Meno male che la Cisl non ha aderito alla Manifestazione “pacifista” di Roma. Almeno una parte del movimento sindacale italiano sta con le grandi centrali sindacali europee e si sottrae alla strategia di Landini, tutta ormai proiettata alla ricerca di uno spazio di sinistra radicale sul piano della politica interna.
Roma, ieri, è stata l’unica capitale europea ad ospitare una manifestazione pensata e gestita all’insegna di una inaccettabile “equidistanza” tra aggressore ed aggredito. “Né con Putin, né con la Nato”.
Rarissime le bandiere ucraine in piazza. Generici, quando non equivoci gli slogan. Reticenti i discorsi dal palco.
Purtroppo, l’Europa e l’Occidente devono assistere “quasi” inermi alla brutale ed ingiustificata aggressione militare dell’Ucraina, alla distruzione della sua identità statuale, alla crisi umanitaria che sta sotto gli occhi di tutti.
Sappiamo che non possiamo concorrere alla tragica prospettiva di un conflitto globale. Ma almeno – se vogliamo mantenere un poco di dignità – risparmiamoci questa ipocrita e insopportabile vena di “equidistanza”.
Perfino in Russia molti cittadini coraggiosi sfidano la repressione della Polizia e si battono contro questa guerra di aggressione. Compresi molti preti ortodossi, che si dissociano così dalla linea del Patriarcato di Mosca, scandalosamente – come da copione – appiattita sulle posizioni del Cremlino.
I Manifestanti di Roma, invece, no. Sono “equidistanti” di fronte ad una guerra deliberata e realizzata dal regime russo in dispregio di ogni regola internazionale e ispirata ad una logica cinica e folle di imperialismo nazionalista. Che – lo sappiamo – non si fermerà a Kiev.
Essere per la Pace non può voler dire confondere aggressori e aggrediti. Criminali e vittime. Ingiustizia e giustizia.
Sul poggiolo di casa mia ho messo la bandiera gialla e azzurra. E ci resterà fino a quando una “pace giusta” non prevarrà.
Lorenzo Dellai

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