Si fa presto a dire rappresento il Popolo e, poi, a comportarsi come se fosse vero per davvero.

Avevamo pensato opportuno non commentare l’intervento con cui Giorgia Meloni aveva chiuso la manifestazione Atreju. E questo perché non avremmo potuto passare sotto silenzio le tante cadute di stile e le espressioni, spesso letteralmente brandite come autentiche clave, contro singoli cittadini o singoli avversari politici. Abituati a quello che una volta erano gli atteggiamenti di tutti i rappresentanti del popolo, salvo rarissime eccezioni, fossero essi di destra di centro o di sinistra. Siamo stati abituati male e, pertanto, il primo istinto è stato quello di lasciar perdere perché la politica non è la propaganda, non è il togliersi i sassolini dalle scarpe che riguardano questioni personali. Non è neppure l’uso smodato, e quasi persecutorio per le orecchi di chi ascolta, dell’ IO, IO, IO.

Però, ripensandoci bene, riteniamo giusto esaminare almeno un punto del discorso di Giorgia Meloni, anche perché è diventato un mantra. Suo e dell’allegra brigata che la circonda, si tratti o meno di “fratelli d’Italia” o leghisti o forzisti d’Italia. L’insistenza, cioè, con cui amano definirsi rappresentanti del popolo. Ma non perché non lo rappresentino: sono stati eletti e, quindi, rappresentanti lo sono. E su questo non ci piove. Il punto è quello della qualità e l’entità di una tale rivendicata rappresentanza.

E sarà sempre bene ricordare a Giorgia Meloni ed ai suoi che la loro maggioranza si è formata grazie all’espressione da parte del corpo elettorale che, considerando astenuti, schede bianche e quelle annullate, è restata ben sotto il 50% degli aventi diritto. E questo, dunque, rende ancora meno giustificabile lo “spoil sistem” in corso per occupare manu militari tutti i gangli vitali dello stato che riguardano tutti i cittadini che, in questo caso, non coincidono con il molto più ristretto numero degli elettori e che, quindi, non dovrebbero vedere finire la cosa pubblica diventare oggetto di conquista di parte.

A questo livello, in particolare per la Rai, non c’era giunto nessuno. Come, giusto per fare un esempio, ha dimostrato la guida del Tg2 affidata a suo tempo all’attuale Ministro Sangiuliano. E questo è avvenuto sotto i governi di vari colori formatisi dopo le elezioni del 2018. Non sono mancati comunque esempi che, in qualche modo, prefiguravano  l’occupazione della cosa pubblica da parte della politica, per carità. Ma non certo come esclusiva guarentigia per la sola maggioranza, se non addirittura per un solo partito che la fa da padrone.

In ogni caso, noi che siamo nati anche per contrastare questo modo di concepire la politica non accettiamo oggi quel che fanno la Meloni e i suoi. Come a suo tempo avemmo lo stesso atteggiamento nei confronti di altri, quando hanno confuso la responsabilità pro tempore di guidare il Governo per dipingere con i loro colori le poltrone di enti ed organismi che non sono loro, ma degli italiani.

Siamo comunque di fronte alla conferma che, sia pure inascoltati, a partire da un certo mondo che pure è almeno nipotino, o così si definisce, di quei costituenti che credevano negli equilibri dei poteri e nella diligenza e competenza con cui andrebbe adempiuta la responsabilità pubblica, noi ci battiamo perché questo sistema politico sia cambiato e rinnovato, perché il Paese ha bisogno di altro.

Resta la speranza che, come accaduto a qualche altro “uomo solo al comando”, prima o poi si disveli davvero quanto sia distante l’affermare di essere rappresentanti del Popolo dal farlo nella consapevolezza che il Popolo è anche quello che, non solo non ti ha votato, ma che non è andato a votare affatto.

E invece d’inebriarsi di una vittoria che potrebbe, su queste basi, non durare quanto si pensi, e questo lo abbiamo già visto, o per la gestione sfrenata del potere, preoccuparsi dei veri problemi del nostro sistema democratico.

Ma se questo non ce l’hai nel tuo Dna nessuno te lo può dare … salvo il brusco risveglio che in politica avviene più frequentemente di quel che si pensi. E anche in questo caso vicende recenti, e recentissime, potrebbero servire da monito e da lezione.

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