Il Governo italiano ha annunciato l’intenzione di promuovere una riforma dei modelli di selezione e di attribuzione delle quote programmate per l’ingresso di nuovi lavoratori extracomunitari (click day) per soddisfare la domanda di lavoro espressa dalle imprese che non trova risorse umane disponibili nel mercato del lavoro nazionale. L’annuncio fa seguito alla crescita degli abusi nella presentazione delle domande e degli ingressi autorizzati che non si concretizzano in rapporti di lavoro ufficiale. Criticità che sono diventate l’oggetto di un esposto alla Magistratura da parte del presidente del Consiglio per le evidenti anomalie registrate nella presentazione delle domande inoltrate dal sistema delle imprese della regione Campania, che risultano largamente superiori al ragionevole fabbisogno del tessuto produttivo del territorio e che hanno ipotecato la quota delle domande accolte che non si sono trasformate in altrettanti rapporti di lavoro.

Resta il fatto che il modello di reclutamento con l’utilizzo dei click day è stato abbandonato da tempo dai principali paesi di accoglienza degli immigrati extracomunitari per privilegiare la personalizzazione delle domande sulla base dei concreti fabbisogni professionali e delle competenze dei potenziali lavoratori. Il mantenimento del modello in oggetto sta comportando una degenerazione delle criticità e la formazione di un numero di domande finalizzata a ottenere il permesso di soggiorno, a prescindere dalla quantità del lavoro disponibile, per l’ingresso di parenti e conoscenti degli immigrati già residenti in Italia. Esiti favoriti dal organizzazioni che si propongono di veicolare a pagamento le domande con esiti che aumentano il numero degli immigrati disponibili a lavorare nei mercati caratterizzati da ampie quote di lavoro sommerso.

Le conseguenze paradossali dei click day sono quelle: di alimentare le prestazioni lavorative illegali con modalità legali d’ingresso legali; di non sfruttare l’opportunità dell’aumento della domanda per ridurre il numero dei lavoratori immigrati già residenti sottoccupati per il ridotto numero di ore lavorate e per i bassi salari percepiti; di concorrere al forte aumento del numero dei lavoratori immigrati in condizioni di povertà assoluta registrato nel corso della seconda decade degli anni 2000. Nonostante gli esiti negativi, buona parte degli attori del mondo del lavoro continua a ritiene che l’unica soluzione possibile sia quella di aumentare il numero delle quote d’ingresso gestite con l’attuale modello e semplificando le procedure d’ingresso con verifiche a posteriori della congruità delle domande.

Un secondo filone di riforma è orientato a introdurre delle novità nel modello di programmazione dei nuovi ingressi: separando la gestione degli ingressi stagionali con il rilascio di nulla osta di carattere pluriennale per i lavoratori che hanno già effettuati prestazioni in Italia da quelle finalizzate alle assunzioni a tempo indeterminato, anche per semplificare l’attività burocratica degli sportelli per l’immigrazione.

Ma una gestione corretta della programmazione dei nuovi flussi d’ingresso presuppone una dotazione di strumenti e di protagonisti che assumono responsabilmente l’obiettivo di migliorare la valutazione dei fabbisogni, la gestione dei percorsi d’ingresso e la valutazione dei risultati. Questi protagonisti, in particolare le imprese e le rappresentanze dei lavoratori, nonché i fondi interprofessionali di emanazione delle parti sociali, oltre che contribuire al miglioramento della valutazione dei risultati dovrebbero concorrere insieme alle istituzioni a offrire risposte per aumentare il tasso di impiego dei lavoratori immigrati sottoccupati e le condizioni di reddito.

Natale Forlani
Pubblicato su www.ilsussidiario.net

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