Ci torna su ed insiste il ministro. Ci riprova. Quindi ci crede. Alfiere dell’ italianità. Evidentemente quando ha parlato di “sostituzione etnica” non si è trattato di un incidente. Ora torna ad invocare la difesa dell’etnia. Imparasse a star zitto ogni qual volta la passione per l’ “italianità” lo sospinge su terreni impervi, laddove inevitabilmente scivola, il ministro Lollobrigida darebbe un grande contributo alla sua parte politica.

Eviterebbe che il combinato disposto delle sue dichiarazioni sembri un modo di dire a nuora perché suocera intenda.
Insomma, appaia una sorta di eufemismo, dove “etnia” sta per “razza”. Tra gli altri, il fattore linguistico rappresenta la cifra che più puntualmente definisce il perimetro e l’identità di un gruppo umano. Senonché, come afferma Andrea Moro, illustre linguista, in un libro nel quale dimostra come appunto lo studio delle lingue confuti il razzismo: “…tutte le lingue non sono che variazioni sul tema di una struttura biologicamente determinata…”. Infatti, se le diversità sono una ricchezza, la nostra comune appartenenza all’ umano è un dono incomparabile.

E la vera “italianità”, sulla scorta della nostra grande tradizione umanistica, significa accoglienza, solidarietà, fraternità, riconoscimento di quella dignità incontrovertibile della persona che è uguale per tutti.
Qualunque sia il colore della pelle.

About Author