Il professor Maurizio Cotta ci ha inviato la seguente lettera aperta rivolta agli “amici europei” da numerosi studiosi di diversi paesi. Volentieri la diffondiamo e invitiamo alla sottoscrizione.

L’epidemia di Coronavirus è una minaccia esistenziale al tessuto dell’Unione Europea. Ciò che è iniziato come un problema di salute si sta rapidamente trasformando in uno tsunami economico e sociale che sta scuotendo le basi dell’edificio europeo.

Per ragioni che non comprendiamo ancora bene, l’Italia ha iniziato, prima tra i paesi europei, a pagare un pesante tributo umano (e sempre più economico e sociale) a causa del diffondersi del virus. A seguito di questo sfortunato “primato” le persone in Italia sono ormai ben consapevoli dell’impatto di questa crisi e di quanto sia difficile superarla. Ma la rapida diffusione di questa pandemia sta progressivamente richiedendo un alto prezzo in ogni altro paese in Europa e nel mondo. La gente in Spagna è stata subito dopo quella costretta seguire questa tragica linea,  molto rapidamente, ma nessun altro paese ne è stato risparmiato.

Questa tragedia inaspettata ci sta sfidando individualmente e collettivamente. Saremo all’altezza di questa chiamata?

Comprensibilmente, ogni governo nazionale sta cercando di rispondere alla crisi estendendo all’estremo le proprie risorse e capacità per reagire e preparare la ripresa una volta sconfitto il virus. Ma l’entità dell’evento evidenzia come queste risorse e capacità siano deboli e come ne soffriranno ampi settori delle nostre società.

La domanda a cui non possiamo sfuggire oggi in Europa è se proveremo a cercare di salvarci individualmente, ogni paese per se stesso o, al contrario, riconosceremo che siamo tutti sulla stessa barca, siamo parte di un’Unione che non è solo un mercato comune, ma anche una comunità politica. Ancora di più una comunità di valori.

Le crisi dell’ultimo decennio avrebbero dovuto renderci consapevoli delle tensioni centrifughe che le risposte insufficienti, timide e sbagliate (troppo poco e troppo tardi) hanno innescato nella nostra Unione. Ripetiamo oggi i fallimenti passati?

Come tecnicamente e finanziariamente affrontare queste sfide sono temi importanti, ma preliminare a qualsiasi discussione sugli strumenti da utilizzare oggi, è richiesta una scelta fondamentale: riconosciamo una responsabilità europea comune nel contenere l’attuale crisi con il suo devastante bilancio umano e  realizzeremo le condizioni per una ripresa economica e sociale, o ogni paese dovrebbe pensare da solo a se stesso e voltare le spalle a quelli vicini? Questa scelta avrà conseguenze esistenziali per l’UE.

Nel corso degli anni, come studiosi e accademici, abbiamo goduto dei vantaggi di uno spazio di ricerca aperto con importanti risorse europee. Oggi non è nostra responsabilità alzare la voce dove possiamo farla ascoltare? Non è forse il momento di ricordare che l’Europa non è solo il nostro spazio economico comune, ma una comunità di destino e che è in gioco niente di meno che l’anima dell’Europa? Non è forse giunto il momento di agire in modo deciso e coraggioso nei confronti di un’Unione con un livello più elevato di solidarietà?

Se sei d’accordo con lo spirito di questa lettera, firmalo e diffondilo ai tuoi amici e colleghi.

Manuel Alcántara (Università di Salamanca)
Pedro Tavares de Almeida (Universidade Nova, Lisbona)
Heinrich Best (Università di Jena)
Maurizio Cotta (Università di Siena)
André Freire (Istituto universitario di Lisbona)
Ursula Hoffmann-Lange (Università di Bamberga)
Liesbet Hooghe (UNC-Chapel Hill)
Gabriella Ilonszki (Università Corvinus di Budapest)
Pierangelo Isernia (Università di Siena)
Gary Marks (UNC-Chapel Hill)
Yves Mény (ex presidente EUI)
Leonardo Morlino (LUISS Roma)
Catherine Moury (Universidade Nova, Lisbona)
Luca Verzichelli (Università di Siena)

Lettera liberamente tradotta. Raggiungibile a https://voiceforeurope.weebly.com/letter.html dove è possibile trovare le indicazioni per sottoscriverla e ulteriormente diffonderla.

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