Poche attenzioni sui nostri giornalini alla rivolta dei contadini in Europa. Eppure ho visto da vicino in Francia la protesta dei “paysans” con i loro trattori, campanacci, forconi, casse da morto simulate, corde nere sulla spalle. Qui i quotidiani dedicano pagine e pagine alla protesta, alla sua dimensione europea nata in Francia per poi espandersi in altri paesi. “Siamo solo all’inizio, dicono i loro capi.

Le ragioni che espongono, dagli striscioni alle interviste dei rappresentanti sindacali (che ci sono eccome) sono poche, ma chiare come tutte le rivendicazioni di massa: siamo i più’ esposti ai cambiamenti climatici e in particolare alla crisi dell’acqua; il gasolio per gli usi non stradali è più tassato di quello dei jet; i benefici dello Stato sono sempre più a favore della industria rispetto a noi; non possiamo nemmeno reggere alla concorrenza dei polli “industriali” importati a milioni dal Brasile.

Secondo “Le Monde” (venerdì 26 gennaio) il partito di estrema destra della Le Pen cerca di cavalcare la tigre, ma non gli è facile perché la protesta è corporativa, ben sindacalizzata e gli orientamenti dei contadini, tra i quali molti padroni e padroncini, è piuttosto più vicina alla destra repubblicana e gollista. Nessun paragone con i gilet gialli che avevano tentato di marciare su Parigi. Erano contro il padronato prima di tutto, mentre i “paysans” sono padroni essi stessi e comunque favorevoli al mercato europeo. Voglioo esportare e assumere regolarmente i lavoratori stranieri. Altro che la Le Pen.

Eppure, scorrendo la stampa italiana questi paragoni sono frettolosamente assunti: dai gilet gialli alla azione della estrema destra. C’è un particolare che distingue la protesta dei contadini rispetto alle altre che siamo abituati a
vedere da noi. Dopo la riunione urgente dei Commissari a Bruxelles e dopo i primi provvedimenti del Governo francese, la protesta continua e minaccia di bloccare non più le strade della Provenza, della Normandia o della Alsazia, ma quelle di Parigi. Prova evidente che le richieste sono più profonde e coinvolgono questioni molto tecniche, a differenza di quanto sino ad oggi successo in, Italia, Germania, Polonia e Romania. Qui le ragioni, stando alle cronache, sembrano più specifiche anche se accomunate dagli stessi slogan: il grano e altre derrate agricole importate dalla Ucraina a basso costo, i salari bassi e ridotti dalla inflazione, le disponibilità dell’acqua. come si vede sempre corporativa, ma a un gradino più basso rispetto alla forza d’urto delle rivendicazioni francesi, che pongono questioni prossime al modello di sviluppo.

Naturalmente a Parigi e a Bruxelles sono in corso trattative serrate. Ancora una volta la lezione arriverà dalla Francia.

Guido Puccio

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