Ci vuole ben altro che non andare più al Papetee per spacciarsi come uomo di governo. Soprattutto capire che non basta rinverdire il “Catalano” di “Quelli della notte” di tanti anni fa che ci regalava quello che non sapeva andare oltre le cose scontate.

È giusto che chi è in grado di lavorare lo faccia  e non sia mantenuto con i soldi pubblici. Peccato che in numerosi casi, il problema sia spesso quello di trovarlo il lavoro. O se c’è, far combaciare la domanda con l’offerta. Cosa che richiama spesso una serie di variabili riguardanti la remunerazione, gli orari, i trasporti e così via. Basta avere un figlio alla ricerca di lavoro per scoprire la complessità nel trovare un punto ragionevole d’equilibrio attorno al quale sia possibile coprire un posto di lavoro ed evitare vere e proprie forme di sfruttamento. Sono quei limiti e quelle criticità del Reddito di cittadinanza, finito per trasformarsi, in tanti casi, in un mero sussidio di disoccupazione, di cui parla oggi anche Natale Forlani (CLICCA QUI). In tantissimi casi, non ha funzionato il meccanismo destinato a mettere d’accordo offerta e domande: si sono solo dati degli stipendi ai “navigator” e non c’è stata alcuna formazione.

Da quel che vediamo oggi, il nuovo sistema escogitato rischia di portarci agli stessi risultati se non peggio, e così esploderà il problema di ampie fasce di “occupabili” cui daremo il nome più consono alle loro condizioni: disoccupati. Per loro è le loro famiglie è facile prevedere un magro futuro. E vedremo cosa si dovranno inventare “Catalano”, e gli altri suoi colleghi  “catalani”, che in questi giorni parlano come faceva il Di Maio convinto di aver sconfitto la povertà, per evitare la possibile esplosione di un vero e proprio conflitto sociale. E come riusciranno a rispondere ai guai in cui hanno messo i sindaci, anche i loro, che si trovano davvero in prima linea e, sostanzialmente, abbandonati.

Adesso dicono di voler intervenire con la comunicazione che, però, a fine mese mette a tavola solo chi è pagato per farla.

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