L’Italia risulta uno dei pochi Paesi in Europa dove non è riconosciuta e tutelata la figura del caregiver familiare. Ed è per questo che, primo firmatario, l’on. Paolo Ciani, di Demos, è stata presentata una proposta di legge riempire un vuoto che differenza l’Italia dagli altri paesi più avanzati e attenti alla cura delle persone deboli.

Nel presentare la proposta, si ricorda che “il caregiver familiare è la persona che si occupa e si prende cura responsabilmente di un familiare convivente che necessita di un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale ed in quella relazionale e che necessita di sostegni e supporti per la propria autodeterminazione. Responsabilmente, perché oltre l’attività di cura si è responsabili anche dell’organizzazione e della costruzione della vita dell’assistito, anche nella prospettiva del cosiddetto « dopo di noi ». Troppo spesso si pensa al caregiver familiare come a colui che, in casa, accudisce fisicamente la persona convivente con disabilità, sostituendosi, ove necessario, ai diversi servizi ad essa destinati svolgendo attività e applicando, a volte, manovre di
pertinenza specifica di alcune professioni sanitarie. Ma è la compromissione della sfera relazionale e psichica, della capacità di autodeterminazione piena e in completa autonomia della persona con disabilità che determina la necessità dell’esistenza del caregiver familiare e, conseguentemente, il suo livello di stress psicofisico”.

La proposta di legge tende a farsi carico della situazione in cui il caregiver si trova ad abbandonare l’attività lavorativa e , quindi, a perdere un sostentamento economico proprio, “con la conseguenza di ritrovarsi in una condizione di dipendenza economica da altri, non di rado del medesimo congiunto con disabilità di cui ci si occupa”.

Per questo, scrivono i proponenti ” è imprescindibile che si contempli il riconoscimento di un’indennità mensile per il caregiver familiare a garanzia del diritto alla sussistenza autonoma del caregiver familiare stesso” perché in questo modo significa fare riferimento “ad un modello di società che riconosce il « prendersi cura » della persona,
delle relazioni e dell’ambiente come fondante. I caregiver familiari sono i protagonisti della lotta alla « cultura dello scarto » di cui parla Papa Francesco”.

Secondo i dati contenuti nell’indagine ISTAT del 2018 sulla « Conciliazione tra lavoro e famiglia », sarebbero oltre 2.800.000 (pari al 7,7 per cento della popolazione) le persone che assistono regolarmente figli o altri parenti di 15 anni e più in quanto malati, disabili o anziani. Si tratta del 9,4 per cento delle donne tra 18 e 64 anni e del 5,9 per
cento degli uomini nella stessa fascia d’età, mentre nella fascia d’età da 45 a 64 anni la percentuale d’impegno sale al 12,2 per cento. Tra questi, poi, quasi 650.000 persone si occupano contemporaneamente sia di figli minori di 15 anni sia di altri familiari malati, disabili o anziani.

 

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