Per migliorare la riforma sulla non autosufficienza bisogna ascoltare le organizzazioni. A dirlo è Paola Garbella, Direttrice della Fondazione Cerino Zegna, ospitata su Percorsi di Secondo Welfare. Nei decreti attuativi della Legge 33/2023 manca l’attenzione all’integrazione socio-sanitaria, ai posti letto per la Long Term Care e al personale: è necessario adottare un approccio più inclusivo e pratico.

Lo scorso 4 febbraio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Trento in occasione dell’assegnazione alla Città del titolo di capitale europea del volontariato, ha sottolineato con enfasi il valore del lavoro di cura che tanto permea e si coniuga nelle molteplici e poliedriche attività svolte su tutto il territorio nazionale dai volontari. Un esercito di persone che “si prendono cura” di altre persone, specialmente le più fragili, e dell’ambiente in tutte le sue declinazioni.

Il valore del prendersi cura del prossimo, l’ “I care” di Don Milani, proprio nel centenario della sua nascita, è il punto focale del mondo dei servizi e della cura alla popolazione anziana, soprattutto non autosufficiente, di cui molto si sta parlando in questi ultimi mesi. I continui “alert” riferiti all’inverno demografico, che sta modificando profondamente i nostri assetti sociali ed economici, ci suggeriscono come sia necessario agire. Altrimenti intere filiere produttive saranno senza addetti, mancando la materia prima umana. Pare sia in atto una presa di coscienza circa i fenomeni citati: in un anno nascono circa 400.000 bambini, ma muoiono circa 700.000 persone. La popolazione anziana ultrasessantacinquenne supera il 25% della popolazione totale, con un indice di vecchiaia superiore a 280 (ovvero, 2,8 anziani per ciascun adulto). Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI

Paola Garbella

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