Scrive Nino Giordano: è sempre vivo in me il legame affettivo con mons. Gastone Simoni e Giorgio La Pira. Così vivo che ho immaginato – attraverso il linguaggio del cuore, che solo può riuscire ad oltrepassare quel sottile muro d’ombra tra terra e cielo – un colloquio tra queste due nobili figure del mondo cristiano sulla tragedia ucraina. Come in un sogno di speranza…

 

Mons. Simoni : caro professore, di fronte alla guerra in Ucraina e alle tante guerre in atto nel mondo oggi solo lei avrebbe potuto svolgere una costruttiva azione di pace.

Giorgio La Pira: avrei avuto anch’io enormi difficoltà, ma nonostante tutto avrei fatto ogni tentativo accompagnando ogni azione di pace con in mano il Vangelo.

Mons. Simoni: se le fosse data la possibilità quale soluzione proporrebbe?

Giorgio La Pira: è una situazione complessa… sarebbe stato molto meglio intervenire ai primi segnali di tensione tra l’Ucraina e la Russia, già in precedenza con gli accordi Minsk.

Mons. Simoni: lei è sempre sorprendente, anche in Cielo lei segue con la solita attenzione gli avvenimenti internazionali.

Giorgio La Pira: in questa situazione, al momento attuale, sarebbe fondamentale un diretto coinvolgimento dei sindaci delle più importanti città del mondo.

Mons. Simoni: in che modo potrebbe concretizzarsi questa iniziativa?

Giorgio La Pira: in modo palese e con uno schieramento chiaro, senza i soliti giochi diplomatici, cento sindaci delle città più importanti del mondo dovrebbero chiedere di essere ricevuti prima da Putin e poi da Zelensky , perorando un cessate il fuoco immediato.

Mons. Simoni: c’è da aggiungere un altro fattore da superare: manca una parola forte e un atteggiamento vigile che ricordi alla politica il suo fine: ordinare la società al bene comune e governare i conflitti, operando per una più decisa trasformazione sociale a favore della pace e della povera gente ancora troppo numerosa tra di noi. Tante le comunità che sembrano essersi arrese di fronte ad una sorta di inevitabilità della guerra.

Giorgio La Pira: Anche se l’Onu e l’Europa non riescono da alcuni anni ad essere come la leva di Archimede, destinata a sollevare verso il monte dell’unità e della giustizia il mondo intero, occorre ugualmente continuare ad impegnarsi con tutte le forze per porre fine alla follia di questa guerra.

Mons. Simoni: e se a lei, messaggero di pace in tanti conflitti internazionali, fosse data la possibilità di sostenere una proposta volta a limitare l’intensità del conflitto fino a una cessazione delle ostilità.

Giorgio La Pira:

  1. Gli eserciti osservino un “cessate il fuoco” immediato seguito da un ritiro ordinato di tutte le forze militari alle posizioni antecedenti il 24 febbraio 2022 (data dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca).
  2. I territori occupati dalle truppe della Federazione Russa al momento del cessate il fuoco devono rimanere territori dell’Ucraina sotto vigilanza e protezione di truppe delle Nazioni unite che dovranno fornire sicurezza attiva e passiva a tutta la popolazione locale indipendentemente dalle differenze etniche, religiose, linguistiche e quant’altro.
  3. Nelle province di Donetsk e Lugansk devono essere nuovamente svolte libere elezioni democratiche e un referendum sull’autodeterminazione della popolazione entrambi supervisionati da più delegazioni rappresentanti le Comunità internazionali: Ocse, Onu, CSI ecc.
  4. In Crimea, al pari delle province di Donetsk e Lugansk dovrà essere svolto un nuovo referendum sotto la supervisione di organismi internazionali per far scegliere alla popolazione se rimanere sotto la giurisdizione politico-economica della repubblica di Ucraina o divenire a tutti gli effetti territorio della federazione Russa, ritracciandone i confini politici che saranno ufficialmente riconosciuti dalla Comunità Internazionale.
  5. Le autorità governative dell’Ucraina si impegnano a dichiarare lo “Stato neutrale” sul modello della Svizzera, assicurando la Federazione Russa della non adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica.
  6. Di contro, la federazione Russa si impegnerà a non interferire politicamente né militarmente nelle scelte politiche del governo ucraino, incluso l’adesione politico-economica all’Unione Europea come da negoziati da tempo già avviati.

Mons. Simoni: lei come al solito è sorprendente… Chissà se questa soluzione in futuro potrebbe essere la base per un accordo tra i due Stati belligeranti. Non tutti ricordano quella proposta negoziale con Ho Chi Minh, quando per la precondizione di un cessate il fuoco immediato lei citò un interdectum dell’antico giurista Gaio che si concludeva con quel vim fieri veto (proibisco che si prosegua nell’esercizio della violenza).

Giorgio La Pira: purtroppo per una serie di ragioni, quella proposta non andò in porto: avrebbe risparmiato tante vite innocenti. Sono convinto che come lo fu Paolo VI per la Conferenza di Helsinki del 1975,  oggi il solo in grado di ricostruire una dinamica e costruttiva mediazione tra le parti è Papa Francesco.

Mons. Simoni: allora è vero che lei anche in Paradiso non lascia in pace il Signore, così da conoscere le trattative segrete che sono in corso con il contributo della diplomazia vaticana del Pontefice.

Giorgio La Pira: Inoltre, se mi fosse richiesto e permesso dal Nostro SUPERIORE, io avrei in mente di scrivere una lettera al presidente Putin e al presidente Zelensky.

Mons. Simoni: proviamo…

Giorgio La Pira:

Egregio sig.  Vladimir Putin, egregio sig.   Volodymyr Zelensky,

Come me, moltissima gente in tutti i continenti sta provando angoscia e dolore per le guerre in atto e in particolare per la vostra: la più dolorosa, perché bagnata da sangue fraterno e cristiano.

Edificare la pace – o spezzare la pace- non è più opera che spetti a coloro che sono preposti alla direzione della vita politica degli Stati e delle nazioni. Consiste sempre più in un processo di edificazione che esige vaste analisi e tocca tutti gli interessi più vitali della comunità umana. La parola ultima, la più impegnativa e decisiva, spetta ormai direttamente, in certo senso, ai popoli.

I Popoli non possono e non devono più attendere il giudizio della storia su quanto è accaduto piangendo i propri cari di fronte alle loro tombe.  Come è accaduto all’indomani del processo di Norimberga, della costituzione della NATO e del Patto di Varsavia. Eppure oggi sono ritornati ancora una volta e più vicini gli spettri della guerra fredda, con incombente il pericolo nucleare.

Mi permetto di ricordarvi che dinanzi alla minaccia di una guerra nucleare le generazioni attuali non hanno il diritto di distruggere una ricchezza che è stata loro affidata in vista delle generazioni future! Si tratta di beni che derivano dalle generazioni passate e di fronte alle quali le presenti rivestono la figura giuridica degli eredi fiduciari: i destinatari ultimi di questa eredità sono le generazioni successive (et ereditatem acquirent eam, Salmo 68). Ci troviamo di fronte ad un caso che i Romani definivano sostituzione fide-commissaria, cioè di un commesso di una famiglia destinato a perpetuare in seno al gruppo familiare l’esistenza di un determinato patrimonio.

A Leningrado il 10 luglio 1970  parlai della necessità di unire le città per unire le nazioni; a Berlino nel giugno del 1969 di denuclearizzare l’Europa e il Mediterraneo: di togliere dall’Europa e dal Mediterraneo le due tende del terrore (la Nato e il Patto di Varsavia) e piantare in essa- al servizio dei popoli del terzo mondo e di tutti i popoli della terra– la tenda della pace!

La pace nella giustizia, nella sicurezza per tutti e nel rispetto della vita degli individui e dei popoli. Credo che anche nel profondo del vostro animo voi condividiate con me che le guerre sono un impazzimento degli uomini. Se riusciamo a fare nostra l’idea che il disegno di Dio è realmente di pace nella convinzione degli uomini, il mondo migliora. Solo così possiamo risvegliare tutte le forze unificatrici che sono latenti nel più profondo di ogni animo e far scaturire la santità, la preghiera, la bellezza, il gusto delle cose elevate; di tutte le religioni: dalla comunità cristiana alle vostre rispettive comunità ortodosse a voi care e superando le attuali divisioni: la storia umana ha NOSTRO SIGNORE come causa efficiente e come causa finale! Come fare a prescinderne? E’ il primo dialogo che bisogna fare: la prima conferenza di pace che bisogna convocare.

Illustrissimi Presidenti,

vi esortiamo ad uscire da questo spaventoso girone dantesco, e trovare una soluzione negoziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Ucraina: una proposta negoziale che miri ad interrompere quel famigerato assioma enunciato dal generale prussiano Von Clausewitz “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” cercando, invece, l’unica via d’uscita di questa immane tragedia fratricida: un cessate il fuoco immediato, senza condizioni preliminari.

Personalmente provo dolore nel vedere coinvolte due città a me care : Mosca e Kiev.

Quando nella mia visita in Russia , il 14 agosto del 1959, atterrendo all’aeroporto  di Vnukovo,  guardai Mosca illuminata , mi ricordai di una visione della Gerusalemme celeste che ebbe sant’ Antonio di Kiev quando ammirando la bellezza di Mosca riconobbe in essa l’immagine terrena della città di Dio, la Gerusalemme celeste; in quei giorni ammirai Kiev, gemellata con la mia  Firenze e culla del cristianesimo russo: città dove andai in pellegrinaggio nelle antichissime grotte, dove si ritiravano in preghiera i primi eremiti cristiani russi: da san Sergio di Radonez a san Vladimiro, principe di Kiev.

Ogni città è sacra. Perciò le città non vanno toccate, non vanno distrutte dalla guerra. Bisogna consegnarle, intatte ed arricchite, alle generazioni future. Ecco, dunque un motivo per cui non bisogna mai più fare la guerra, ma costruire la pace.

Oggi con le bombe nucleari, che annienterebbero l’intera umanità, non si può fare la guerra, fisicamente essa è un’assurdità. L’interlocutore non è un nemico da uccidere in guerra, ma è un uomo con cui si deve competere nella pace.

Proviamo a riportare indietro le lancette dell’orologio e tentiamo di implementare, con il senno del poi, un accordo basato su pochi semplici punti. In tutti i negoziati ognuna delle parti deve essere pronta a concedere all’altra qualcosa, questa è la premessa imprescindibile per una auspicabile accordo. Di fronte al crinale apocalittico della storia, uno spartiacque tra la minaccia dello sterminio e la pace perenne, è inevitabile il negoziato globale tra le forze in lotta per dialogare, dialogare, dialogare.

Signor Presidente Putin, signor presidente Zelensky ,

perché non dare al mondo presente una prova che solo l’accordo, il negoziato, l’edificazione comune, l’azione e la missione comune per l’elevazione comune di tutti i popoli sono gli strumenti che la Provvidenza pone nelle mani degli uomini per costruire una storia nuova e una civiltà nuova, meditando quotidianamente sulla nostra responsabilità davanti a Dio ed agli uomini ?

Perché non ripartire dalla Conferenza di Helsinki del 1975, che – insieme ad altri rappresentanti di tanti paesi del mondo- preparai con il presidente Aldo Moro e mons. Agostino Casaroli, con la guida spirituale di Papa Paolo VI?

La conferenza di Helsinki fu il primo passo che doveva portare alla distensione, al negoziato, all’unità, al disarmo, alla giustizia, alla libertà e alla pace fra tutti i popoli della terra; la firma dell’Atto finale prefigurava una svolta nei rapporti e nelle relazioni tra Est ed Ovest, con sviluppi produttivi nei confronti delle popolazioni africane.

La Conferenza di Helsinki, una cosa incredibile, non fu soltanto europea: l’Europa unita e con essa l’America, il Canada…tutto il mondo. La pace universale.

Fu un rivoluzionario e pacifico coinvolgimento diretto degli Stati e -dal basso- di tutte le città: come libri vivi della storia. Ciascuna è legata a tutte le altre: formano tutte insieme un unico grandioso organismo portatrici di proposte di pace e non di afflizione, nella prospettiva storica del disarmo universale e della trasformazione dell’arsenale atomico in aiuti economici ai Paesi del Terzo Mondo.

Ci appelliamo alle vostre autorevoli persone per trovare una strada per ricostruire insieme, Oriente ed Occidente, una casa comune in grado di reggere alle tempeste, una casa costruita che deve fondarsi sulla roccia; come dice il vangelo di Matteo. E la roccia sono i santi che Occidente e Oriente venerano insieme: i santi Cirillo e Metodio, San Vladimiro, Sant’Antonio di Kiev, San Teodosio, San Sergio di Radonigi, San Nilo e tutti gli altri che sono il comune tessuto di santità della Chiesa d’Oriente e della Chiesa d’Occidente.

Oriente e Occidente devono comprendere e curare i legittimi timori di ogni popolo, non devono più esserci” aree di sicurezza”, ma la consapevolezza della necessità di lottare tutti simultaneamente contro la fame e la povertà e correggere gli errori del passato che progressivamente ci stanno portando alla catastrofe climatica. Sogno o utopia?

La Madonna vi ispiri e vi assista. Con animo pieno di speranza, vi ricordo le parole di papa Giovanni XXIII “Dio e la pace sono la stessa cosa”.

Nino Giordano

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