Qualche giorno fa più o meno 300 migranti, ospiti di due centri in Sicilia, uno a Caltanissetta e l’altro a Porto Empedocle hanno provato a scappare dalle loro rispettive strutture. Ne è  conseguita un’aspra polemica, con i cosiddetti sovranisti pronti a soffiare sul fuoco della paura, peraltro in un periodo storico in cui lo stato di tensione dell’opinione pubblica è altissimo, per le ragioni che ben conosciamo. D’altro canto, però, ancora una volta la compagine di governo è apparsa incerta nel dare le risposte, nel tranquillizzare gli italiani e garantire loro che sbavature del genere (se così si possono definire) non rappresentano che la punta di un iceberg molto più pericoloso.

Bisogna subito dire che il dibattito sui migranti e la sicurezza non è lo stesso dell’anno scorso e degli anni passati: stavolta risente delle polemiche e delle tensioni dell’emergenza sanitaria che, ovviamente, finiscono con l’ingigantire tutto e rendere difficile, se non impossibile, una lettura serena o quantomeno obiettiva del fenomeno. E tuttavia, anche quest’anno, così come negli anni passati, il punto di snodo sta nella distanza tra sicurezza reale e sicurezza percepita.

Secondo i mass media a Caltanissetta i migranti scappati erano risultati tutti negativi ai test. Più di 130 di loro (su 184) sono stati rintracciati e riportati nel centro. Invece  a Porto Empedocle, circa un centinaio di migranti hanno lasciato una tensostruttura temporanea allestita nella banchina del porto, dove erano in corso alcune operazioni di prima accoglienza. Secondo le informazioni raccolte dai giornali, la tensostruttura può accogliere un massimo di circa 100 persone, mentre al momento della fuga erano diventate più di 500.

Come si evince, stiamo parlando di due situazioni molto diverse che, tuttavia, sono finite nello stesso calderone. Colpa di chi vuole la polemica a tutti i costi ma, ripetiamo, colpa anche di chi non riesce a dare informazioni precise, esatte, prive di equivoci. Soltanto con la correttezza dei numeri e delle notizie, infatti, si può favorire una doverosa politica di accoglienza cristiana e umanitaria. Spesso, però, si preferisce tergiversare o non dire tutta la verità e si finisce per prestare il fianco ad attacchi strumentali.

Il dibattito dei migranti, in definitiva, risente di scarsa oggettività, di un deficit di decisionismo deleterio per chi deve essere accolto e per chi vuole accogliere. Dire tutto, dire le cose come stanno, dire la verità: così si smontano le polemiche.

Vincenzo Salviati

About Author