Come non fare gli auguri di un Santo Natale ad Anna Maria Cisint, Sindaca di Monfalcone. Si goda le festività che ricordano l’arrivo di uno dei simboli più alti dell’amore, dell’accoglienza e del rispetto sostanziale del prossimo indipendentemente da dove proviene, dal colore della pelle, persino l’incontro di Gesù con il pubblicano e con il centurione romano ce l’insegnano, dalla loro religione.

La signora Cisinit, di cui non vogliamo neppure ricordare la collocazione politica, perché potrebbe essere cosa fuorviante, ha di fatto chiuso i luoghi di culto nella sua città agli islamici. E sì che a Monfalcone c’è una forte comunità di fede musulmana che, tra l’altro, è stata difesa sul punto anche da tanti cristiani. Forse quelli che vanno alla sostanza delle cose e non utilizzano farisaicamente le norme perché, comunque, non potrebbero addormentarsi con l’animo in pace. E magari sono gli stessi che interpretano come si dovrebbero gli art 8 e 19 della nostra costituzione.

Il primo ci dice: “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. L’art 19 recita: “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.

E allora la signora Cisinit che sia cristiana o meno, non lo sappiamo, ma è persino ininfluente, come Sindaca ha sì il dovere di far rispettare la legge, nel caso specifico fare in modo che i luoghi di preghiera dei musulmani siano in regola con le prescrizioni di legge relative all’igiene e alla sicurezza, ma potrebbe avere anche avere quello di trovare soluzioni alternative in accordo con una comunità di persone con fede diversa le quali chiedono solamente di poter  pregare il loro Dio. Che poi, è lo stesso nostro! Si tratta di applicare la Costituzione, non solo osservarla senza farsi carico della responsabilità che essa richiede, talvolta in modo anche estensivo, a chi ha una pubblica autorità cui è chiesto di fare di tutto per raggiungere al massimo le occasioni che offre a tutti, qualunque sia la loro fede.

In ogni caso, Matteo (23, 2-14) ci ha lasciato il discorso di Gesù agli scribi ed ai farisei: “Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno [di osservare]. Infatti legano dei fardelli pesanti {e difficili da portare} e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.  Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro filatterie e allungano le frange [dei loro mantelli]; amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: “Rabbì [, Rabbì]!” Ma voi non vi fate chiamare “Rabbì”; perché uno solo è il vostro Maestro [, il Cristo,] e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.  Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo;  ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore.  Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato. Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare”.

 

 

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