The Guardian di Londra rivela di aver condotto un’altra clamorosa inchiesta con  un consorzio internazionale di giornalisti investigativi composto da giornalisti di oltre 30 testate, tra cui 30 testate tra cui Le Monde, Der Spiegel e El País. Questa volta l’indagine è servita a smascherare un gruppo di israeliani che, secondo il quotidiano britannico, sarebbero stati gli autori di della manipolazione di più di 30 elezioni in tutto il mondo utilizzando hackeraggi, sabotaggio e disinformazione automatizzata sui social media (CLICCA QUI).

Il  giornale ha condotto una vera e propria indagine per rivelare che il gruppo, che lavorerebbe anche per aziende private, è gestito da un ex agente delle forze speciali israeliane che adesso lavora privatamente usando lo pseudonimo di “Jorge”. Il personaggio in questione è stato sentito dai giornalisti, ma si è limitato a negare di aver svolto ogni attività illecita.

Ma in precedenza, tre giornalisti, di Radio France e dei  quotidiani israeliani Haaretz e TheMarker, gli avevano parlato senza rivelare la loro identità, fingendosi potenziali clienti,  facendogli raccontare delle cosiddette  “operazioni nere” condotte per conto di agenzie di intelligence, personaggi impegnati in campagne politiche e dirigenti di  società private che volevano manipolare segretamente l’opinione pubblica. Jorge avrebbe detto che le operazioni sarebbero state condotte dal suo gruppo in Africa, Sud e Centro America, Stati Uniti ed Europa.

I giornalisti sono venuti così a sapere che il gruppo userebbe un sofisticato pacchetto software, chiamato “Advanced Impact Media Solutions o Aims” in grado di controllare migliaia di falsi profili di social media quali quelli di Twitter, LinkedIn, Facebook, Telegram, Gmail, Instagram e YouTube. Il progetto investigativo, parte di un’indagine più ampia sull’industria della disinformazione,  è stato coordinato da Forbidden Stories, un’organizzazione no profit francese la cui missione è indagare su giornalisti assassinati, minacciati o incarcerati.

In più di sei ore di riunioni registrate segretamente, Jorge e il suo team hanno spiegato di come avrebbero potuto raccogliere informazioni sui rivali, anche utilizzando tecniche di hacking per accedere agli account Gmail e Telegram. Ma avrebbero fatto anche di altro come azioni di discredito di taluni personaggi politici.

Insomma, i giornalisti impegnati nell’investigazione sono convinti di aver trovato le prove sull’esistenza di un mercato privato globale della disinformazione finalizzato alla manipolazione delle elezioni, cosa che suona anche come un campanello d’allarme per le democrazie di tutto il mondo.

The Guardian sostiene che il gruppo avrebbe gestito almeno alcune delle sue operazioni di disinformazione attraverso una società israeliana registrata su un sito web gestito dal Ministero della Difesa israeliano per promuovere le esportazioni della difesa. Il Ministero della Difesa israeliano non ha risposto alle richieste di commento.

I giornalisti hanno filmato di nascosto i loro incontri con i componenti il gruppo di Jorge,  svoltisi tra luglio e dicembre 2022, ed ovviamente li considerano una conferma delle cose da loro scoperte. Nel corso delle conversazioni sono venuti a sapere che una manipolazione elettorale potrebbe avere un costo tra i 6 e i 15 milioni di euro.

CV

 

About Author