“Insieme” è un soggetto politico programmatico; per cui è lecito domandarsi quale sia la sua chiave interpretativa degli eventi e della sua proposta politica .
Il Manifesto di “ Insieme” di novembre 2019, documento che è alla base dei contenuti programmatici di “Insieme “ , contiene una sfida radicale: la trasformazione della società italiana. Stefano Zamagni ne dà una definizione molto chiara: è il cambiamento alla radice dei processi economici e sociali , da non confondere con il trasformismo, che spesso è necessario ed opportuno, ma è una razionalizzazione degli attuali equilibri economici e sociali.
Un esempio è sicuramente la rete ferroviaria TAV. E’ indispensabile realizzarla perché non si può restare tagliati fuori dalle grandi reti di comunicazione europee, né si può impiegare ore e ore per percorrere ad esempio la tratta Napoli – Bari , oppure Roma – Palermo. Tuttavia, il progetto, in quanto tale e allo status attuale, risponde ad una logica di “trasporto” della “business society”. E’ un investimento che non modifica la dimensione e la qualità delle disuguaglianze sociali. Rimane invariato il potere delle classi dirigenti attuali.
Perseguire l’obiettivo della trasformazione significa , invece, incidere ,radicalmente, sulla dinamica della attuale produzione e del mondo del lavoro. Un programma di trasformazione non può non contemplare un’azione di tutela delle classi sociali che subiscono gli effetti negativi dell’esaurimento dell’organizzazione produttiva di tipo “fordista”. Infatti, i lavori ripetitivi tipici della produzione di massa , con le relative economie di scala, per migliaia di lavoratori non sono più un’opportunità per un posto di lavoro , per effetto dell’ impiego dei robot e della diffusione dell’intelligenza artificiale.
Siamo di fronte ad una trasformazione perché il cambiamento che producono le macchine “intelligenti” è la sostituzione dell‘uomo in molte funzioni. In altri termini, la novità è il nuovo rapporto tra le macchine e l’uomo che si concretizza in un rapporto di collaborazione tra intelligenze diverse ma complementari, discendenti dalla stessa fonte, l’intelligenza umana , che è la protagonista della progettazione dei nuovi modelli di lavoro. Ci sono due intelligenze che coesistono, il cui insieme “trasforma” le metodologie della creazione del valore. Quindi, essere coerenti con il Manifesto di “Insieme” significa incidere con proposte in positivo sul mondo della produzione, in particolare sulle nuove strutture della generazione del valore.
Si può dire, con Enzo Rullani,(“ Dentro la rivoluzione industriale “ ) che il risultato è un sistema produttivo con al centro un’intelligenza “collettiva”, che si “interconnette” attraverso la rete anche con i processi esterni all’azienda, creando un nuovo “spazio” di lavoro , inesistente prima d’ora.
In altri termini ,come già detto, non c’è più la catena di montaggio. Al suo posto c’è un lavoro trasformato ; cioè, un lavoro che si sta riposizionando e riqualificando per creare un’organizzazione della produzione ad alto valore aggiunto, che si basa su una significativa crescita della capacità professionale del lavoratore, che è ormai un soggetto attivo nella elaborazione del progetto di impresa. E’ una grande “trasformazione” rispetto al tradizionale modello produttivo. Infatti, gli algoritmi che consentono di sostituire l’uomo in molte mansioni, e la rete che interconnette soggetti imprenditoriali diversi, rendono obsoleto il modello della tradizionale manifattura. Cambia, così il management classico: si è esaurito il dogma della massimizzazione del profitto tramite l’economia di scala, come non è più percorribile il modello gestionale che dava poco spazio all’intelligenza creativa , mettendo da parte la tradizionale logica della piramide organizzativa rigorosamente gerarchica.
Per cui, nella elaborazione e redazione del programma di Insieme non si può non prevedere proposte di “governance” del lavoro trasformato ; come vanno previste azioni di rinnovamento delle relazioni industriali, che valorizzino il lavoratore motivato ad investire in se stesso, cioè a migliorare la propria capacità professionale a gestire lo spazio che la nuova organizzazione della produzione lascia alla sua intelligenza .
Il radicale cambiamento che prevede il capitale umano quale epicentro della produzione, è ,alla luce delle considerazione svolte, una trasformazione degli attuali assetti produttivi.
Roberto Pertile