Il recupero dei livelli di occupazione ( CLICCA QUI ) precedenti la crisi Covid (febbraio 2020) sta proseguendo a livelli accelerati in linea con la crescita del Pil. Il comunicato dell’Istat relativo all’andamento dell’occupazione per il mese di settembre 2021 segnala una crescita di 59 mila occupati rispetto a quello precedente, e di 273 mila rispetto allo stesso mese del 2020. Ancora più significativa è la performance positiva registrata nel corso di quest’anno (+507 mila) che ha consentito di rimediare anche la parte ulteriore delle perdite occupazionali registrate nel corso dell’ultimo trimestre del 2020, in coincidenza della seconda ondata della crisi Covid. Mancano ancora all’appello 314 mila occupati, rispetto ai numeri precedenti l’emergenza sanitaria, che potrebbero essere in parte recuperati, Covid e inflazione permettendo, entro la fine di quest’anno.
Il più importante è quello della crescente difficoltà delle imprese di trovare lavoratori ( CLICCA QUI ) in relazione alle competenze necessarie, ovvero per la mera indisponibilità dei disoccupati a svolgere determinate mansioni. Il tema, finalmente, sta riscontrando un’inedita attenzione sui mass media. Assai meno negli interventi che vengono proposti in ambito istituzionale per affrontare le criticità del mercato del lavoro, che continuano a essere concentrati sull’obiettivo di aumentare i sostegni al reddito, ben oltre la soglia della ragionevole tutela della perdita involontaria del lavoro.
Un tema che deve essere certamente affrontato nel quadro di interventi rivolti a migliorare la produttività di interi comparti dei servizi e le retribuzioni dei lavoratori, ma che non può essere semplicemente ignorato.
Nonostante i buoni propositi che costellano i pronunciamenti degli attori politici e delle associazioni di rappresentanza, le distanze tra i processi reali e le politiche del lavoro concretamente praticate stanno aumentando in modo preoccupante.
Natale Forlani