La tranvata non l’hanno vista arrivare. Non l’ha vista arrivare soprattutto Giorgia Meloni, che esce ridimensionata da questa prova. Al di là dell’aspetto politico in sé della vicenda. Soprattutto, in ordine ad una capacità di leadership che appare francamente modesta, perfino un po’ maldestra, più’ di quanto molti pensassero. Una modestia finora camuffata dai toni assertivi cui ricorre e dal paragone con una classe dirigente del suo partito al cui confronto è uno scherzo apparire un gigante.

Ad un primo approccio è riuscito accattivante il suo modo di porsi, sicuro e spigliato, ma alla lunga tra le righe e sopra le righe sta mostrando, in troppe occasioni, una intonazione supponente che sfocia nell’ arroganza o addirittura nel dileggio dei suoi avversari, com’è successo recentemente quando ha loro, beffardamente, rifatto il verso, davvero con poca eleganza, nel bel mezzo di un discorso tenuto, appunto, in Sardegna. Per il suo bene, è meglio che la signora di Palazzo Chigi scenda dall’ Olimpo dell’ auto-compiacimento e torni a sedere tra i comuni mortali.

In Sardegna è entrata a gamba tesa in quel geloso e fiero sentimento di autonomia caratteristico dei sardi e, con ogni probabilità, taluni gliel’ hanno messo in conto. Ma non è qui il punto politico della questione se cerchiamo di leggere il risultato delle regionali sarde in controluce all’ interpretazione dell’ impianto strutturale del nostro sistema politico. Si è trattato, ancora una volta – a prescindere dal terzo incomodo di Soru – della solita disfida bipolare. Non a caso accompagnata, ancora una volta, da un imponente astensionismo, addirittura leggermente incrementato rispetto a cinque anni or sono.

Dimostrando personalità, coraggio e sagacia politica, Alessandra Todde, persona colta e competente, che poco o nulla sembra avere del classico “grillino”, ha, di fatto, imposto la sua regia. Si è sottratta all’asfissiante e sterile sfida all’ “Ok Corral”, cui assistiamo ogni giorno sul piano della politica nazionale. Ha scelto come interlocutore il territorio piuttosto che la controparte politica e per rendere plasticamente questo orientamento si è espressamente sottratta, prima e dopo il voto, all’abbraccio dei leader nazionali del Movimento 5 Stelle e del PD.

Insomma, nella misura del possibile, stante le condizioni date, ha cercato di smarcarsi dalla logica del bipolarismo maggioritario, non piegandosi alle ragioni della contrapposizione, ma piuttosto ricercando una misura “popolare”, cioè di moderazione e di dialogo con il popolo sardo, che la Meloni, al contrario, ha dato l’ impressione di voler colonizzare ed asservire alle ragioni della propria personale battaglia politica.

Domenico Galbiati

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