Quella di Nassiriya è una ricorrenza importante prima di tutto per i familiari delle 19 vittime che attendono e, giustamente, chiedono con fermezza e rivendicano con umiltà il doveroso riconoscimento onorifico da parte dello Stato italiano. E sarebbe quanto meno paradossale che essi, tuttora affranti dal dolore, debbano affrontare le consuete difficoltà della burocrazia prima di vedere accolto tale, sacrosanto desiderio che, nel contempo, costituisce un dovere civico per eccellenza, di cui  necessita che le diverse autorità istituzionali, competenti per materia, se ne assumano la propria responsabilità.

E’ quindi un periodo ventennale triste e amaro anche per il Ministero della Difesa e per l’Arma dei Carabinieri, nonché per tutti quegli italiani che hanno una sensibilità nazionalista ovvero patriottica che si ritrovano, almeno in questi casi, nei valori costituzionali più alti.

I familiari di questi eroi – dramma preannunciato da informazioni che trapelarono tramite i servizi di intelligence internazionali e di cui vennero pure a conoscenza i nostri militari – non debbono, né possono sentirsi soli, isolati in detta battaglia: il presente appello, pertanto, è rivolto in primis al Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il quale nel discorso commemorativo ha lascato intendere, finalmente, che è fattibile l’ipotesi dell’accoglimento dei  desiderata lamentati dai parenti; ma, direi anche che la “patata bollente” tocca pure al Segretariato generale della Presidenza della Repubblica come a quello della Presidenza del Consiglio cui fa capo l’Ufficio Onorificenze al merito della Repubblica.

Gli organi responsabili della Repubblica dimostrino, orbene, di essere diligenti, tempestivi e dotati di un profondo senso della Stato, della legalità e del decoro, cosa che si manifesta con l’attribuzione delle più qualificate onorificenze a favore dei servitori dello Stato, immolatisi per la nostra libertà, per l’ordine pubblico e per l’immagine stessa della nazione a livello internazionale.

Michele Marino

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