Al fine di ottenere una situazione meno sclerotica ed imbarazzante basterebbe, in primo luogo, insegnare i principi fondamentali della Carta costituzionale ai giovani d’oggi e magari pure ai funzionari dell’Ispettorato del Lavoro (e ora vi piegherò perché). Proprio il I articolo al comma 1 recita testualmente: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Principio che viene subitaneamente ribadito e richiamato in modo chiaro ed inequivocabile dall’art. 4 Cost. che riconosce “a tutti i cittadini il diritto al lavoro …”, ma anche “il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale …”.

Tale dovere – dobbiamo ammetterlo con franchezza e senz’alcuna ipocrisia – è troppo spesso ignorato dai giovani meridionali e pugliesi. Ad esempio mi riferisco alla notizia apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno: “A Siponto i profughi afgani impegnati nella campagna di scavi”. Mi pare raccapricciante e vergognoso, nel contempo, assistere a questo stato di fatto di innumerevoli NEET nostrani (giovani che non studiano né lavorano), i quali si trastullano da mane a sera tra social, chiacchiere da bar dello sport, indifferenza alla politica, alla cultura e all’arte (semmai con l’uso di qualche droga) con il consenso tacito o esplicito dei genitori.            Si tratta di un evidente segnale della crisi della famiglia, forse più nel Mezzogiorno che nel centro nord, e del fallimento, del sistema scolastico, privo della funzione del tutoraggio; ma anche della società in generale che non riesce a coinvolgerli in progetti di volontariato e solidarietà, ambientali o socioculturali (si pensi al recupero di aree demaniali dismesse o alla realizzazione di murales in centri urbani); ed ancora della stessa politica che è autoreferenziale, di solito si parla addosso di temi di sistema o di leadership o progetti irrealizzabili (tipo il ponte sullo Stretto di Messina), invece di spiegare loro che è una cosa nobile, utile ed importante prima di tutto per le giovani generazioni, impegnandoli nel settore turistico, agricolo, agroalimentare o della comunicazione e marketing, come si fa bene nel Salento ed in Valle d’Itria da decenni.

Domanda: i cinque candidati a sindaco di Foggia quali proposte e idee hanno presentato sotto questo profilo? Boh !?

Fa da contraltare alla notizia di cui s’è detto, un’altra: “Multati per il troppo lavoro. L’ira dei medici del Policlinico”. Sottotitolo: Bari, il direttore del Pronto soccorso scrive al Colle.           L’antefatto è di chiara lettura, oltre ad aver fatto il giro del mondo (che vergogna!) su INTERNET, nel senso che durante la terribile emergenza sanitaria del COVID ’19 un’equipe di medici e paramedici barese è stata costretta a prestare la propria attività oltre l’orario previsto dalla normativa contrattuale vigente. Ebbene, anzi or male, a distanza di qualche anno questo, alto senso del dovere non solo non viene premiato da nessuno, ma addirittura sanzionato pesantemente (si tratterebbe di almeno 27 mila euro)! Bell’esempio che passa attraverso i media locali e nazionali con effetti deleteri per l’immagine di un Paese ancora allo sbando.

Ed ha fatto benissimo il primario, direttore del Pronto soccorso ad appellarsi all’alto magistero del Presidente della Repubblica, perché si dia un significato razionale e legalitario all’attività della P. A. , riequilibrando il concetto del diritto/dovere al lavoro, stavolta non in un contesto ordinario, ma eccezionale e di straordinaria necessità ed urgenza.

“Amareggiato, sbalordito”, si definisce giustamente il “reo” presunto dopo aver salvato 8.600 pazienti circa: “Le scrivo perché oggi, dopo tutto l’impegno profuso da me e dalla mia meravigliosa equipe … siamo rimasti allibiti nell’aver ricevuto dal locale Ispettorato del Lavoro una pesante e paradossale sanzione amministrativa …”. Ed aggiunge: “… non posso negarle che mi sento profondamente ferito da un Paese che fino a poco tempo fa ci definiva eroi …”. Rettifico, per quanto ne sappia, non è il Paese che ha sbagliato ma lo Stato italiano. E se c’è davvero un’etica dall’alto Colle si dovrebbe adottare un’iniziativa forte e moralizzatrice in tema di responsabilità degli uffici pubblici: sanzionare, quindi, l’Ispettorato del lavoro per abuso o sviamento di potere, nonché pessima, errata applicazione del dettato legislativo nella fattispecie emergenziale di che trattasi.

Michele Marino

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