Joe Biden non è uno sprovveduto – altro che “sleep” – e tanto meno uno che si lascia andare a colpi di testa. Neppure quando si occupa – lo ha fatto anche in questi giorni – dell’Ucraina.
Avrebbe facilitato la vita dei democratici se – considerati gli acciacchi dell’età – avesse desistito per tempo. Consentendo che, attraverso il percorso delle primarie, il suo partito si mettesse alla prova e si rianimasse nella ricerca di una candidatura più fortemente rappresentativa della sua posizione politica e della sua stessa storia. Ciò non di meno, a questo punto, vien perfino da chiedersi se davvero avrebbe fatto peggio di Kamala Harris.
Non è un coniglio estratto chissà come dal cilindro della bagarre elettorale. Viene da lontano, da una lunga ed intensamente vissuta esperienza parlamentare che forse nessun’ altro candidato, almeno negli anni più recenti, può vantare nella stessa misura. Prima di arrivare alla Casa Bianca ha potuto conoscere a fondo tutte le sfumature della politica americana. Il suo quadriennio è stato ferito, nella sua fase iniziale, dal confuso ritiro dall’Afghanistan, peraltro in linea con gli accordi di Doha ereditati dal Trump del primo mandato. Ha pagato duramente questo passo iniziale, ma ha condotto la più grande democrazia al mondo con grande dignità ed ineccepibile rispetto della vocazione liberal-democratica del suo Paese, minacciata dalla tentata sommossa di Capitol Hil. Ha evitato che spinte, spesso irrazionali, capaci di produrre una pericolosa divaricazione del popolo americano si affermassero.
E’ giusto ricordarlo e rendere omaggio alla sua figura di uomo e di politico nel momento in cui esce di scena. In quanto al rapporto con Trump, i due si sono scontrati, reciprocamente derisi ed insultati ed è parso quasi incredibile – ma, in fondo, anche confortante – vederli seduti al caminetto dello Studio Ovale, in un clima, almeno apparentemente, di cordialità. Come se una politica sempre piu’ urlata, aggressiva, violenta avvertisse il bisogno di recuperare, almeno per un istante, la dimensione di una umanità troppo a lungo smarrita. Chissà se addirittura – a parte l’ impegno garantito da Biden per una transizione serena dei poteri – non si siano dati una mano.
Difficile pensare che il giorno dopo l’ incontro al caminetto, Biden abbia autorizzato l’Ucraina ad impiegare i suoi missili contro postazioni militari nel territorio russo – decisione sofferta ed a lungo rinviata – per fare un dispetto a Trump, mettendolo di fronte al fatto compiuto Piuttosto che, al contrario, concordando che intanto il Presidente uscente togliesse una castagna dal fuoco per quello entrante, così da facilitare il suo difficile ed insidioso compito di adottare una precisa strategia per la difesa dell’ Ucraina.