La “Giustizia” sta vivendo un’ intensa stagione di riforma. In realtà, non è da oggi che il sistema giustizia è sottoposto a costante revisione. Ma la logica dei piccoli interventi, non sempre disinteressati, ne ha compromesso l’efficacia e l’efficienza e, talvolta, anche la credibilità. La riforma del sistema di giustizia, civile e penale, a cui stiamo assistendo, invece, per la vastità e profondità degli interventi che propone, apre scenari che devono essere valutati non solo in relazione agli obiettivi dichiarati (efficacia, efficienza, tempi, qualità, quantità) ma anche e, per quanto ci riguarda, soprattutto, nella loro dimensione etica e democratica.

Ora, nella prospettiva qui preferita, vi è un parametro di valutazione di qualsivoglia provvedimento legislativo che deve guidare i nostri passi: la giustizia sociale.

Da Leone XIII ad oggi, il Magistero della Chiesa ha manifestato una costante preoccupazione per la giustizia sociale. L’esigenza di un cristianesimo autentico, impegnato nella lotta per la giustizia nel mondo, è presente nella costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, nell’enciclica di Paolo VI Populorum progressio nonché, per arrivare ai tempi nostri, nelle encicliche Laudato Sì e Fratelli tutti del attuale Pontefice. D’altra parte, la storia della liberazione del popolo d’Israele dall’Egitto ruota attorno ad un avvenimento decisivo: la liberazione dall’oppressione in Egitto e l’Alleanza. Insomma, il linguaggio dell’ “oppressione”, dell’ “ingiustizia” e del Dio “liberatore”  che “ rende giustizia agli oppressi” dovrebbe diventare il nostro, con tutta la sua forza e il suo realismo.

Poi arriva la Costituzione ad affermare  all’art.3 l’uguaglianza formale e sostanziale con il dovere di rimuovere gli ostacoli che la limitano. È proprio sull’uguaglianza sostanziale che nascono le maggiori criticità e che si scoprono le fragilità del nostro sistema di giustizia sociale. E’, questa, una continua sfida per la società e per la politica.

In un precedente intervento sempre su queste pagine scrivevo: “Non è per caso che abbiamo stampato nel simbolo del nostro partito INSIEME per il lavoro, la famiglia, la solidarietà e la pace. Molti parlano di lavoro, di famiglia, di solidarietà e di pace. Pochi, troppo pochi, di giustizia sociale. Eppure è la giustizia sociale che le lega e le tiene unite in un’unica visione. Senza giustizia sociale non c’è dignità del lavoro e dei lavoratori, non è concepibile la famiglia come cellula sana della società e prima comunità educante, la solidarietà degrada a mera petizione di principio e la pace una chimera. Se vuoi la pace lavora per la giustizia, ammoniva San Paolo VI. “

Mi piace concludere questo breve, ma spero efficace, intervento con le parole di Calamandrei che esprimono al meglio il valore della giustizia e il ruolo della politica. “Prima condizione dello Stato forte è la fiducia del popolo nella giustizia …” e aggiungeva “Nel sistema della legalità, fondato sulla divisione dei poteri, la giustizia deve essere rigorosamente separata dalla politica …”.

Dunque, “fiducia” nella Giustizia e “separazione” dalla Politica, due facce della stessa medaglia per la credibilità del sistema giustizia , con l’auspicio che i pilastri etici appena accennati, con quel che comportano in concreto, sorreggano il lavoro del dipartimento “ GIUSTIZIA” che, ora, dopo il recente nostro congresso di Insieme, può e deve iniziare i lavori.

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