Carta canta villan dorme. Il vecchio detto popolare fa giustizia di tutto quello che si è sentito raccontare sul famoso e controverso accordo con l’Albania. E lasciamo stare il fatto che siamo ancora al ” caro amico” per i lavori in corso. Al punto che, contrariamente alle speranze, il viaggio di Giorgia Meloni sul terreno è stato proprio quello: ha “inaugurato”, appunto, un terreno sterrato dove non esiste alcun segno che si stia, almeno, per mettere la prima pietra.
Ma intanto corrono le spese che potrebbero arrivare ad un miliardo di euro. E per fare cosa? Probabilmente, per detenervi appena 1200 immigrati dei quali si dovrà appurare l’esistenza di un eventuale diritto all’accoglienza o, altrimenti, far prendere loro la via del rimpatrio. Come se finora ne avessimo rimpatriati così tanti.
Peccato che al 31 dicembre del 2023 ne sono sbarcati sulle nostre coste più di 157 mila, una goccia dunque in un mare senza fine. La carta che canta è quella del Ministero dell’Interno che nel suo “cruscotto”, così chiamano il rendiconto periodico degli sbarchi (CLICCA QUI), ci mostra la sproporzione tra l’ampiezza del problema e la più che infinitesimale soluzione trovata.
Il Governo e la destra c’hanno bombardato sostenendo due cose: che gli sbarchi sono diminuiti e che la detenzione in Albania serbe a scoraggiare gli arrivi. Non vera la prima affermazione. Perché se fermiamo le lancette ad ieri, siamo sì solo a quota 21mila 792, ma sempre sopra lo stesso dato dello stesso giorno di due anni fa, quando furono 21.182. Nel frattempo, l’impressionante balzo all’insù del 2023 registrato sotto il Governo Meloni Piantedosi.
E’ tutto da dimostrare che sia vera anche la seconda affermazione, e che cioè i migranti siano scoraggiati dall’avventurarsi verso le nostre coste perché sanno di finire in Albania. Sarà vero che leggano i nostri giornali così approfonditamente? E se non sfuggisse loro che la cosa riguarderà solo i 1200 tra loro sfortunati? Anche noi, nei loro panni diremmo: ma allora perché non provarci?