il Signore ci aiuterà poiché come tu sai si tratta di cose né esagerate né inopportune: si tratta di cose giuste.

L’unica attenzione che ti chiedo è questa: lasciare che il tempo non sia affrettato: tu stesso, al Ministero del Lavoro usavi questo strumento misterioso e salutare del tempo.

Il tempo è un dono di grande valore: fa maturare le cose e dona loro proporzione e valore (o non valore).

Perché tu possa orientarti sullo stato d’animo dell’episcopato italiano ti mando copia di due lettere appartenenti a due vescovadi estremi (Casale in Piemonte e Oppido Mamertina in Calabria): sono ricche di interesse e danno fondamento e riflessioni sostanziose. ( vedi lettere indicate nelle pagine precedenti)

Caro Amintore io faccio appello oltre che -e più che- alla tua amicizia al tuo senso di giustizia, oggettiva: il ministro degli Interni deve valutare tutte le circostanze, le situazioni, i luoghi, le dimensioni..: ora tutto questo complesso di valutazioni conduce a quella “concessione di tempo” che è la cosa che noi cerchiamo.

Grazie! Il Signore ci aiuterà certamente, come fino ad ora ci ha quasi miracolosamente aiutato: e vedremo di poter ricantare la dolce e ferma profezia: deposuit potentes de sede et esultavit humiles ( dal Magnificat).

Con affetto                                                        La Pira

26 NOVEMBRE

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro Giorgio,

ricevo la tua in cui parli serenamente di guadagnare tempo.

Posso essere d’accordo, ad una condizione, che nell’attesa tu non ti mescoli più pubblicamente con le manifestazioni dei licenziati …

Ieri l’altro vidi il Prefetto di Firenze e gli detti le direttive per l’azione da svolgere nei confronti di altri industriali affinché ci aiutino ad assorbire, sia pure in misura limitata alcuni dei licenziati della Pignone, ma che in questo momento mi sembra utile non disperdere.

Nella giornata di ieri ho convocato Rubinacci e i sindacalisti nostri per persuaderli della necessità di intentare un’azione diretta allo scopo di ottenere che i liquidatori della Pignone addivengano rapidamente alla decisione di cominciare il lavoro con la massima quantità possibile di operai. La differenza tra questo numero e quello dei licenziati potrebbe essere avviata a corsi, con integrazioni opportune, in attesa della costituzione di una nuova gestrice delle Officine Pignone. …

Ieri vidi ugualmente Mattei, e stamani c’è stato un incontro tra Mattei, Mattarella e Ferrari Aggradi….Qualche buon barlume si vede..

Come vedi la testimonianza dell’accanita ricerca di una soluzione non ti manca.

Ma da te attendiamo l’altra di una riservata attesa, almeno per quanto riguarda le pubbliche manifestazioni.

Hai dato sinora l’esempio del sindaco che sa interessarsi nel rispetto delle leggi vigenti.

E’ una cosa importante che ti chiedo: è una cosa che naturalmente t’impedirà, ad esempio, domenica prossima di tornare in mezzo agli operai del Pignone, sia pure per la Messa.

Per ultimo… non devi impostare soluzioni irraggiungibili. Ove tu persegua questo, non ne uscirai bene, e non riuscendone bene tu pregiudichi il futuro cristiano dell’Ammini-strazione di Firenze…

Concludo richiamandoti ancora una volta a un detto di Vico che tu spesso ripeti: “le cose fuori del loro ordine naturale, né vi durano né vi stanno”.

Ti abbraccio con affetto, superiore alle preoccupazioni e ai dolori che in questi giorni mi hai procurato.

Tuo Amintore

 

Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Caro Amintore,

per la tua tranquillità devo dirti che anche la Magistratura è perplessa, data l’assoluta novità e tipicità della fattispecie.

a-licenziamenti non fatti secondo la norma interconfederale quindi giuridicamente non esistenti(nulli)

b- chiusura di azienda configurabile come serrata.

Fino a quando la stessa autorità giudiziaria non emette il suo “ordine” tutti possiamo stare tranquilli e tu non potresti essere tutelato più di così ….

Se la tua telefonata delle ore 15 con la quale ordinavi la temporanea sospensione dell’invio delle lettere di licenziamento fosse stata ascoltata, se l’autorità fosse rispettata, non avremmo in Italia questa crisi.

Il Signore ci aiuti e nonostante i nostri errori ci assista.

La Pira

27 NOVEMBRE

 La cronaca: Gli onorevoli Cappugi e Angelini hanno presentato ieri un disegno di legge per l’esproprio delle industrie non utilizzate o scarsamente attive.

L’iniziativa ha preso spunto dalla situazione venutasi a determinare negli stabilimenti della Pignone di Masse e Firenze, liquidati dalla proprietà. Il disegno di legge è accompagnato da una relazione che sottolinea gli obiettivi che il provvedimento vuole raggiungere. I deputati proponenti partono dalla premessa che la prima delle esigenze sociali è quella solennemente prevista dalla Costituzione.

 

 Lettera di Giorgio La Pira ad Amintore Fanfani

Caro Amintore,

In questo nostro paese, dopo 10 anni di “regno politico” all’insegna D.C. siamo al punto di dover tenere (almeno per me) le stesse iniquità che si temevano al tempo del fascismo. Fra i potenti e i deboli la scelta è pei pochissimi industriali(una ventina) ed i milioni di lavoratori, la scelta è pei pochissimi industriali; venti uomini ricchi, forse corrotti; comunque corruttori ( perché hanno in mano la stampa e se ne servono pei fini di più manifesta ingiustizia), comandano al governo, al parlamento, al paese; e riescono fino al punto da incrinare, un’amicizia da Dio stesso misteriosamente saldata. Potenza davvero demoniaca!..c’è un momento della vita in cui gridare è il solo dovere. La mia vocazione è una sola, strutturale, non rinunziabile, non modificabile, che non può essere tradita: essere testimone di Cristo, per povero ed infedele che io sia! E che perciò mi possono arrestare: ma non tradirò mai i poveri, gli indifesi, gli oppressi..fraternamente ti dico: mandatemi via; è meglio per tutti:ormai la mia situazione è ufficialmente spezzata, senza recupero; mi sento libero, senza freni della prudenza politica: in queste condizioni è meglio per tutti che avvenga una chiarificazione ed una liberazione!Amintore caro, mi sono spiegato? Tu come Ministro dell’Interno non i incuti nessuna paura, e non mi susciti neanche (perdona) speciale rispetto. Ai miei occhi “l’autorità” appare solo come tutrice dell’oppresso contro il potente …

Ogni tanto tu ricordi di essere ministro degli interni: ma allora, proprio allora, io mi sento staccato, riprendo la mia libertà. Ed è tale la mia “permanente franchigia” di uomo che non ha ai chiesto di essere dove è, che mi sento libero, “anarchico”, a Dio solo soggetto!

Sindaco? Neanche per idea! Prefetti, ministri ecc.? Non contano nulla se la loro posizione  è in contrasto con gli ideali per i quali soltanto possono spendere la mia energia e la mia interiorità!

Se ti voglio bene, e molto, se ti sono fedele, e molto, ciò è per una sola ragione: perché so che Dio ha posto nel tuo animo una intelligenza ed una volontà fatti per instaurare nel mondo un colloquio coi poveri.

 

Manifestazione alla Pignone

28 NOVEMBRE

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro Giorgio,

Ho trovato ieri pomeriggio a casa la tua lettera, e non ho fatto subito a tempo a risponderti, anche perché gran parte del pomeriggio è stato dedicato a tentativi ulteriori di affrontare il problema della Pignone. All’uopo mi sono incontrato con Ferrari-Aggradi e anche con i rappresentanti della SNIA (Dessì).So anzi che quest’ultimo si è incontrato anche con Del Bo. E ieri sera Del Bo mi ha telefonato. Ha in programma di invitare per lunedì o martedì i rappresentanti qualificati della Cisl per prospettare le nuove possibilità.

In via del tutto riservata, e quindi solo per tuo orientamento … ti dico che attualmente si fa un tentativo nel senso sopra descritto:

  • tutti gli operai lasciano la fabbrica occupata
  • i liquidatori la riordinano rapidamente e entro pochissimi giorni riprendono il lavoro con 450 operai
  • tutti gli operai prendono la liquidazione
  • la differenza tra i 450 che riprendono il lavoro e il totale dei liquidati viene inviata a corsi e cantieri organizzati dal Ministro del Lavoro
  • nel frattempo si porta il più rapidamente possibile a compimento la costituzione di una società di esercizio, costituita con nuovi elementi e nuovi capitali; questa società si accinge ad aumentare i 450 operai fino ad un migliaio tra operai ed impiegati, salvo miglioramenti ulteriori ove il riordinamento sia efficace e le commesse siano abbondanti.
  • Questi i termini che si prospettano ora e mi sembrano buoni, tenendo conto di un eventuale intervento, che tu conosci, per impiegare razionalmente gli eventuali non impiegabili nella nuova ditta. ..

Credo che tu non abbia avuto modo di vedere tutto quello che ti dedica la stampa seria ed umoristica ma certo questa settimana sei l’uomo più “pupazzettato” di tutta la stampa italiana. E la vignetta più bella è stata quella del “Candido” che riproduce una scimmia la quale manda una lettera al leone invitandolo a diventare vegetariano (evidente allusione alla tua lettera all’Ecc. Malenkof). Stai di buon animo e medita cose nuove, belle e costruttive per la tua Firenze.

Amintore Fanfani

2 DICEMBRE 

La cronaca: assemblea della Confindustria. Critica del presidente Costa nei confronti del governo in relazione alla questione Pignone.

Lettera di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira.

… Gran tirata di Costa al nostro indirizzo … oggi è partito per Firenze l’on. Sabatini , con l’intento di spianare le vie per l’accordo definitivo. Sulle ultime proposte …si è fatto qualche ulteriore progresso, nel senso che Dessì non richiederebbe la formale accettazione del licenziamento da parte di ciascun licenziato. Pare che da parte dei licenziati di Massa Carrara nasca all’ultimo momento un nuovo ostacolo,in quanto chiederebbero di non accettare nessun accordo … mi auguro che i fiorentini siano più comprensivi di quanto furono un mese fa, e ricordando il troppo tempo perduto, inizino e concludano rapidamente la trattativa proposta.

Amintore Fanfani

3 DICEMBRE

La cronaca: gli operai della Pignone non intendono accettare le proposte fatte. La vertenza torna in alto mare

Lettera di Giorgio La Pira all’on. Giovanni Pella,

Caro Pella,

Tu ti interessi troppo per far ‘sgomberare’ il Pignone: sarebbe stato meglio che tu ti fossi realmente interessato per impedire l’atto iniquo, sovversivo, illegale, anticristiano che la ‘proprietà’ ha compiuto licenziando tutti e chiudendo un’azienda in ottimo stato. Non ti preoccupare di problemi che non sono di tua competenza, tu sai che la Magistratura  è indipendente e che vige in Italia, a termine di costituzione, la divisione de poteri. Quindi: non disturbare più nessuno a sollecitare le forze di polizia a compiere atti anticostituzionali. Queste notizie non hanno per fonte Fanfani: questa disgraziata vicenda ha avuto anche la potenza di incrinare la mia amicizia con Fanfani: al quale come a te, ho fermamente resistito forte della legge e, più forte, della morale.

 

4 DICEMBRE

 La cronaca: La vertenza torna in alto mare.

5 DICEMBRE 1953         

La cronaca: Fanfani ribadisce la posizione del governo in relazione alla Pignone. Ogni intervento è condizionato al responso della magistratura.

Risposta telegrafica di Giorgio la La Pira :

Città intera est grata per sua serena et giusta risposta parlamentare stop attendiamo fiduciosi sereno responso magistratura competente già investita valutare et decidere sopra nota vertenza stop siamo sicuri che verrà auspicata equa soluzione stop

Ottava dell’Immacolata 1953. Alba dell’anno di Maria, anno di grazia e di speranza

Lettera di La Pira a Rusconi

Pericolosa rivolta dei cattolici fiorentini: non è la prima volta che i cattolici fiorentini sentono suonare questo allarme su tutto il territorio nazionale: è la seconda: perché la prima volta fu quando essi dissero pubblicamente- ricorda Principî- no’ a Mussolini che aveva firmato ‘l’editto’ contro gli ebrei: anche allora gli uomini ‘timorati’ tutori dell’ordine costituito ( cioè del disordine morale e giuridico) si stracciarono le vesti e gridarono allo scandalo: possibile? Dei cattolici praticanti, figli della Chiesa, pietre vive- per la grazia di Dio- del Corpo mistico di Cristo rivoltati contro la legge? Ma come? Non è detto: obbedite ai superiori vostri, anche se discoli? ‘L’ordine costituito’ non è per i cattolici la barriera morale e giuridica che non può essere mai- senza colpa- impunemente infranta? Tutti questi tutori dell’ordine costituito e della legge non ricordavano allora e non ricordano ora che i figli dell’Evangelo e della Chiesa sanno altre cose ed hanno altre regole che essi ignorano!

10 DICEMBRE

Lettera del vescovo di Terni e Narni al sindaco La Pira

Egregio e carissimo professore,

«Ho letto e riletto la lettera inviatami e la copia di quella da lei inviata al Marinotti…Le sue ragioni sono santissime, ella fa appello a un cristianesimo ad alta tensione,vsentito e vissuto nella sua interezza, un cristianesimo raro. Dove trovarlo? Non sempre si trova, neppure dove più necessariamente dovrebbe essere. Ci fosse qui! Il mondo cristiano che ci circonda non sarebbe così poco cristiano …

Io vivo da anni la tragedia della mia gente: licenziamenti, licenziamenti, e poi ancora licenziamenti, gli ultimi duemila sono del 16 ottobre scorso e io a correre, a battere, tutte le porte, a incontrare ogni sorta di persone altolocate, a chiedere, a supplicare, a ricevere promesse vaghe, parole, risposte anche talora poco sensate e niente affatto cristiane.»

Lettera di Padre Gemelli a Giorgio La Pira

 Caro La Pira,

ieri all’inaugurazione dell’anno accademico della nostra Università, ho fatto eccezione

scegliendo fra i molti telegrammi, il tuo, che ho letto dopo quello del Santo Padre e di Segni: è stato coronato da un grande applauso. Ti dico questo, non perché tu abbia bisogno di queste cose. Bensì perché è stata una testimonianza di affetto a te da parte degli studenti, che è molto significativa, in quanto dimostra che i giovani hanno compreso bene anche la tua recente azione nella questione della Pignone. Ti benedico e ti saluto con affetto.

Padre Agostino Gemelli

11 DICEMBRE

La cronaca: dal Perù vengono inviati 200 dollari al sindaco La Pira per l’assistenza agli operai licenziati. Attestati di solidarietà da ogni parte del mondo.

20 DICEMBRE 

 La cronaca: Convegno bolognese « Dalla Ducati alla Pignone: solidarietà cristiana». Sono presenti oltre il sindaco La Pira, il Cardinal Lercaro ed il sindaco comunista Dozza.

 Discorso di La Pira :

«La Pignone non vale come episodio in sé, è un fenomeno che si può riprodurre.

E allora bisogna fare come una mamma che ha fatto un vestitino nuovo a un bambino di tre anni; e il bambino cresce, e ogni anno bisogna cambiargli vestito … Anche noi quando eravamo deputati alla Costituente avevano fatto un ‘modello’ per impedire che fatti come quelli della Ducati e della Pignone si avverassero. Ma abbiamo fatto solo il modello: non s’è fatto ancora il vestito, e il vestito che abbiamo va in pezzi, è tutto toppe ( come quelle che ho cercato di mettere io per risolvere la situazione della Pignone a Firenze) ed è un vestito che va cambiato.

Se il lavoro è il fondamento di una società cristiana, la disoccupazione è anticristiana, e si trasforma in schiavitù quando impedisce il libero sviluppo della personalità dei singoli.

Ebbene, ai deputati di oggi, noi chiediamo di fare presto questo vestito, per fare presto queste leggi, per impedire che un operaio- dopo 15, dopo 20 anni di lavoro nella stessa officina, dove ha lasciato una parte dei suoi affetti profondi senta l’umiliazione di essere privato oltre che del sostentamento della sua famiglia, di quegli stessi fatti sentimentali che sono la sua stessa personalità di uomo libero».

20 DICEMBRE

La cronaca : Anche in altri paesi si parla e si prega per la Pignone.

  Lettera della Madre del Convento delle Carmelitane di Besancon ( in Francia) al proprio Superiore.

« Ci viene riferito, signor superiore, che in questi ultimi giorni voi avete difficoltà a Firenze a causa di un’officina che è stata chiusa. Per questo noi abbiamo raccomandato la vostra intenzione alle preghiere della comunità. Vogliamo sperare che queste difficoltà vengano appianate.»

Madre del Convento delle Carmelitane di Besancon

21 DICEMBRE

 La cronaca : Telegramma di De Gasperi a Giorgio La Pira: « con riferimento tua lettera comunico che stiamo operando efficacemente per una soluzione costruttiva »

 22 DICEMBRE

 La Pira al direttore de “Il Resto del Carlino”.

“Sono abituato dal tempo del fascismo- quando difesi gli ebrei- a questa offensiva di ingiurie da parte dei giornali indipendenti. Sapesse che gioia nell’anima: “Exultate et gaudete, quotiam merces vestra copiosa est in coelis!”

 

Manifestazioni di operai e dirigenti sindacali della Pignone.

25 DICEMBRE

La cronaca: La magistratura fiorentina ha deciso di archiviare definitivamente la denuncia contro i lavoratori rimasti negli stabilimenti di Rifredi e di Massa.

Gli operai trascorrono il Natale nella fabbrica occupata.

Auguri di Natale da parte degli operai della Pignone.

La cronaca : nel messaggio natalizio Pio XII faceva accenno ai “quasi banditori carismatici”. Alcuni interpretarono la frase come una sconfessione del sindaco La Pira; altri videro un richiamo ad una politica anticomunista.

La risposta del sindaco La Pira

Come posso stare a capo di una città ove viene abbattuto – si tentò almeno di abbattere- l’intero sistema industriale (le 3 fondamentali industrie cittadine)?

La marea dei licenziati e delle rispettive famiglie viene da me, a Palazzo Vecchio; da me Sindaco di parte governativa; sindaco democristiano, credono; mi viene da me e mi chiede lavoro e assistenza! Ed io che potrei fare? Cosa dire? «Congiuntura economica»? Beatissimo Padre, quanto dolorosa menzogna sotto queste parole raffinate! «Ridimensionamento»! Io che conosco le reali possibilità di lavoro delle aziende: che conosco il tessuto di immoralità e di nequizia che si nasconde spesso sotto queste parole che sembrano così pudiche: sepolcri imbiancati! … Io non posso avallare, mai, l’iniquità: non conosco la tecnica del «complesso politico e diplomatico»: ho parlato chiaro ai fascisti; ho parlato chiaro, anzi più chiaro ancora,ai comunisti; parlo chiaro anche ai proprietari che non sono consapevoli delle gravi responsabilità connesse coi talenti che Dio loro affida. Non posso assistere impotente alle ingiustizie che si commettono sotto l’apparenza della legge.

 27 DICEMBRE

Lettere di Amintore Fanfani a Giorgio La Pira

Caro La Pira,

ti ringrazio delle telefonate della vigilia di Natale e del telegramma natalizio, nonché dell’ambasciata che ieri mi hai fatto fare da Pippo (Dossetti).

Credo opportuno riassumere in questo momento la situazione nel seguente modo … il Consiglio dei ministri ha approvato il 24 mattina un disegno di legge per regolare la congiunta attività delle Ferrovie dello stato e dell’Agip per lo sfruttamento dei soffioni di Larderello. Infine l’Agip ha costituito insieme al gruppo proprietario originario della Pignone una nuova società per l’esercizio e lo sviluppo della Pignone stessa. In questa società si propone di dare occupazione immediata, a diverso titolo, ad oltre 900 operai.

L’Agip per suo conto si propone di occupare gran parte delle maestranze di Massa Carrara (dove lo stabilimento si chiude) in varie località d’Italia ove l’Agip ha bisogno di mano d’opera.

A questo punto io mi domando quello che spetta da fare al Sindaco di Firenze, che, dicono alcuni giornali, si è vantato a Bologna di aver sollecitato l’occupazione della Pignone ? E la risposta è semplice: consigliare con autorevolezza e quindi con successo gli operai stessi, in presenza della nuova situazione giuridica, economica e politica a sgomberare le officine del Pignone. Questa operazione deve essere compiuta al più presto,anche perché urge ricominciare l’attività metodica e regolare delle predette officine. Per facilitare una simile azione stamane mando un telegramma al Ministro del Lavoro chiedendo per lunedì la convocazione delle parti.

Amintore Fanfani

Caro La Pira,

ti ringrazio delle telefonate della vigilia di Natale e del telegramma natalizia, nonché dell’ambasciata che ieri mi hai fatto fare da Pippo (Giuseppe Dossetti).

                                                                     Amintore Fanfani

 29 DICEMBRE 1953

 La cronaca: Il Pignone sarà rilevato da una nuova società di gestione costituita dall’ENI, attraverso l’AGIP, con una partecipazione azionaria del 60%, e dalla Snia Viscosa, che manterrà una partecipazione di minoranza del 40 %.

Con un organico (ex-novo) di 900 unità(500 subito assunte,400 in epoca immediatamente successiva); anche lo stabilimento di Massa rimane aperto con una trentina di unità.

 2 GENNAIO 1954

 La cronaca : Parlamentari, sindacalisti e capigruppo consiliari vengono convocati dal sindaco per esaminare la situazione della Pignone.

4 GENNAIO 1954

La cronaca: nel pomeriggio le maestranze fiorentine del Pignone deliberano di abbandonare la fabbrica. Da “La colata”( redazione della fabbrica occupata) si legge : « per consegnare l’azienda alla nuova Società…. Al termine dell’assemblea raccogliemmo le nostre poche cose, mettemmo tutte insieme le brande che erano state il nostro letto per due mesi e ci apprestammo ad uscire».

5 GENNAIO 1954

Lettera del sindaco La Pira al direttore del  “ Corriere Mercantile ” :

E’ dal tempo delle ingiurie fasciste che sono abituato a leggere e sentire nei miei riguardi cose simili a quelle che ha scritto nel Suo giornale. Pazienza: del resto l’insulto è , in qualche modo, essenziale pel cristiano. Le auguro di cuore buon Anno.

La Pira

 13 GENNAIO  1954
ore 22.E’ firmato l’accordo.

Il sindaco La Pira con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e della commissione interna.

 14 GENNAIO

Caro Amintore..

 Fanfani, Dossetti, La Pira: un’amicizia? No, una misteriosa alleanza che ha Dio solo per autore e per fine (e per garante): nucleo che non si tocca senza provocare “movimenti sismici” Non è questa la sostanza di questi miei anni di vita politica italiana?

La Pira

27 GENNAIO

La cronaca: Alla Pignone si è ripreso il lavoro.

1 FEBBRAIO

La cronaca: riapre anche lo stabilimento di Massa.

APRILE 1954

 La Pira (manda gli auguri di Pasqua a tutti gli industriali e artigiani della città invitandoli ad associarsi in una dichiarazione di guerra alla disoccupazione e alla miseria )

scrive una lettera al presidente dell’Associazione industriali di Firenze, conte De Micheli:

“Per una città che ha 1200 aziende (grandi, medie e piccole) e oltre 3000 botteghe artigiane uno sforzo generoso di solidarietà atto ad assorbire diecimila unità disoccupate non è poi impossibile … Sforzarsi per l’assunzione di qualche disoccupato: rifletterci sopra, aprire altre vie al lavoro, credere nella benedizione efficace di Dio che moltiplica

La capacità di azione degli uomini di buona volontà: ecco cosa bisogna fare!”

23 APRILE

La cronaca: Costa, presidente della Confindustria, accusa La Pira di aver turbato, con il suo telegramma al governo la sua serenità pasquale.

“ Le leggi che regolano l’economia, che pure sono leggi divine, non possono essere superate: il benessere del prossimo non lo si procura tenendo all’impiego personale improduttivo ma aumentando la produzione, e per fare questo ci vuole ordine e disciplina nell’azienda ….Lei caro sindaco di Firenze ha il dovere di tutelare gli interessi della sua città: ma non il diritto di dimenticare che quando lei con le sue insistenze e le sue prese di posizione ottiene maggiori fondi per i suoi cantieri di lavoro o l’intervento di capitali di aziende pubbliche per industrie della sua città, tutto quello che lei ottiene è sottratto ad altri: se operai della Pignone potranno trovare lavoro producendo bombole per l’Agip, non è che si faranno più bombole, ma altri operai di altre industrie sanno già che perderanno il proprio lavoro”.

30 APRILE

Lettera di Giorgio La Pira a Angelo Costa, presidente nazionale di Confindustria

 Mi scusi: crede lei forse che il Vangelo sia un libro solo devozionale? No: è il libro della vita di tutti i giorni: elementare, lucido, alla portata di tutti; per tutti i casi e tutte le situazioni dell’uomo. Ed è evidente: perché esso rivela la legge unica che deve orientare la totalità dell’azione umana: haec est lex! . Non vi sono due ordini “separati” ( l’afferma-zione di questa separazione costituisce le tesi fondamentali della teologia luterana e calvinista: in essa si radica, come Lei sa, l’intero sistema dell’economia capitalista: citare Sombart, Fanfani? Non è necessario, credo) – il naturale ed il soprannaturale : no: ma due ordini distinti: l’uno, quello di natura, sotto l’azione riparatrice e perfezionatrice dell’altro, quello della grazia!…Lei lo sa, tutto si ricapitola in Cristo: anche l’economia! Anzi, tanto più l’economia che è inserita – attraverso  la domanda del pane quotidiano –  nell’intimità stessa della paternità divina!

La Pira

12  AGOSTO  1954

 Lettera di Enrico Mattei a Giorgio La Pira

 Caro Giorgio,

“Il Nuovo Pignone ha integralmente soddisfatto gli impegni assunti in sede ministeriale e non solo ha già riassorbito i cinquecento elementi del corso di riqualificazione ma ha provveduto, altresì, ad assumere altri cento lavoratori fra gli ex dipendenti, per i quali non esisteva alcun impegno”

Enrico Mattei

La cronaca : la Pignone fu “ il più deciso intervento in materia di lotta ai licenziamenti che mai sindaco d’Italia abbia compiuto ”( Gianni Baget Bozzo); “ il primo macroscopico esempio di cambiamento strutturale, significativo e duraturo, nei rapporti tra iniziativa privata e industria pubblica” (Francesca Taddei)

Enrico Mattei a Giorgio La Pira: “Io sono il braccio e tu la mente”

 9 MARZO 1957-   Firenze, Palazzo Vecchio, “Sala dei Cinquecento”

Signor sindaco (Giorgio La Pira),

la cerimonia che abbiamo compiuto stamane al Nuovo Pignone trova la sua conclusione solenne in questa sala civica nella quale si perpetuano idealmente i ricordi della storia di Firenze.

Sono passati soltanto tre anni dal giorno in cui il suo cuore generoso, signor sindaco, era messo in tumulto dalla notizia minacciosa che il Pignone stava per chiudersi.

Noi non rimanemmo insensibili all’appello angoscioso da lei rivolto al governo in nome delle millesettecento famiglie che potevano perdere da un momento all’altro, la fonte del loro reddito. Né mancammo di comprendere che un evento grave come quello che minacciava questa città prodigiosa, poteva avere un effetto contagioso su altre aziende industriali in situazione difficile, funzionanti soprattutto per motivi di prestigio e appoggiati su dubbie speranze … devo dichiarare la mia fede, tante volte concretamente, duramente, tenacemente dimostrata, circa la necessità che in certi rami produttivi e in talune circostanze cruciali la gestione pubblica delle imprese debba sostituirsi a quella privata …

Ci sono … le situazioni di emergenza, quelle in cui un baratro si apre dinanzi alle città e alle famiglie, e tutto può precipitare se manca un intervento immediato, decisivo e se una mano forte e ferma non afferra la barra del timone.

E’ il caso della Pignone, che nell’ottobre 1953 stava per chiudere i cancelli ai suoi millesettecento lavoratori. Venne l’occupazione della fabbrica da parte delle maestranze che, se poteva urtare la sensibilità giuridica, valse però a suscitare un’ondata di emozione nell’intero Paese: ed essa, animata dalla sua fede, signor sindaco, determinò l’ansioso interesse del governo e quell’intervento dell’Ente Nazionale Idrocarburi che oggi ci ha fatto convenire qui.

Noi abbiamo fatto nostro da tempo, signor sindaco, il pensiero che esprimeva il Santo Padre ( Pio XII) alla XXIX settimana sociale dei cattolici italiani.

Crediamo, cioè, con quell’angusta autorità, che senza il rispetto della legge morale non vi è sana economia, e che, invece, le esigenze etiche

conducono al superamento di quella economia capitalistica fondata su principi liberisti, la quale pone nel massimo profitto dell’imprenditore il fine pressoché esclusivo della produzione, il che è in netto contrasto con la dignità della persona.

Trova una profonda convinzione in noi l’affermazione del Santo Padre secondo la quale il raggiungimento di alte finalità sociali “non può venire affidato unicamente all’iniziativa privata e tanto meno, come vorrebbero molti, al libero gioco delle forze economiche”. Crediamo, infine, sempre secondo l’augusta parola, che

gli sforzi per dar vita ad una economia a servizio dell’uomo verrebbero in gran parte frustati, se non si arrivasse a un’atmosfera di leale e fattiva collaborazione fra le classi sociali, specialmente nel mondo del lavoro.

Questi pensieri tratteggiano le linee programmatiche ideali dello Stato moderno, che sappia tenersi distante dalle alternative estreme del liberismo e della pianificazione integrale dell’attività economica, per contemperare, attraverso il principio della socialità, la prosperità dell’impresa e il benessere dei dipendenti…

Il salvataggio della Pignone poteva evitare pericolosi contagi nello slittamento di altre imprese … Fu merito suo, signor sindaco, l’esser riuscito, un anno più tardi, a dare una struttura solida ad un’altra azienda pericolante: la Fonderia delle Cure.

Enrico Mattei

La vicenda della fabbrica di Rifredi si concluse con l’assunzione dello stabilimento da parte dell’ENI di Enrico Mattei e nacque così “Il Nuovo Pignone” un’impresa che assumerà dimensioni internazionali, e fu un esempio di positiva gestione del sistema delle partecipazioni statali nell’economia mista italiana.

Le vicende raccontate attraverso la cronaca e le lettere riportate in ordine cronologico,  dimostrarono come l’azione del sindaco La Pira fosse stata una vera e propria eccezione in tutta la penisola: la disoccupazione sembrava inattaccabile da qualsiasi strumento di cura.

La Pira non propose a Mattei -scrive Fioretta Mazzei- un atto di carità, bensì un piano industriale vero e proprio; nel contesto dell’affare Pignone, prospettò un affare utile per l’Italia : “fra poco i popoli mussulmani diventeranno tutti indipendenti e saranno i padroni dei loro giacimenti di petrolio, non è meglio che restino nostri amici?”. Mattei diceva a La Pira: “Io sono il braccio e tu la mente; e progetteremo raffinerie a Casablanca, grossi interventi per l’Algeria, i fosfati per la Cina ”; si fidava pienamente di lui, gli telefonava anche di notte per fare nuovi piani.“Vieni con me a Roma in aereo, gli disse un giorno, almeno questa volta viaggio tranquillo, perché mi vogliono ammazzare”.Sia l’uno che l’altro ricevevano in quei giorni biglietti minatori firmati “OAS” con una testa di morto e ossa incrociate.

Per la Pira “Il mestiere” dell’operaio è un’alta forma di proprietà e lo Stato deve garantirla non meno della proprietà economica.

La Pira ha pirografato nel cuore l’accorato appello di Gesù : “tutto quello che avete fatto ai minimi dei fratelli l’avete fatto a me”. Perciò con la forza della sua logica radicale deduce: “Quando sarò giudicato non potrò dire: Signore! Non sono intervenuto per non turbare il libero gioco della forza di cui consta il sistema economico: per non violare la norma ortodossa della circolazione monetaria, ho lasciato nella fame alcuni milioni di persone. Fra l’altro, se adducessi questa scusa, io imputerei al Redentore una cosa grave: cioè che Egli mi abbia imposto un fine da perseguire, sapendo che non avrei trovato i mezzi per perseguirlo”.

ANNI ’60

 IL NUOVO PIGNONE POCHI ANNI DOPO LA SUA RINASCITA…

Già ai primi anni ’60, la percentuale delle esportazioni si attestò definitivamente, per

rimanere tale per sempre, intorno all’80 % del suo fatturato.

Una rinascita ottenuta grazie anche allo spirito di solidarietà fra tutti i lavoratori

“questi lavoratori – disse la Pira (nei giorni terribili della paura dei licenziamenti alla

fine del 1953)- sono come monaci aggrappati alle pietre del loro convento”.

Fin dai primi anni sessanta iniziò a vendere le sue macchine alle grandi società private del

petrolio comprese le famose sette sorelle e alle più importanti società di ingegneria oltre

che, al seguito dell’espansione dell’ENI, alle società petrolifere pubbliche di

tutto il mondo. .

“Io – affermava Enrico Mattei- sono per un’Italia prospera, con un reddito

complessivo più elevato e per abitante, meglio distribuito tra le classi sociali

e le regioni del paese; credo nella funzione dello Stato in tutte le forme

per raggiungere questi obiettivi; dare all’Italia fonti d’energia a buon mercato,

condizione fondamentale dello sviluppo economico e per procurare

direttamente alla fonte principale, qualsiasi forma d’energia pulita, senza

dover dipendere da intermediari che godono di posizioni di oligopolio

e che fanno pesare sui consumatori; credo nella pace internazionale

e nella necessità a tal fine di sempre più ampi rapporti economici fra

tutti gli Stati e nella necessità che tutti cooperino su un piano di

assoluta parità allo sviluppo dei paesi economicamente meno progrediti”.

ALLA META’ DEGLI ANNI ’70

La Pignone iniziava a dare licenze in tutto il mondo per i prodotti più

importanti come i compressori: agli indiani, ai giapponesi, ai cinesi…

Venivano battuti costruttori blasonati e storici come l’americana Dresser

che, prima dell’avvento della Pignone, aveva praticamente il monopolio

in  questo prodotto!

 Agli inizi degli anni ’80 dette la licenza dei suoi famosi

compressori centrifughi anche alla General Eletric, l’azienda dalla quale

sarebbe poi stata acquistata nel 1994.

Già alla metà degli anni settanta aveva esportato i suoi

prodotti in almeno 120 paesi nel mondo.

Altrettanto impressionanti sono anche il numero e la qualità dei primati

conquistati con continuità, già ad iniziare dai primi anni sessanta.

Si va dal raggiungimento delle massime pressioni dei gas, alle massime

potenze impiegate per azionare i compressori, all’uso di materiali speciali per

rendere queste macchine capaci di funzionare con la massima efficienza

anche per vent’anni di seguito, a soluzioni tecniche innovative capaci di

aumentare la produzione degli impianti risparmiando l’energia necessaria per

azionare le macchine.

Il 13 marzo 1980 “La Nazione” pubblica un articolo sulla Pignone in cui

vengono affrontati i seguenti temi: Riflessi cittadini del gemellaggio con

Nanchino-alla riscoperta di una fabbrica- la delegazione fiorentina si è riunita

ieri per una visita al nuovo Pignone-Per complessive macchine brevi tempi di

produzione-Quando il ricercatore è anche manager-temono il contagio dell’uomo i compressori per l’industria nucleare-tecnici stranieri studiano le apparecchiature.

L’articolo pone in evidenza il ruolo e l’importanza di questa fabbrica

che nella sola Firenze dà occupazione a 2.800 dipendenti e si ricorda come la Pignone, dopo la rinascita degli anni ’50 sia stata la prima azienda pubblica ad allacciare rapporti commerciali con la Cina.

ANNI  ’90 -LA  SVENDITA

Negli anni ’90  lobby internazionali decisero di impossessarsi di alcune

aziende pubbliche italiane che, fornendo semilavorati, energia e servizi a

basso costo alle aziende private, avevano permesso al sistema Italia di

competere con la concorrenza straniera.

Si dette ad intendere -con una capillare campagna di discredito dei manager

pubblici  e di tutte le aziende a partecipazione statale- che lo Stato, vendendo

ai privati le aziende pubbliche, avrebbe potuto ridurre notevolmente il debito

pubblico e la tassazione.

Nel Novembre 1994 l’Eni decise di cedere il Nuovo Pignone, azienda leader

nel settore delle apparecchiature energetiche, agli americani della General

Electric. “Il giorno dopo la vendita del 70 per cento del pacchetto Pignone alla cordata

americana capofila General Electric col 25% seguita da Dresser (12%) e Ingersoli rand

( 12%) gli operai organizzarono nuove forme di lotta: il presidio degli stabilimenti, di notte

e anche nel ponte festivo, il blocco delle merci …” .

Dimostrazioni, proteste, interventi della Regione Toscana. Tutto inutile…

Pochi mesi dopo il Nuovo Pignone venne acquistato al prezzo del “netto

patrimoniale”, al prezzo di liquidazione delle aziende decotte e fallite.

Con gli utili di bilancio dei primi due anni gli acquirenti ammortizzarono

l’investimento: l’acquisto comprendeva un contratto – ancora trentennale

negli anni Novanta- per l’estrazione, raffinazione e manutenzione degli impianti petroliferi di tutti i territori della ex Unione Sovietica.

Quel contratto -per cui tanto si erano prodigati Giorgio La Pira, Amintore

Fanfani ed Enrico Mattei- quanto valeva in soldi ed in opportunità strategiche

militari e politiche?

Nel 1980 un alto funzionario indonesiano dell’ente petrolifero statale

Pertamina Geothermal Energy  al momento di conoscere un gruppo

di ingegneri della Pignone disse ad uno di loro: “Ah, lei è della Pignone…sa,

noi abbiamo studiato a lungo il vostro sistema della Partecipazioni statali…”

Già! Il sistema della Partecipazioni Statali.

“Noi abbiamo fatto nostro da tempo, diceva Mattei (rivolgendosi a Giorgio

La Pira), il pensiero che esprimeva il Santo Padre (Pio XII) alla XXIX

settimana sociale dei cattolici italiani.

Crediamo, cioè, con quell’angusta autorità, che senza il rispetto della

legge morale non vi è sana economia, e che, le esigenze etiche

conducono al superamento di quella economia capitalistica fondata su principi liberisti,

la quale pone nel massimo profitto dell’imprenditore il fine pressoché esclusivo della

produzione, il che è in netto contrasto con la dignità della persona”.

Trova una profonda convinzione in noi l’affermazione del Santo Padre

secondo la quale il raggiungimento di alte finalità sociali “non può venire affidato

unicamente all’iniziativa privata e tanto meno, come vorrebbero molti, al libero gioco delle

forze economiche”.

Lo Stato moderno deve sapersi tenere lontano dalle alternative estreme del

liberismo e della pianificazione integrale dell’attività economica, per

contemperare, attraverso il principio di socialità, la prosperità dell’impresa e il

benessere dei dipendenti”.

Per assegnare alla produzione non più solo fini economici, ma anche fini

sociali “Il rapporto di lavoro, fondamento del pane quotidiano e autentico titolo di

partecipazione del lavoratore alla vita sociale tocca la radice stessa della persona,

della famiglia e della società umana e della vocazione soprannaturale cristiana.

Esso ha un valore sacro: nessuno può, quindi, in base ad una visione tecnicamente sbagliata

e moralmente pagana dell’economia, violare impunemente ed arbitrariamente questo valore

umano così alto che è oltretutto anche la base del nostro edificio costituzionale, sociale e

politico”.

 Giorgio La Pira 1958