Dal Qoelet: (Ecclesiaste) “per ogni cosa c’è il suo tempo: C’è un tempo per piantare e un tempo per costruire. Questa citazione biblica ben si presta a interpretare le ultime due pubblicazioni di Romano Prodi

a) Strana vita, la mia, Solferino, settembre 2021;
b) L’Europa, Rizzoli, novembre 2021.

Queste ultime due tappe rappresentano il compendio essenziale dell’opera di Romano Prodi, classe 1939, un accademico che ha privilegiato e approfondito l’ambito economico, in diverse Università di tutto il mondo.
Presidente dell’ IRI in 2 tornate: 1982-1989 e 1993-1994, ha fondato nel 1995 la coalizione politica dell’Ulivo. Ministro dell’Industria (1978-1979), Presidente del Consiglio dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008. Presidente della Commissione Europea 1999-2005.

Nell’Introduzione dell’ultimo saggio “L’EUROPA” (in foto) l’approccio è molto assertivo:
Vi sono buone ragioni per cui l’Europa è stata per tanti secoli al centro del mondo. Vi sono buone ragioni per cui l’Europa non è più al centro del mondo. Ma vi sono anche buone ragioni per cui l’Europa può ritornare a essere l’Europa, centro del mondo.

Da storico, Prodi ricorda che il seme dell’Europa è germogliato nella cultura greco-romana, ma si affinò nel cristianesimo, dopo la caduta dell’ Impero di Roma, divenendo il baluardo contro tutte le invasioni barbariche nell’alto Medioevo. Su questo humus culturale nacquero, si radicarono e si svilupparono le grandi università, che mantennero vivide le conoscenze e le scienze, attraverso il dialogo fecondo tra i protagonisti del tempo, nel corso dei secoli. Il processo di integrazione venne costantemente alimentato dalle “innovazioni nella letteratura, nella filosofia, nell’arte e nella scienza, a partire dall’alto Medioevo fino al secolo scorso”.

Nel corso dei secoli la leadership culturale si è trasferita nei vari territori, passando dall’Italia alla Spagna, dai Paesi Bassi alla Francia, dalla Gran Bretagna alla Germania. Questo continuo passaggio del potere politico e culturale fu alimentato da guerre continue, che danneggiarono la vitalità dell’Europa, trasferita verso gli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale e tramontata definitivamente, dopo la seconda guerra mondiale. Questa sconfitta spinse Europa verso la ricerca di una nuova unità politica, che poteva tornare a essere protagonista nel mondo, recuperando le vecchie radici. Questo clima collaborativo ha garantito la pace da oltre 75 anni e ha messo in evidenza che la collaborazione sovranazionale avrebbe potuto garantire un ruolo importante nello scacchiere internazionale.

La prima intuizione di questo nuovo approccio può essere fatta risalire al Manifesto di Ventotene del 1941, secondo cui solo la pace avrebbe potuto far tornare in auge il vecchio continente. Questa ipotesi favorì la creazione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), che divenne la base della Comunità Economica Europea, fondata nel 1957 a Roma, composta oggi da 28 soci.

Il Trattato di Maastricht del 1992 registrò un’ ulteriore accelerazione a favore dell’integrazione politica. Il progetto dell’Unione Europea, dopo l’uscita della Gran Bretagna, si può rafforzare ulteriormente, con il superamento dell’attuale sistema di votazione, ancora inchiodato sul voto unanime di tutte le decisioni. Un cammino difficile da percorrere, ma certo non impossibile, soprattutto dopo che gli eventi hanno dimostrato che l’Europa non ha ancora perduto la memoria del passato e non ha rinunciato ad affrontare le nuove sfide che si presentano e si presenteranno in futuro.

I contenuti essenziali, tratteggiati nell’Introduzione, vengono approfonditi nei seguenti capitoli successivi:
I) Alle origini dell’Europa: La cultura ricompone l’Europa: nelle nuove università siedono negli stessi banchi gli studenti di tutto il continente. Sono evidentemente pochi e solitamente ricchi. Il cammino verso Bologna, Padova o Parigi può durare giorni, settimane o mese. Sono queste università che, attraverso la diffusione di una comune cultura, si diffondono in tutto il continente e preparano una identità europea così forte da sopravvivere ai continui tragici conflitti. Alle radici della costruzione dell’Europa stanno i grandi ordini religiosi e alla radice di queste radici stanno i benedettini, nati nel VI secolo. I loro conventi si diffondono in tutta l’Europa: nelle loro videoteche sono stati realizzati i più preziosi manoscritti miniati e attorno a loro si è iniziata la ricostruzione dell’intero sistema economico. Altri grandi ordini religiosi, come i francescani e i domenicani, si sono ad essi affiancati e, in alcuni periodi, ne hanno superato la presenza percorrendo diversi cammini. Tutti hanno tuttavia contribuito a diffondere, insieme al cristianesimo, una comune cultura europea, che circolò tramite viaggiatori ed esploratori e attraverso personaggi di alta cultura, come Averroè e la sintesi del pensiero filosofico, Cartesio e la ragione. Le loro influenze diedero vita alla cosiddetta rivoluzione dei lumi.

II) Le ragioni dell’Europa unita: Il Trattato di Versailles e l’illusione della pace nel 1919, dopo la prima guerra mondiale; la ricostruzione postbellica come eredità della seconda guerra mondiale. Europa unita per il progresso e per la pace, con la firma dei trattati per il Mercato Comune e per l’ Euratom, avvenuta a Roma il 25 marzo 1957. Questo fu il commento di De Gasperi: “finalmente le frontiere in Europa vengano abbassate e si abbia una Comunità sola e una libera circolazione sia per le persone sia per le cose e soprattutto per il lavoro”.

III) Le tappe di un percorso: La struttura istituzionale dell’Unione europea garantisce il delicato equilibrio tra i poteri sovranazionali dell’Unione e i poteri in capo agli Stati membri. Il Parlamento è scelto direttamente dal popolo, nel tempo sono state abolite le frontiere, nasce la moneta unica, si condividono i diritti fondamentali, nonostante l’uscita dolorosa della Brexit.

IV) Un’ unione non solo politica: La giustizia comunitaria, la vitalità delle grandi, medie e piccole imprese, la conquista dello spazio, il valore condiviso del welfare, i diritti delle donne, una politica per il Mediterraneo, dalla tutela dell’agricoltura alla transizione ecologica, l’emergenza ambientale portata alla ribalta.

V) l’Europa nella vita dei cittadini: Viaggiare senza frontiere, la generazione Erasmus, un potenziale turistico unico al mondo, il linguaggio universale della musica, lo sport federatore.

Il capitolo conclusivo della pubblicazione, arricchita da molte immagini, si pone il tema : quale futuro per l’Europa?
Ed ecco la ricetta del Professore: “La storia dell’umanità non aveva mai assistito a un progetto così nuovo e ambizioso, come quello di mettere insieme, nella democrazia e senza spargere una goccia di sangue, popoli che si erano per secoli combattuti fra di loro.

Le difficoltà sono quindi state tante e, accanto ai grandi risultati raggiunti, dobbiamo prendere atto dei lunghi periodi di paralisi e, anche, delle numerose fasi di arretramento… Non siamo ancora riusciti a includere tutti questi risultati in una unica carta costituzionale, né siamo stati in grado di dotarci di una politica estera comune per parlare al mondo con una sola voce. Durante la fase di crescita europea, anche lo scacchiere internazionale si è modificato, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Russia alla Turchia. Siamo di fronte a un capitolo nuovo nella storia dell’umanità.

L’ottimismo del professor Prodi, da politico navigato, sottolinea che tocca ancora alla politica fare i passi necessari per l’abolizione dell’unanimità dei processi decisionali. Si tratta di una vera e propria rivoluzione che ragionevolmente non può non comportare grandi dissensi. Quindi bisogna mettere in conto che qualche paese membro non sia disposto ad accettare i più stretti legami che questa decisione comporta. Questo sarebbe un male, ma è certo un male minore rispetto a un’ Europa che, dopo avere tanto dato al mondo, si rassegna a cancellare il suo passato e a rinunciare per sempre al suo futuro. Se riusciremo a superare l’ostacolo dell’unanimità, l’Europa potrà raggiungere gli obiettivi e affrontare le sfide che l’attendono.

Pietro Panzarino

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