C’è poco da commentare sugli incontri di ieri sulle riforme istituzionali, che poi potrebbero finire per significare lo snaturamento del nostro assetto costituzionale con l’importazione del modello del presidenzialismo  proprio di culture e di  storie politiche e istituzionali di altri paesi consolidatesi nell’arco di anni e anni, se non di secoli. Resta in ogni caso la mancanza di ogni riflessione sul problema del consolidamento del processo democratico e decisionale che non sia solo lasciato nelle mani dei capi partito.

Qualche giorno fa avevamo anticipato il giudizio facendo rilevare che queste consultazioni sono già partite con il piede sbagliato perché questa non è materia in cui ci possa o ci debba essere il coinvolgimento del Governo (CLICCA QUI). Si dirà che ci  appella a vecchie liturgie, ma questo significa persino mantenere le idee chiare e distinte tra ruoli e responsabilità in piena coerenza con lo spirito e la sostanza della nostra Costituzione.  Purtroppo, è questione che riguarda anche le opposizioni che questo aspetto procedurale non sembra abbiano rilevato e fatto notare a Giorgia Meloni.

Siamo comunque dinanzi ad un’autentica “distrazione di massa”. Per vari ordini di motivi. Il primo è la credibilità che maggioranza ed opposizione pensano di avere a fronte del loro essere espressione di una minoranza degli italiani. Ma entrambe, maggioranza ed opposizione, si arrogano la responsabilità di discettare sulla casa comune senza preoccuparsi minimamente del fatto che quella casa è oramai abbandonata da oltre il 50% degli aventi diritto ad esprimere una propria opinione  in occasione del voto.

Vi è poi da considerare che ben altri, oggi, sono i problemi veramente stringenti per tutti noi. E senza partecipare alla pure importante riflessione sul funzionamento della macchina messa in piedi con il Pnrr, e cioè di quell’autobus che passa solo oggi lungo un possibile cammino di sviluppo, basta ricordarci del carovita, delle criticità del mondo del lavoro e dei gravi squilibri geografici e sociali che permangono, se possibile in maniera addirittura più grave che nel passato.

Ma la vera distrazione di massa sta nel concetto in sé di un confronto, molto probabilmente si tratterà di uno scontro, che non serve ad affrontare la vera questione che il Paese ha dinanzi da alcune decine di anni. Si tratta del ruolo del Parlamento. Evidentemente, lo si vuole ancora di più espropriare delle proprie funzioni, a partire da quella della  rappresentanza. Abbiamo scritto che si tratta di un problema di carenza di cultura politica che, salvo rare eccezioni, sembra accomunare tutta la maggioranza e parti importanti dell’opposizione, senza riconoscere che il ridimensionamento del Parlamento costituisce una delle cause del degrado istituzionale in cui ci ritroviamo.

Abbiamo ricordato proprio ieri Aldo Moro e dobbiamo constatare che la sua lezione in materia soprattutto di sensibilità istituzionale è davvero lontana dall’essere appresa e perpetuata.

Noi continueremo ad essere contro ad ogni ipotesi presidenzialista e anche sulla questione del Sindaco d’Italia ci sarebbe molto da dire perché il sistema di equilibri previsti dalla Costituzione va semmai riscoperto e non ulteriormente indebolito per inseguire la fallimentare visione dell’uomo, o della donna sola al comando.

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