La policrisi epocale nella quale viviamo ci spinge a “ripensare il pensiero” (E. Morin) per capire come procedere verso un futuro incerto. Il passaggio d’epoca ha bisogno infatti di vincere la sfida della comprensione di una nuova realtà complessa sotto i nostri occhi.
Abbiamo bisogno del respiro di un orizzonte nel quale si affacci l’Altro, il diverso da noi, come mistero, parola, amore nel variopinto arcobaleno della realtà. Conoscere e amare. Accogliere in sé l’Altro in quanto Altro. Offrire sé all’ Altro in quanto Altro. Insomma serve un pensiero capace di costruire unità nella diversità, di comprendere le differenze, di essere uno con l’Altro essendo ciascuno sé stesso, con, nel T/Terzo tra loro. È il riconoscimento del principio trinitario dopo la crisi della modernità. È un riaprire l’orizzonte allo sguardo dopo la crisi delle ideologie e delle grandi narrazioni. L’ Altro è il segreto, il compagno di strada. Il senso dell’essere si squaderna così nella relazione, nell’essere in rete come un Noi, in libertà, come doni reciproci.
Qual è la questione radicale? Il vero, il bello, il buono non stanno in una relazione binaria Io- Tu ma in una relazione che si dà a tre termini: Io- l’Altro, un Terzo generato dalla relazione. È lo spazio trinitario, eredità importante del cristianesimo, di un nuovo pensare come “esperienza e intelligenza condivisa del senso dell’essere che siamo nella reciprocità nel T/ Terzo aperta dal e sull’infinito”. (Piero Coda con Maria B. Curi, Massimo Donà, Giulio Maspero, Manifesto DOT, Città nuova, 2021, p. XIII). L’ attuale pensiero, soprattutto in politica, è infatti logorato dalla logica binaria, dalla polarizzazione, dalla contrapposizione infruttuosa. Nega ogni esperienza di alterità. È prigioniero dei tentacoli della tecnocrazia. Si basa sui piedi di argilla della metafisica razionalistica/ ideologia della Modernità, in crisi dopo Nietzsche e Heidegger. È ormai in frantumi la gabbia della dialettica binaria, intrisa di immanentismo e di rifiuto della trascendenza. Viviamo ormai nell’epoca della incertezza e della complessità e per questo serve, secondo E. Morin, un pensiero adatto ai tempi nuovi.
Nel quadro della crisi della democrazia rappresentativa, si fanno sempre più attuali i rischi di ” schismogenesi” (Bateson), cioè di un collasso sistemico a causa di una eccessiva polarizzazione. Vengono meno, in altri termini, i presupposti stessi della convivenza, secondo M. Magatti. (Corriere della sera, 23.10.2023). È in discussione la stabilità dei sistemi democratici, intesa come capacità di ricomporre le fratture della vita sociale, di contrastare tendenze verso la radicalizzazione delle posizioni politiche, come ad esempio con Trump negli Usa. Invece di una convergenza al centro, assistiamo al rafforzamento delle ali estreme come Vox, Le Pen, AfD, Orban. Si tratta di una polarizzazione culturale prima che politica, tra progressisti a tutela di sostenibilità ambientale, diritti individuali e sociali e populisti a difesa di identità, sovranità nazionale contro gli immigrati. Come si esce da questo conflitto? Mediante la capacità delle parti di cambiare schema di gioco ma questo presuppone un pensiero generativo di una nuova proposta politica, in grado di identificare i processi di ricomposizione sociale.
Questo nuovo pensiero, secondo Piero Coda, deve essere in grado di contenere” la diversità riconciliata nella reciprocità reciprocante delle libertà. Tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e la donna, tra me e l’altro- l’estraneo, lo straniero- tra l’uomo ed il concerto delle cose create che gli fanno casa“. (op. cit. p. XIV). Si tratta per Massimo Donà di “guardare al mondo, al dolore…in modo completamente nuovo”, ” di un nuovo inizio”, in cui” l’enigma trinitario inizia a farsi comprendere da tutti “, ” credenti e non credenti”. (p.7) Per Giulio Maspero abbiamo bisogno di “una forma di pensiero che accolga l’uno e il molteplice…per non ricadere nella tragedia umana purtroppo molto presente nel XX secolo“. (p. 13).
Serve insomma una vera e propria rivoluzione culturale. Questo è il tempo giusto per la profezia di un nuovo pensiero: è il “kairos”. Attraversare a vista il passaggio d’epoca ci costringe infatti a fare una vera e propria metanoia. Ad esempio, ci sono autori come Vincenzo Costa, in Categorie della politica. Dopo destra e sinistra, Rogas Edizioni, che superano come bussola la classica distinzione destra/ sinistra per individuare criteri di analisi più raffinati rispetto alla complessità del reale. Egli individua nuove linee di faglia: Differenze/ Indifferenziato, Identità/ Differenza. Si basa sulle convinzioni più intime, etiche, religiose, laiche, confessionali che formano dall’interno la comunità. Altra diade: Occidente/Oriente, in cui fondamentale è la libertà con la disponibilità all’incontro con l’altro diverso da te. Ulteriore diade: Tradizione/Emancipazione. Poi: Amico/ Nemico, Ospitalità/Ostilità nella quale determinante è l’atteggiamento verso lo straniero immigrato. L’articolazione destra/ sinistra non risponde più completamente all’esperienza, a differenza di queste diadi ispirate a Gramsci e a Sturzo.
Siamo, in conclusione, alla ricerca della strada della conoscenza come sophia, come amore della sapienza. È la ” via meravigliosa” di Platone. Essa si manifesta oggi come un pensare dialogico vissuto con ritmo trinitario. Si tratta di un ” cammino in comunità “, anzi di “una comunità in cammino” (K. Hemmerle). Il methodos consiste nell’ assenza di pretesa di ingabbiare “il di più” che orienta nell’ unità dei saperi. Il nuovo pensiero apre un orizzonte prospettico e invitante, essenzialmente agapico, quello del discernimento comunitario.
Ovviamente si diventa nel tempo ” comunità in cammino” assumendo punti cardinali di orientamento che sono: la domanda, che cosa e come fare, l’ intenzione, un comprendere accogliente una relazione trialogica, una reciprocità reciprocante, un linguaggio con parole grondanti uno spirito di amore, il negativo, cioè la condivisione del limite e della ferita, la temporalità, l’ essere nel “tra” della relazione. La sfida quindi consiste nel “formare teste ben fatte e non ben piene” di schemi ideologici che pretendono di ingabbiare la realtà complessa. Il modello non è la sfera ma il poliedro di papa Francesco, un pensiero capace di realizzare l’unità delle differenze.
Silvio Minnetti