Qualcosa ci sfugge. È dallo scorso anno che la patologia dell’irrilevanza è stata conclamata, e la terapia invocata. E che ti va a ragionare, invece, il cattolico che di politica ne ha fatta tanta, tantissima, tutta la vita? Che il cattolico sì deve stare in politica, ma nessuno se ne deve accorgere.
Per la precisione: starci ma senza etichetta né unità. Guai ad organizzarsi, anche solo ad associarsi. Sparsi come il prezzemolo. Altro che il sale.
Salvo poi aggiungere che un partito come il Democratico, che ora vara liste guazzabuglio in cui piazza medici spacciati per missionari e parecchi cattolici ad usum delphini, proprio non va bene.
Insomma, il Pd sarebbe tornato ad un’altra epoca. Che poi vuol dire alle origini. Com’era, il Pd delle origini? Non ci ricordiamo di medici spacciati per missionari, ma di cattolici messi lì come il prezzemolo per aiutare la causa del Delfino di Francia sì, ce ne ricordiamo. E tutti sappiamo che cosa abbia sortito, quell’idea.
Ha portato, l’idea dello spargimento senza identità, al 4 marzo del 2018, cioè al nulla avvolto nell’inutilità. E qui il cerchio si chiude, salvo riaprirsi in tutta sua inconcludenza, magari proprio per auspicio del cattolico che il Pd lo volle più di tutti.
A questo punto torniamo anche noi all’interrogativo di partenza. Vale a dire: siamo noi che non capiamo, o sono altri che si ostinano pervicacemente a non voler imparare dai propri, clamorosi, errori?