“Si ritornerà a scuola solo quando si avrà la certezza che gli studenti italiani siano al sicuro. Mai metteremmo a rischio la loro salute”. Lo ha dichiarato la ministra dell’istruzioneLucia Azzolina, intervenuta a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.
Ha anche aggiunto che “tutti gli studenti saranno ammessi all’esame di maturità. Ma ciò non significa che saranno promossi. Insomma sarà data un’opportunità a tutti, ma nessuna promozione di massa”.
Cosa si può dedurre, mettendo insieme anche altri fattori? In primo luogo che è altamente probabile che in quest’anno scolastico le aule resteranno vuote. E poi che lo stop potrebbe riguardare anche il prossimo anno scolastico, almeno all’inizio. Vediamo perché.
Per l’emergenza del Covid-19 si parla di possibile Fase 2 che potrebbe iniziare dopo il 13 aprile o a maggio, in dipendenza dell’evolversi del contagio.
Ma fase 2 non significa un ritorno alla vita sociale a cui eravamo abituati mesi fa. E probabilmente neanche un ritorno a scuola.
Il premier Conte ha dichiarato che con la Fase 2 “si comincerà con le prime autorizzazioni per le aziende che fanno da supporto alla filiera alimentare e farmaceutica. E poi prevederà un’apertura scaglionata per tutte le altre attività che dovrebbe cominciare a maggio. Si tratta di una serie di misure che tutti dovranno seguire per continuare a fermare il contagio da coronavirus che comunque non potrà dirsi definitivamente sconfitto. E la premessa è una regola fondamentale: obbligo di mantenere il metro di distanza tra le persone e usare quanto più possibile le mascherine”.
Insomma la fase 2 certamente non vuole dire possibilità di assembramento. Cosa comporta questo per la scuola, che è un luogo naturale di assembramento?
Ben difficilmente la “fase 2” potrà sbloccare l’ordinaria vita scolastica in presenza di 8,5 milioni di alunni e 1 milione e 200 mila tra docenti e personale Ata, nelle talvolta anguste aule delle scuole italiane.
Benché – come ha ricordato la Azzolina – si stiano valutando più scenari (uno anche con ipotesi di riapertura fisica delle scuole entro il 18 maggio), è difficile non solo che si rientri a scuola entro la fine dell’anno scolastico, ma anche che i portoni della scuola si riaprano a settembre 2020, da quanto si comincia a dedurre.
Il ritorno alla normalità anche per la scuola potrà avvenire verosimilmente soltanto con il vaccino che neutralizzi il Covid-19. La auspicata sicurezza si potrà ottenere solo con il vaccino. Ma il vaccino quando potrà arrivare?
“La mia speranza è che arrivi nel primo trimestre dell’anno prossimo”, ha detto il professor Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Oms, intervistato daIl Messaggero.
La comunità scientifica internazionale è da tempo alla ricerca del vaccino che potrà debellare l’epidemia. Ma non sarà vicina la data della riuscita.
“Sono oltre 30 le case farmaceutiche e i laboratori in tutto il mondo che stanno lavorando sulla ricerca di un vaccino contro il SARS-CoV-2 ( CLICCA QUI ) ma per vederne uno in commercio ci vorranno almeno dai 12 ai 18 mesi secondo l’OMS e il Ministero della Salute”.
Andrea Gambotto un ricercatore barese che sta lavorando nel team dell’University of Pittsburgh School of Medicine per realizzare il vaccino anti Covid-19dichiara che il team è pronto per partire con la fase 1, ovvero la sperimentazione sull’uomo grazie a dei volontari. “L’obiettivo primario è valutare se c’è tossicità – spiega Gambotto – poi in caso di esiti positivi possiamo iniziare a ragionare sull’efficacia del prodotto”. I tempi? “Almeno 6-8 mesi per avere i risultati della sperimentazione sull’uomo, se non ci sono intoppi. Per avere il vaccino perciò bisognerà aspettare ancora molto tempo”.
Secondo un’inchiesta de L’Espresso, si ipotizza che in autunno potrebbe esser pronto un vaccino per personale sanitario e anziani, e successivamente l’anno prossimo inizierebbe la distribuzione di massa. A dare queste notizie è il dott. Andrea Carfì, capo del team di ricerca sulle malattie infettive dell’azienda americana Moderna di Cambridge, Massachusetts, che per prima ha elaborato un vaccino di tipo sperimentale contro il COVID-19, e che attualmente lo sta testando su circa 45 volontari.
Senza vaccino a settembre cosa faranno le scuole? Apriranno comunque? Sembra improbabile.
Come sarà possibile tenere a distanza di sicurezza per 4-5 ore 20-25 (e più) alunni senza che abbiano contatti fisici? Entreranno e usciranno da scuola uno alla volta? E in bagno? I più piccoli come faranno a starsene tranquilli?
Provate a immaginare tutti i momenti di vita a scuola e capirete che la scuola, senza vaccino, realisticamente non potrà funzionare in presenza.
Ma nell’attesa occorre agire per tempo e prepararsi per questa nuova emergenza.
Occorre, da subito, prepararsi adottando soluzioni strutturali. La ministra Azzolina a “Che tempo che fa” ha dichiarato che il Ministero ci sta pensando.
La didattica a distanza, utilizzata in emergenza, da soluzione congiunturale dovrà probabilmente diventare strutturale, continua, programmata, obbligatoria per tutti gli insegnanti.
Sarà necessario assicurare una formazione adeguata per i docenti che dovranno anche disporre di adeguate strumentazioni tecnologiche.
Per questa nuova forma di lavoro a distanza non si potrà prescindere dalla condivisione dei sindacati eventualmente con una sequenza contrattuale apposita nella quale si definiscano con chiarezza, modalità, tempi, carichi di lavoro, programmazione di team, ecc.
Per rendere efficaci le connessioni dovrà essere assicurata la banda larga ovunque.
Sono ancora molte le famiglie prive di strumentazioni adeguate: va potenziato il finanziamento per l’assegnazione in tempo utile in vista del nuovo anno.
Nella prospettiva di questo anno straordinario il Ministero potrebbe costituire una commissione di lavoro che, operando on line, con flessibilità e rapidità, metta in campo le linee operative per questo, nuovo davvero, anno scolastico.
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