Quest’anno la tradizionale Lectio degasperiana, dovendo affrontare il tema del rapporto Stato/Mercato, non può  trascurare la significativa coincidenza del  71 anniversario dall’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno  con uno stanziamento di ben 83€ miliardi del PNRR per il Sud, accompagnato dalla raccomandazione di Mario Draghi di un “irrobustimento” delle amministrazioni meridionali per evitare  le delusioni determinate in passato

Per interpretare le parole di Mario Draghi, come al solito scarne ed  asciutte, mi sembra necessario rifarmi ad  Alcide De Gasperi non per nostalgia ma per valutare se, dall’attualità del suo impegno meridionalistico,  possa ricavarsi l’esatta interpretazione di dette  “scarne parole “.

In particolare, va ricordato che  De Gasperi  aveva sempre impostato il  suo impegno politico sulla necessità  di non limitarsi alla semplice  statuizione di principio, ma di completarla con l’indicazione  delle norme  di comportamento  atte a garantirne  l’effettiva realizzazione. Pertanto, avendo capito  che il sottosviluppo meridionale non poteva essere aggredito solo con la statuizione di principio ma con norme di comportamento profondamente innovative, compì una scelta coraggiosa  che segno  la fine dell’impermeabilità alla Scienza  Economica della Pubblica Amministrazione.  Affidò l’elaborazione degli strumenti  della nuova politica meridionalistica a due illustri economisti: Ezio Vanoni che  inserì il superamento  degli squilibri regionali tra gli obiettivi del suo Schema di Piano    e Donato Menichella  che creo con la Casmez  uno strumento di gestione della spesa pubblica alternativo  a quello  tradizionale  dei ministeri. In particolare, non fu subalterno a  Keynes che aveva conferito alla Tennessee Valley Autority,  l’autorità di un ministero federale. Invece  la  Cassa del Mezzogiorno  fu istituita  non dipendente  dagli stanziamenti del governo perché, dotata di un’anima bancaria, poteva  andare  sul mercato a fare provvista finanziaria.

Se oggi la distanza tra Nord e Sud è tornata ad essere  quella del lontano 1950 è  perché l’abbandono  del modello  degasperiano   ha determinato una finanza  locale  articolata esclusivamente in schemi giuridico/burocratici, legati solo all’uso legittimo dei mezzi finanziari  per i compiti assegnati senza considerazione dell’efficienza della spesa erogata. Di qui una sua perversità strutturale rispetto all’obiettivo del  riequilibrio territoriale che non riguarda solo il rapporto Nord/Sud, perché vanno considerati  anche quelli interni ad ogni regione.

A tal fine va ricordato che, secondo Mario Draghi, l’esperienza dell’euro ha dimostrato  con chiarezza che solo la qualità delle istituzioni è in grado di creare le condizioni per far crescere stabilmente salari, produttività occupazione ed il nostro Stato Sociale. Pertanto, egli  ha sempre sostenuto  la necessità di considerare come parametri dell’efficienza delle istituzioni non solo la conformità alla legge ma anche l’operare complessivo legato alla  necessità della  rendicontazione, del  controllo e della valutazione dei risultati dell’azione pubblica.

Lo schema della qualità delle istituzioni è stata recepita dalla riforma costituzionale del 2012 e dalla normativa di attuazione che ha stabilito la dipendenza della buona amministrazione  della P.A. non  solo dal  profilo giuridico ma anche da quello economico,  identificato nello   stretto nesso di funzionalità tra equilibrio di bilancio ed il concorso alla stabilizzazione del debito pubblico da conseguire con la  procedura di calcolo indicata che  garantisce, così, anche l’ottima allocazione delle risorse.

Ne è derivato un profondo rinnovamento del  Rapporto Stato/Regioni, nel quale se  le risorse finanziarie dei comuni   non sono sufficienti la Regione, non più  dotata di un  profilo accentratore , può integrarle  ricorrendo ai  meccanismi espliciti previsti  di cooperazione  tra gli enti locali: flessibilità regionale (orizzontale e   verticale )e quella nazionale alla quale è affidato il compito della perequazione interregionale. In tal modo dalle “macerie” del del federalismo della legge n.42/2009 risorge un federalismo solidale, ma responsabile atto ad affrontare la diminuzione del  divario Nord /Su d  perché   capace di “valorizzare” le differenze richieste dalle  caratteristiche dei diversi territori del Paese  e di  eliminare o ridurre le differenze dovute a sprechi ed inefficienze

Questo è il significato dell’ “irrobustimento” che consiste  nel sostituire alla vecchia  “Amministrazione di Procedure “, ingessata  da  ipertrofia legislativa e atrofia dei risultati, l’ “Amministrazione risultati” che pone al centro   dell’analisi  l’esperienza amministrativa, i suoi risultati e la relativa valutazione. L’erogazione degli 82 miliardi di euro alle amministrazioni meridionali, cosi irrobustite, garantisce produttività della spesa. crescita, diminuzione del debito pubblico e del divario Nord/Sud ed anche  l’immediato incasso.  Infatti, a differenza delle altre riforme (fisco, giustizia ecc) questa è già in vigore dal 1/01/2016 ed è anche corredata della valutazione del relativo impatto economico.

Antonio Troisi

About Author