L’esibizione canora di Roberto Vecchioni e Alfa al Festival di San Remo (senza fiori, nuovamente!) me l’ero persa perché all’estero. Dopo averla vista qualche tempo dopo, mi ha destato belle emozioni prima, alcune riflessioni, poi.
In prima battuta sono stato colpito dall’armonia del duetto tra un giovane dalla faccia pulita, schietta, solare ed un personaggio “diversamente giovane”, il professore dal volto umano solcato da un’esistenza energica, gioiosa e piena di solide esperienze di vita, di cultura. Quindi, ho osservato più a fondo questo, magico rapporto di sinergie tra il maestro e l’alunno, tra la saggezza o sapienza e la diligenza, il desiderio di donarsi e quello di apprendere, passione e voglia di condividere nell’unione e nella confluenza di valori umani, artistici, di ideali “eterni” come l’amore, la pace ed il linguaggio universale che è la musica.
Sto evocando, non a caso, sentimenti e qualità che si manifestano in modo assolutamente raro e direi intangibile nella vita di Palazzo; soprattutto nei comportamenti e nelle dichiarazioni, anche via social, della nostra classe dirigente, fatta debita eccezione – ovviamente – per il Presidente Mattarella.
Quindi, la mia petizione, in questi ultimi giorni di campagna preelettorale, è che i leader politici apprendano da questo, forse banale esempio – come quello dei tre amici che si sono abbracciati negli ultimi istanti della propria giovane esistenza prima di esser travolti dalla furia del fiume Natisone – abbandonino la spada e l’elmetto, brandendo soltanto un innocuo fioretto o magari prendendo in mano un mazzo di rose le pongano nei propri “cannoni”, secondo quanto recitava una canzone degli anni ’70. La gente comune – come eravamo definiti da Cossiga – è davvero stanca di ascoltare interminabili, chiassosi litigi tra chi si promuove più bravo dell’altro, argomenti polemici su fatti specifici o marginali, di vedere continuamente i dati sulle previsioni di volto dei partiti da quelli maggiori ai neonati o nascituri sena sapere quali programmi li impegnano per la prossima legislatura europea. Ed in particolare ci dicano almeno due cose:
a) come uscire dalla guerra con la Russia, come assumere sia da un punto di vista di Stato-membro, sia come U. E., un ruolo essenziale nel conflitto israeliano;
b) come contenere il debito pubblico verso le istituzioni europee, che viaggia oltre i 2.300 miliardi di euro. A tal riguardo ci si chiede perché mai non emuliamo gli USA, cui siamo fedeli quasi pedissequamente, nella prevenzione e repressione dell’evasione, cosa che in America è seria e incorruttibile.
Infine, da vecchio ecologista, aggiungo la necessità di un impegno maggiore ed efficace nella salvaguardia e nella sostenibilità dell’ecosistema in cui i problemi derivanti dal cambiamento climatico sono ormai prevedibili, ordunque da affrontare con urgenza e competenze da parte degli organismi tecnico-amministrativi preposti in sinergia con quelli dell’U.E., dimostrando così che siamo un Paese capace di auto organizzarsi e responsabilizzarsi utilizzando quel qualificatissimo know-how, spesso eccellente all’estero, anche per la tutela del nostro, stupendo ma delicato territorio.
Michele Marino