Ieri sera, ancora una volta, abbiamo rivisto a Report le scene che, a partire da tre anni fa, irruppero nelle nostre case con l’esplodere dell’epidemia da Covid, costata migliaia e migliaia di morti. Report ha fatto rivivere il caos di quei tempi e l’inconsistenza di un’intera classe dirigente. Soprattutto mancò la prevenzione e la mancata definizione di un piano nazionale anti pandemico. Ma che cosa avremmo dovuto aspettarci dopo decenni di una gestione al ribasso di tutta la sanità nazionale?

Anche con Report, e il suo carico di intercettazioni telefoniche, sono emerse le disarmanti, deprimenti e tradizionali logiche che allora, ma oggi è cambiato?, vennero seguite come se la pandemia non richiedesse un tasso di consapevolezza in più. Giustamente, è stato detto che è venuto a mancare l’intero “sistema paese”. E così, alle difficoltà di una situazione inattesa e  precipitata  improvvisamente, si sono aggiunte le complessità dei rapporti tra i decisori politici e la struttura ministeriale e degli esperti. Ed è per questo se crebbe il numero dei morti; molti dei quali avrebbero potuto essere risparmiati.

L’approvvigionamento tempestivo dei presidi sanitari essenziali come le mascherine e i ventilatori, per non parlare delle conseguenze delle riduzioni dei posti di terapia intensiva decise nel corso degli anni precedenti, e la definizione delle zone rosse, sono state al centro dell’inchiesta avviata dalla magistratura di Bergamo e sulle cui conclusioni, con i rinvii a giudizio, si è dipanata la trasmissione di Report. Cose note, ma arricchite da testi d’intercettazioni di conversazioni tra esperti, medici e politici che, per carità di patria, davvero, non avemmo voluto ascoltare. Soprattutto, e questo è emerso soprattutto in Lombardia, e ai suoi ben conosciuti personaggi politici, abbiamo avuto la conferma di come sulla pelle dei morti si è continuato a guardare agli interessi di partito e a fare lo scaricabarile per cercare di lasciare le responsabilità agli altri.

Non sappiamo valutare la valenza giudiziaria del quadro emerso, e nel quale non sono mancati, con i soliti giochi della politica italiana, le pressioni degli interessi esterni e la sottovalutazione diffusa a livello locale e regionale.

Le sentenze arriveranno. Comunque molto dopo il giudizio politico che conferma quello che diciamo oramai da troppo tempo: questo sistema non si può riformare, ma dev’essere trasformato completamente. Purtroppo, ad oggi non vediamo alcuna intenzione in tal senso.

Purtroppo, è il caso di ripeterlo, la conferma è venuta subito dopo con la parte della trasmissione dedicata alla vicenda che ha visto coinvolto in Puglia uno dei principali collaboratori del Presidente della Puglia, Emiliano, condannato in primo grado per una mazzetta ricevuta per la concessione di un appalto in regime straordinario sempre per le vicende Covid. Un tema che apre tutta la questione delle nuove decisioni prese dal Governo in materia di appalti. Ci dovremo aspettare altre trasmissioni del genere, magari tra tre anni o … prima?

 

 

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