In questi lunghi periodi di crisi per il Coronavirus, per molte aziende si è toccato il fondo. Non possiamo però attribuire solo a questa contingenza sanitaria del Coronavirus il crollo totale delle prospettive di vita delle aziende.

Quasi certamente quest’anno di “lockdown” e la regressione conseguente del mercato in molti settori (vedi ad esempio turistico alberghiero e ristorazione, ma in generale anche di tutti i servizi connessi) hanno portato al colpo di grazia, senza esserne la sola causa. Molte aziende, molte attività erano in agonia già da molti anni e basta leggere nei bilanci degli ultimi tre anni i  debiti fiscali, basta vedere le rimanenze di magazzino, basta vedere gli indici finanziari e quindi gli elastici tirati con le banche, gli indici di rotazione, gli indici di liquidità, ecc.

Sono peraltro gli indici che anche L’Agenzia delle Entrate oggi vuole analizzare, prima di concedere una dilazione al pagamento dei debiti fiscali che oggi emergono o sono emersi dal passato anche più lontano. Io ritengo che oggi si avvicini il momento della verità, che impone una analisi seria a monte, nelle tecniche di gestione, nell’adeguatezza di scelte, senza attribuire ogni colpa al Virus, perché forse un virus gestionale era latente da tempo.

Oggi è forse l’occasione un po’ per uscire allo scoperto, per non sentirsi da soli colpevoli, per condividere insieme nel mercato un pianto che lava via con lacrime condivise anche parte del passato, con lunghi pianti sommessi e nascosti.

Tutti più o meno sono consapevoli che occorrano da tempo analisi serie, con la revisione ed il ridimensionamento di tante ambizioni, di tante scommesse in grande, di facili prospettive. Tutti sono oggi più o meno consapevoli che è necessaria una analisi seria, che parta da anni indietro, per ridisegnare un nuovo futuro.

In questa analisi, crolla anche l’individualismo ed ancor più è necessario mettere insieme, imprenditori e lavoratori le forze in una solidarietà che ha il significato dell’orticello da coltivare insieme, per vivere mirando all’essenziale, per reagire e creare insieme un “frutto” vitale, nella gioia di una rinata creatività.

Da aziendalista, da consulente gestionale, da imprenditore da 40 anni io stesso, da coach e per così dire esperto, capisco che oggi nella solidarietà ci debba mettere anch’io il mio impegno. Ecco perché da tempo, ancor prima dell’orizzonte Coronavirus, ho offerto ad aziende amiche, vicine a me, una spalla, per affrontare questa autoanalisi, per cercare vie di un ridimensionamento, anche unendo le forze tra diversi imprenditori o lavoratori, condividendo strutture logistiche, attrezzature, ammortizzando eccedenze o mancanze di risorse umane in brevi lassi di tempo, per condividere organizzazione quindi, metodi, servizi, ecc.

Sono nate diverse esperienze di positive cogestioni, ma anche qui è necessario progettare questa nuova visione di condivisione, mirando veramente a creare modelli che abbiano il fine di riposizionare la propria economia aziendale su margini di sostenibilità nella solidarietà.

Per questo credo sia necessario anche costruire un PRONTO INTERVENTO AZIENDE, che permetta di analizzare possibili strade nel ridimensionamento e recupero in cogestione e solidarietà di imprenditorialità e lavoro.

Io ho cercato di dare da anni come UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) un primo esempio di un intervento solidale nella impostazione di nuovi progetti.

Sono quindi disponibile in semplicità ad un check-up orientativo, come primo punto di partenza e valutazione su possibili nuove prospettive. Prospettive che coinvolgano anche i lavoratori, gli “stake holder”, quindi tutti coloro che hanno a cuore la vita insieme del mondo produttivo e del lavoro.

Bisogna ripartire, con l’entusiasmo della rinascita nel dopo guerra, perché INSIEME ce la possiamo fare.

INSIEME almeno potremo dire di averci provato.

Alberto Berger

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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