Si aprono davanti a noi, per i prossimi anni, scenari rinnovati per una interazione generativa tra Terzo Settore, Green Economy e finanza sostenibile. L’Arcivescovo di Milano Delfini ha affrontato di recente il tema della finanza globale. Appare evidente, a suo avviso, il conflitto con i signori del suolo, dei semi, dell’acqua, della guerra se ci si pone al seguito del magistero di papa Francesco per un mondo nuovo. Il sistema finanziario, che ha imposto la globalizzazione, con alleati il mercato ed il neoliberismo, sono in crisi. Siamo chiamati pertanto a scrivere pagine nuove dell’economy of Francesco. Una di queste riguarda il rapporto tra finanza e non profit. La finanza sostenibile infatti non è più di nicchia. È largamente diffusa con gli strumenti ben noti ma con un approccio nuovo alla materia. Investire in modo etico e sostenibile però non basta. Occorre andare oltre coinvolgendo non solo i temi ambientali ma anche quelli sociali.

Buona la collaborazione tra Forum del Terzo Settore e Forum per la finanza sostenibile alla tre giorni di San Marino di 8-10 luglio. Nel rapporto tra finanza e non profit parliamo ora di imprese e non di filantropia. L’obiettivo del Forum è promuovere tra gli Enti del Terzo Settore un rapporto intraprendente alla finanza sociale per sostenere i loro progetti.

Avremo un quadro della situazione a novembre, per la Settimana dell’investimento sostenibile. Il tabù è ormai caduto. È ora di trovare soluzioni nuove. Parliamo ormai di finanza ad impatto sociale quando un soggetto finanziario concede risorse finanziarie o entra in imprese che producono un ” impatto sociale positivo “. Sono quelle attive nei settori dell’ambiente, della sanità, delle infrastrutture. È la prova di una maggiore attenzione di cittadini, investitori ed imprese ai temi della sostenibilità, del non sfruttamento, della salute. Ovviamente se non ci troviamo di fronte a casi di social washing. Ormai in Italia abbiamo fondi di investimento specializzati in attività ad alto impatto sociale. È un impegno fondamentale per l’impresa sociale. Vengono investiti quasi 58 milioni di euro.

È in atto una grande operazione di equity-crowdfunding che coinvolge circa 450 mila persone che in media, oltre al loro impegno in attività di integrazione di persone con disabilità, agricoltura sociale, lotta alla povertà educativa, housing sociale, investono mediamente più di 200 euro ciascuno all’anno, per un totale di 100 milioni. Con circa 15 mila fondi di investimento abbiamo a disposizione 3 miliardi di capitale paziente per imprese ad alto impatto sociale.

Stiamo parlando di meccanismi di accumulazione patrimoniale soprattutto delle numerose cooperative sociali, attraverso il lavoro dei soci ed utili non distribuiti. Bisogna considerare anche che il capitale sociale è controllato dai soci in modo democratico. Occorre tuttavia evitare il rischio di perdita di biodiversità imprenditoriale assimilando con la finanza le imprese sociali a quelle for profit. Le prime devono mantenere un proprio specifico modello di crescita. Non dimentichiamo il peso della finanza eticamente impegnata come quella di Banca popolare etica, con un miliardo di euro per imprese sociali ma bisogna potenziare il capitale proprio con la deducibilità fiscale del capitale investito in imprese sociali.

Fieri di aver raccolto la sfida di papa Francesco per un mondo nuovo, ora dobbiamo reinventare l’economia e lo stesso Terzo settore. Non basta esigere l’attuazione della sua Riforma. Tutto il sistema economico, ad esempio, deve essere impegnato nella transizione ecologica. Da questo punto di vista l’Italia arranca, anche se non mancano buone pratiche e comunità energetiche. L’Europa accelera con Green New Deal ma il nostro Paese manifesta troppi dubbi e burocrazia. Nel 2020 la potenza istallata con le rinnovabili è stata inferiore del 35 % rispetto al 2019. Ciò significa danni al Pianeta e benefici economici persi. Ora dobbiamo spendere bene i quasi 6 miliardi previsti dal Piano nazionale. Più di un terzo, tuttavia, dell’energia elettrica deriva in Italia da energie rinnovabili: idroelettrica, solare, eolica, da bioenergie, geotermica. Siamo il terzo produttore di rinnovabili in Europa. Ora la crescita è con il contagocce mentre dovremmo correre.

L’aumento della generazione elettrica da fonti verdi avrebbe ricadute positive su tariffe, clima e ambiente. È il momento della conversione ecologica ed etica delle imprese. Esse devono contaminarsi a vicenda con diffusione di conoscenze, partnership, valorizzazione delle persone e dei territori verso una economia sostenibile. Gli esperti IPCC hanno lanciato in agosto il grido di allarme per il Pianeta: il surriscaldamento è velocissimo e rischiamo di far saltare tutti gli equilibri geopolitici. Ma può salvarci l’energia pulita. Anche i modelli agricoli possono cambiare e favorire la transizione ecologica.

Salute dei suoli, fertilità ed agricoltura biologica sono strettamente legati. I microrganismi del suolo possono favorire la cattura del carbonio e mitigare l’effetto serra. I suoli sono uno dei principali serbatoi di biodiversità. La riduzione del 50 % dei pesticidi e del 20% dei fertilizzanti in Europa entro il 2030, può favorire il passaggio del 25% della superficie agricola a biologico. Sono in crescita in Italia i biodistretti. 649 Comuni interessati, che coinvolgono pubblico, privato, Terzo Settore con migranti, minori, anziani, diversamente abili e intera popolazione. Il biologico fa comunità.

L’obiettivo Zero emissioni non è un sogno. Il portavoce italiano dei Friday for future, Giovanni Mori, lancia l’allarme prima del Cop26 di Glasgow e del pre-Cop di Milano, in vista della manifestazione di venerdì 24 settembre: sul clima occorre una strategia globale coordinata: abbandono del carbone e taglio degli investimenti per petrolio e gas. In Italia, ad esempio, esistono ancora sussidi alle fonti fossili per 20 miliardi. Anche il Terzo settore è impegnato con il PNRR nella transizione ecologica e digitale in atto. Tutto è connesso.

Silvio Minnetti

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