Rimarrà nella storia (semiseria) della politica italiana quel foglietto, ripreso furtivamente dalle telecamere al Senato, sui cui Silvio Berlusconi riportò giudizi non molto lusinghieri sull’affidabilità, la coerenza e la statura politica di Giorgia Meloni. Ma non è su di lei che vorrei soffermarmi. Non sarebbe nemmeno tanto carino redarguire sempre il peccatore e ignorare i peccati del suo Governo, soprattutto quando volge le sue “attenzioni” al Mezzogiorno.
Conosciamo tutti la polemica che ha ingaggiato il Governatore della Campania Vincenzo De Luca nei confronti del Ministro Fitto e più in generale verso questa spocchiosa noncuranza per la sua Regione. Conosciamo anche la triste e squallida vicenda in cui è stato coinvolto il Sindaco di Bari, quel galantuomo di Antonio Decaro, uno dei politici meridionali tra i più amati e benvoluti di sempre. In tutto questo clamore, però, è passata sotto silenzio un’altra vicenda. Quella che ha interessato il Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto. Il quale è arrivato a minacciare addirittura le dimissioni se il Governo non farà marcia indietro sul ventilato taglio di 1 miliardo e mezzo di Euro alla Sanità della sua Regione .
La notizia della Calabria che si ribella al Governo ha fatto scalpore perché si tratta della prima crisi tra un presidente di una Regione di centrodestra e il Governo Meloni. A quanto pare il Governatore non si è lamentato solo per i tagli alla sanità, ma più in generale per la politica antimeridionalista che, a suo parere, non sta girando nel verso giusto. “Io – ha spiegato Occhiuto – devo rappresentare gli interessi della mia Regione che sconta i ritardi dei governi nazionali che in questi anni hanno nominato commissari alla sanità dei Generali dei carabinieri, della Guardia di finanza, e altri ancora. Commissariamenti che hanno lasciato più o meno tutto com’era. E adesso vogliono ulteriormente tagliare. E allora io non ci sto».
Il Governo, come al solito, suona uno spartito diverso da quello che seguono i governatori del Sud. Dice il Ministro Fitto che non si tratterebbe di tagli ma solo di un trasferimento di quelle spese sul fondo per l’edilizia sanitaria. E qui la vicenda si ingarbuglia. Perché, a sentire gran parte dei Governatori meridionali, almeno una parte di questi fondi sono già impegnati e pure spesi. Se così fosse, i bilanci regionali sulla sanità ( che in alcuni casi assorbono il 60-70% del bilancio complessivo) si ritroverebbero pesantemente decurtati. Ma questa “guerra a bassa intensità” che il Governo ha dichiarato alle Regioni del Sud non si ferma qui. E’ su un altro fronte, quello dell’autonomia differenziata, che il conflitto sta diventando sempre più aspro e pericoloso. Tralasciamo le sacrosante regioni di Vincenzo De Luca.
Sentite, invece, quello che ha dichiarato Roberto Occhiuto: «Cosa dovrebbe fare Forza Italia rispetto all’autonomia differenziata? In maniera molto meno aulica di quello che richiederebbe un dibattito così importante, noi diremmo dare moneta, vedere cammelli». In Calabria si sta muovendo addirittura la Chiesa contro questa sciagurata riforma. L’Arcivescovo di Cosenza, Monsignor Giovanni Cecchinato, partecipando alla marcia anti-autonomia promosssa dalla GGIL ha parlato chiaro: «La Chiesa è per la solidarietà e la sussidiarietà”. Di rimando, Occhiuto è stato ancora più esplicito: «È evidente che per quanto ci riguarda, più importante dell’autonomia differenziata è che si finanzino i diritti sociali e civili secondo i fabbisogni e non secondo la spesa storica. Se ci fosse il superamento della spesa storica andrebbe bene anche l’autonomia differenziata. Ho spiegato però al ministro degli Affari regionali e delle Autonomie, Roberto Calderoli che per realizzare questo suo disegno di legge, che prevede sì l’autonomia differenziata ma anche il finanziamento dei Lep secondo i fabbisogni, occorrono diversi miliardi. Se ci sono bene, se non ci sono l’autonomia differenziata e le intese non si potranno fare. Sia chiaro: non siamo fessi e non ci faremo fregare».
Il Presidente della Fondazione Gimbe ( Gruppo Italiano per la Medicina basata sulle Evidenze) Nino Cartabellotta è andato giù ancora più duro. Ha detto chiaramente che l’autonomia differenziata porterebbe “al collasso” la sanità delle Regioni meridionali e ha definito “grottesche e autolesionistiche” le posizioni dei governatori meridionali del centrodestra che la appoggiano. Ove mai dovesse andare in porto, questa riforma prevede che le Regioni potranno trattenere il gettito fiscale, che non verrebbe più redistribuito su base nazionale, impoverendo ulteriormente il Mezzogiorno. Il problema delle diseguaglianze regionali nella sanità esiste, ma la soluzione non è l’autonomia differenziata. Servono nuovi criteri di riparto delle risorse, una revisione dei Piani di rientro per favorire lo sviluppo organizzativo e soprattutto maggiori capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni. Non si possono ‘distribuire’ oltre 130 miliardi di euro alle Regioni e poi monitorarle con poco più di 20 indicatori che ‘catturano’ solo in minima parte gli enormi disagi delle persone.
Ad ogni buon conto se la Campania, la Calabria e la Sardegna piangono, la Basilicata non ride. Tra un Governo che taglia i fondi e la dura realtà lucana dello spopolamento delle aree interne, dell’inverno demografico e della fuga dei giovani al Nord, la Regione che fa? Assiste impotente, ma non reagisce. E’ chiaro che solo con le sue forze potrà fare ben poco. Anzi non potrà fare nulla, se il Governo insiste con questa politica fatta solo di chiacchiere e distintivo. Da un lato firma i patti di sviluppo e coesione e dall’altro spinge la sua maggioranza in Parlamento perchè approvi una legge che, se va in porto, spaccherebbe l’Italia in due. Dopo 163 anni di Storia, ci ritroveremmo, con la gioia dei neoborbonici, un moderno Regno delle Due Sicilie. La verità è che questo Governo è sempre più in uno stato confusionale, Non solo in politica estera, con un Vicepresidente del Consiglio che scambierebbe due Mattarella con un Putin, ma anche in quella interna. Un Governo che si comporta come Robin Hood, ma con finalità esattamente opposte. Da un lato toglie fondi e speranze alle Regioni del Sud, dall’altro fa di tutto per assicurare più benessere e tranquillità a quelle del Nord.
Michele Rutigliano