Mentre negli ospedali si combatte in prima linea, eroicamente, questa terribile calamità, assistiamo giorno dopo giorno al risveglio dell’Italia. Solidarietà diffusa, empatia verso chi soffre, voglia di dare una mano. Profumo di primavera, profumo di comunità.

La situazione dell’epidemia è molto grave. Ma l’Italia sta dando una grande prova di sé. Certo, all’inizio c’è stata difficoltà da parte dei cittadini nel capire la portata dell’epidemia, ma è anche comprensibile. Ora la consapevolezza è cresciuta. E così emerge il bello dell’Italia.

Quel mix di generosità, creatività, bellezza, ingegno, che rende unico il nostro Paese. A Bergamo sono centinaia le persone che chiedono al Comune di poter dare un aiuto, e così in altre zone ad alto rischio. Imprenditori
regalano mascherine ai medici che non ne sono provvisti, farmacisti producono disinfettanti esauriti e li donano a chi ne ha bisogno. Cittadini si improvvisano dogsitter per portare in giro i cani delle persone anziane. Altri si offrono di fare la spesa per i più fragili. Altri ancora suonano al citofono dell’anziana sola per fare una chiacchierata e non lasciarla isolata. Piccoli gesti di solidarietà. Ci si ingegna su come riconfigurare i tempi della vita che scorre.

Si fanno cene con amici via WhatsApp come se si fosse nello stesso luogo. Si vedono film insieme a distanza. Cittadini fanno lezione di yoga come se si fosse in palestra, e così teatro, zumba, scrittura creativa. Si usano tour culturali virtuali. I bambini organizzano i pigiama party via web. Giocano a nomi cose e città” tramite la webcam. Studiano insieme via web, scrivono favole, se le scambiano. Si attivano piattaforme per gruppi di studio. Le università, oltre alle lezioni, fanno sedute divlaurea in streaming. In varie aziende e Pubbliche Amministrazioni si accelera l’accesso allo smart working.

Ed ecco così che, improvvisamente, il Paese con più basso utilizzo delle nuove tecnologie scopre per necessità le grandi opportunità della tecnologia in una quotidianità blindata, e cerca di sfruttarle. E man mano che i giorni passano e che vediamo i nostri cugini europei tramutare una certa spocchiosa sufficienza in un’ammirazione diffusa per il nostro Servizio sanitario, sale quell’ orgoglio nazionale che avevamo assaporato solo nei
mesi delle Coppe del Mondo vinte.

Noi non ci rassegniamo, come il premier del Regno Unito, al fatto “che i nostri cari moriranno” per una epidemia che si può vincere, combattiamo con orgoglio in difesa della salute di tutti, come ci dice la nostra Costituzione. Il Servizio sanitario nazionale esce come un asset essenziale del benessere del nostro Paese, questa brutta esperienza ci insegna che andrà rafforzato ed esteso, non indebolito, e così anche la ricerca scientifica.

Il momento è durissimo, la nostra economia, le aziende, e tanti cittadini, hanno subito un grave colpo e stanno soffrendo terribilmente. In tanti rischiano il lavoro. I soggetti più vulnerabili come i disabili gravi o i bambini poveri o deprivati, le donne che subiscono violenza dentro la famiglia corrono rischi più grandi di prima.

Una grande attenzione a loro deve essere data dal governo e anche dalla Rai, che dovrebbe tenerne di più conto.
Ma stiamo ritrovando, contro questo invisibile nemico, la consapevolezza e l’orgoglio di quanto l’Italia sia un grande Paese, capace di essere un modello nel mondo, e in Europa, non solo per come si mangia, ci si veste, si lavora, si fa arte e musica, ma anche per come una democrazia cura i suoi cittadini e li difende, con ogni mezzo, persino da una pandemia.

Andrà tutto bene”, si dice sui social. Sì, se sapremo essere comunità durante e dopo l’epidemia.

Linda Laura Sabbadini

Pubblicato su La Stampa

 

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