Paradossalmente, mentre si svolgeva la durissima polemica tra gli organizzatori del Congresso mondiale della Famiglia di Verona ed i loro contestatori, a Firenze andava in scena un’altra rappresentazione. Tutta costruttiva: quella dell’economia civile che tanto coinvolge nel profondo anche i problemi dibattuti nella città veneta , purtroppo, con un tasso di contrapposizione ideologica in più. Quell’aspetto che ha fatto dire al cardinale Pietro Parolin che, se la sostanza andava bene, le carenze erano nel metodo.
La partecipazione alla tre giorni di Firenze è stata considerevole da parte di gruppi, associazioni, scuole, imprese civili, “startupper” che sanno coniugare innovazione, competenze e solidarietà vivendo così ed incarnando. Cospicua l’attenzione della stampa e degli organi di informazione, oltre che i collegamenti in “ streaming”.
L’interesse nasce dal fatto che l’economia civile parte da un’idea diversa di Persona, impresa e di valore puntando sul fatto che uno + uno può fare tre, mentre uno contro uno porta ad un risultato finale minore di due.
Firenze ha dato il via ad una serie di altri festival che si muoveranno intorno ai nostri mondi vitali che si chiamano Partecipazione, Sviluppo Sostenibile, Formazione, Futuro, Generatività, Soft Economy, economia civile
Nel suo viaggio in Italia Goethe scriveva nel 1786 “incredibile come nessuno vada d’accordo con l’altro, rivalità provinciali e cittadine sono acesissime, come pure la reciproca intolleranza, non fanno altro che litigare con passionalità acuta; da mane a sera recitano la commedia e fanno mostra di sé”. Eppure, non sentiamo come nostra l’Italia dell’economia civile.
Noi sappiamo che operano persone che si assumono la faticosa felicità della fiducia e della cooperazione; che esiste una nuova generazione di imprese più ambiziose capaci di coniugare creazione di valore economico e impatto sociale ed ambientale.
Queste risorse possono consolidare una politica economica in cui cittadinanza attiva e imprese responsabili sono essenziali affinché rappresentanti delle istituzioni lungimiranti possano farci raggiungere obiettivi di progresso sociale.
Al ministro Tria abbiamo chiesto di insistere nel suo impegno per una cooperazione internazionale e di aiutare il paese a capire come, oltre ad impegnarsi per migliorare l’Europa, si debba continuare la battaglia per farci superare l’alibi che la colpa dei nostri problemi sia da addebitare ad altri. Questa è l’autentica premessa perché si riesca a concentrarci sulle nostre enormi potenzialità. A partire dalla immediata reazione alla situazione creata da decine di miliardi di investimenti finanziati senza l’avvio di alcun cantiere e da un uso scandalosamente basso dei fondi europei.
Al ministro Costa, alla luce della necessità di coniugare esigenze della crescita con quelle della sostenibilità ambientale, abbiamo chiesto di continuare ad implementare un sistema di ecotasse con progressività fiscale, a prova di globalizzazione, lavorando sul fronte delle imposte sui consumi. Si tratta dell’unico modo in grado di consentirci di tutelare dignità del lavoro e sostenibilità ambientale senza mettere in difficoltà il nostro sistema produttivo, perché significa valorizzare fiscalmente le filiere più sostenibili.
Si tratta anche di accelerare la transizione verso meccanismi di remunerazione di manager che li spingano a creare profitto e non ad estrarlo dalle imprese, legando i bonus anche agli indicatori di “ performance” sociale ed ambientale; di accelerare l’abolizione della plastica monouso (prevista solo per il 2021 nell’Unione Europea) favorendo tra l’altro prodotti dell’innovazione del nostro paese come il mater-bi (piatti in mater bi o sostanze analoghe non più in plastica non biodegradabile); di creare meccanismi che portino rapidamente tutte le amministrazioni alla frontiera della tariffa puntuale dei rifiuti per ridurre più celermente la quota dell’indifferenziato e TARI chiudendo il ciclo.
Possiamo, inoltre,arrivare rapidamente ad introdurre uno due giorni a settimana di “ smart work” puntando, assieme, alla sostenibilità ambientale e all’armonizzazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e delle relazioni interpersonali.
L’economia civile è un bene pubblico. Come tale non è parte, ma qualcosa di cui tutti possono godere e di cui nessuno può appropriarsi.
In una delle più belle frasi della Evangelii Gaudium Papa Francesco afferma che “ dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi”
Si tratta, cioè, di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci
Leonardo Becchetti