Piersilvio Berlusconi fa irruzione nella politica. Dice che potrebbe scendere in campo come fece il padre oltre trent’anni fa. La cosa è ancora da valutare, ma è probabile che la si faccia. Certo con tutt’altro numeri, visto il  salasso subito da Forza Italia nel frattempo.

Quello che finora era considerato solo un malumore per come vanno le cose degli “azzurri”, la dichiarazione di Pier Silvio Berlusconi lo fa deflagrare visto chi sono i veri ed indiscussi azionisti di maggioranza di Forza Italia. Tajani non ha il “quid”. Si ritorna alla formula con cui Berlusconi padre si liberava dei collaboratori considerati più fedeli fino ad un minuto prima. Delegittimazione sperimentata da tanti, noi ci limitiamo a ricordare Bondi, Alfano e Toti.

Berlusconi figlio cita altri dei vertici attuali di Forza Italia, tra cui Gasparri e la Della Chiesa. Tutti bravissimi, per carità, ma per loro giunge il ben servito per lasciare spazio a gente più giovane.

Nel caso di Tajani, il pretesto è stato quello della sua disponibilità per lo “jus scholae”, tema che ha creato frizioni nella maggioranza. E  il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli esteri, dopo l’intervento a gamba tesa di Pier Silvio, è corso a precisare che lui non ne ha mai fatto una questione prioritaria. Ma ormai il possesso del “quid” gli è stato disconosciuto. Un momentaccio per i vertici di Forza Italia, anche se c’è chi parla di una ciambella di salvataggio che adesso Tajani cercherà di ricevere da Marina Berlusconi che si è sempre più distinta dalle posizioni dell’estrema destra con le sue posizioni più aperte in materia di diritti. E non si può escludere che su taluni punti i due Berlusconi abbiano opinioni diverse o che, ammesso che questa diarchia esista, la pluralità di atteggiamenti non venga ritenuta utile per lasciare ad Arcore tutte le porte aperte a seconda di come si sviluppa il quadro politico.

Sotto la scure di Pier Silvio è finito anche Matteo Renzi nonostante i suoi rapporti con Berlusconi padre siano stati a tratti anche tumultuosi, ma sostanzialmente cordiali. Al punto che la Mondadori è diventata la casa editrice di Renzi per le sue fatiche editoriali, incluso, l’ultima, “L’influencer”, dedicato a Giorgia Meloni. L’erede di Arcore, infatti, sembra considerare oggi l’ex Presidente del consiglio praticamente finito. La reazione di Renzi non si è fatta attendere con la rottura del suo contratto con la casa editrice della famiglia Berlusconi. E tutto per il giudizio sulla Presidente del consiglio e sul suo governo. Una divergenza tale da provocare una rottura che appare irrimediabile.

Tante teste mozzate, insomma, offerte da Pier Silvio Berlusconi su di un piatto d’argento a Giorgia Meloni di cui  ha tessuto gli elogi. Lontani i tempi in cui il padre metteva a favore di telecamera il  tagliente giudizio scritto su Giorgia Meloni appena giunta alla guida di quello che lui considerava il “suo” centrodestra. Ora si tratta di capire i motivi che stanno all’origine della sortita che, in un colpo solo, ha già fatto le prime vittime… tra quelli che ad Arcore sono considerati sprovvisti del “quid”.

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