La Cassazione, addirittura senza rinvio, ha deciso: l’ex Sindaco di Roma non ha commesso alcun reato ed è assolto. Si chiude così il tragico karakiri del Pd che, pur di liberarsi di Ignazio Marino, non esitò a perdere la Capitale. Una vicenda che si collegava a tante altre, non proprio commendevoli, tra cui spiccavano i grossi interessi in ballo attorno alla candidatura di Roma per le Olimpiadi.
Un’altra di quelle storie che dovrebbero riflettere su come il combinato disposto di giochi politici, voglia di giustizialismo a buon mercato, sempre esercitato a danno degli avversari, o di chi è meno amico tra gli amici, e mezzi di comunicazione specializzati nello scandalismo più che nell’informazione finisca per distruggere le persone e imbarbarire il confronto politico ed istituzionale.
Oggi possiamo dire che il Pd perse Roma per niente e, da allora, iniziò un lento ma consistente declino da cui vedremo come il partito di Zingaretti potrà uscirne.
Intanto, forse, sarebbe il caso che il neo segretario cominciasse a fare i conti con chi volle la ” lapidazione” di Marino. A partire da quella Lorenza Bonaccorsi, allora parlamentare e presidente dei Democratici del Lazio la quale rivelò i motivi veri del karakiri “. Arrivati a questo punto, è un’indicazione non più rinviabile. Viene bocciato un atteggiamento di Marino che non ci è mai piaciuto, quello di aver tenuto lontano il Partito Democratico”. Tenuto lontano il Pd da che cosa? viene da chiedersi a maggior ragione oggi. Forse, se Zingaretti volesse davvero ricominciare, potrebbe partire da questa domanda.
L’allora Presidente del Pd, Matteo Orfini, ancora dopo la sentenza della Cassazione, intigna e invece di chiedere scusa, dichiara: ” stava amministrando male la città”. Peccato che per risolvere quel problema politico, si preferì cavalcare un’indagine giudiziaria di quel genere e Ignazio Marino venne gettato alle ortiche.

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