Non è certo la prima volta che dobbiamo parlare di “armate Brancaleone” della politica, in Italia e in Europa. Si dirà che questa è la logica della democrazia. Come diceva Churchill, è un sistema pieno di difetti, ma non c’è n’è uno migliore. La forza delle cose e dei sistemi elettorali, dirà qualcun altro. Costretti a constatare che non c’è niente di perfetto anche in questo caso.

Il voto europeo segue la logica del proporzionale, quello francese no. E neppure quello italiano. Eppure, il risultato sembra portare a conclusioni molto simili e cioè che si mettono insieme delle coalizioni più per la gestione del potere che per altro. I nostri tre partiti al governo, per esempio, hanno idee diverse sull’Europa, in generale, e sulla guerra in Ucraina, in particolare. Salvini tutti giorni trova il modo per aggiungere altri elementi di divisione.

Ha colpito il clamoroso rovesciamento di fronte in Francia, nel giro di pochi giorni. Marine Le Pen, in men che non si dica, è scesa dalle stelle alle stalle. In Italia, il voto per le europee, letto in congiunzione alla chiamata alle urne di un consistente numero di amministrazioni locali, ha dato una fotografia abbastanza diversa degli orientamenti del Paese rispetto al voto del settembre 2022 per il quale abbiamo utilizzato il cosiddetto Rosatellum.

Un inciso, è a questo punto doveroso. Dov’è finita la favola secondo cui i sistemi presidenziali e maggioritari assicurerebbero la governabilità … per principio? La Francia di oggi docet.

In queste ore, molti esponenti della destra, francese ed italiana, sembrano quasi deridere le condizioni di chi ha sconfitto la Le Pen: è un'”armata Brancaleone” . È vero, ma attenzione a non sminuire la risposta più profonda venuta dai francesi: no ai post fascisti e a quelli che rischiano di distruggere quell’Europa da considerarsi, in buona parte, una proiezione della Francia in una dimensione più ampia. Il frutto cioè dell’incedere della locomotiva franco tedesca che da decenni segna la linea. A molti francesi non saranno sfuggiti i vantaggi ricevuti in una fase storica in cui si parla tanto delle nazioni mentre, in realtà, contano le macro aree in cui è scomposto il mondo della globalizzazione.

L’ironia sulle condizioni dei cugini d’Oltralpe servirebbe anche a registrare la presunta “stabilità” italiana. Mentre emerge un malcelato disappunto sul venir meno di quella che, sicuramente, avrebbe potuto costituire una sponda per “cambiare” l’Europa. Per farla, magari, ad immagine e somiglianza dell’Italia “meloniana”. L’improvvisato disarcionamento della Le Pen costringe a rinviare tutto a tempi migliori, ammesso che arriveranno.

Chi ironizza sull'”armata Brancaleone” vittoriosa a Parigi sorvola, in ogni caso, su quella di cui fa parte a casa propria.

Non sono passate poche ore che la destra lepeniana annuncia l’abbraccio con Orban. Non era conveniente esporsi in periodo elettorale. Lo fa con Matteo Salvini. E, così, si daranno come Presidente lo sfortunato Bardella e  come uno dei sei vice il nostro generale Vannacci. Dopo averlo taciuto nei giorni delicati tra un turno e l’altro, la Le Pen, e con lei Salvini, abbracciano l’ala “putinian” della destra europea con l’obiettivo del sorpasso dei conservatori della Meloni come peso nell’Assemblea di Strasburgo e nei corridoi di Bruxelles. Si tratta, in realtà, di una congrega di sconfitti a casa loro. Orban ha perso otto punti in Ungheria; Vox si è confermato ininfluente in Spagna. Per non parlare della Le Pen e di Salvini.

Chi si sdegna tanto, talvolta a ragione, del formarsi di queste “armate” tanto criticate dovrebbe, allora, guardare alle proprie cose.

Giorgia Meloni si rende conto della portata del definitivo confluire del suo Vice Presidente Salvini con Orban e di tutto ciò che questo implica anche per quella credibilità cercata a Bruxelles e a Washington e che concerne, nell’attuale fase storica che viviamo, la questione Ucraina?

Il potere è una bella cosa. I sogni di grandezza internazionale pure, ma c’è sempre bisogno di dignità. Solo quella dà credibilità. Chi ha idee di grandezza non dovrebbe scordarsene mai. Costi quel che costi

 

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