Sono molte le donne straniere che in seguito ad abusi e violenze rimangono incinte e, purtroppo molto spesso scelgono di abortire. Ma gli autori, ossia coloro che aprono verso “l’autostrada dell’aborto”, via mai legittima, sono i clienti. E’ per questo che bisognerebbe far sì che lo Stato puntasse sempre di più ad una forte punibilità del cliente. Non si tratta di un fenomeno tutto italiano, ma mondiale, che si verifica anche nella civile Europa ed ha causato la soppressione di milioni di creature innocenti. Le donne straniere interrompono la gravidanza fino a tre volte più delle italiane, i dati parlano come riporta l’avvenire del 30,3% sul totale, ma è solo l’8,5% della popolazione.
La Comunità Papa Giovanni XXIII da anni si batte per la difesa del bambino non ancora nato. All’interno della nostra associazione abbiamo un ambito di intervento che si chiama “maternità difficile” e un numero verde (800-035036). Si rivolgono a noi donne che vivono una gravidanza inattesa, che si sentono sole, per problemi economici o perché sono state cacciate dal lavoro. Cerchiamo di dare vicinanza, sia sul territorio che in ambito familiare, spieghiamo che siamo disponibili a dare un sostegno, anche economico, e che esiste una legge che prevede il parto in anonimato. Anche questa è una cosa che fa soffrire, ma è prevista dalla legge: una volta nato, il piccolo sarà accolto in una famiglia affidataria.
Da oltre 30 anni, per volere del nostro fondatore don Oreste Benzi, ci rechiamo al di fuori di quelle strutture sanitarie dove vengono praticati gli aborti, ci riuniamo in preghiera e recitiamo un rosario. E’ una scelta nonviolenta di vicinanza a questi bambini che non hanno voce e non possono esprimere la loro voglia di vivere. Si tratta di una forma di grido nonviolento che ha come obiettivi quello di scuotere le coscienze di uomini e donne di buona volontà affinché si uniscano per dire un sì pieno alla vita e quello di far sviluppare sempre di più l’obiezione di coscienza. Un bambino che nasce e vive, come avvenuto in seguito a tanti nostri interventi o a quelli del Centro di aiuto alla vita, è un miracolo e un atto di giustizia.
Lo Stato dovrebbe garantire un sostegno forte alla maternità. Come Apg23 abbiamo proposto che venga erogato un assegno mensile alla mamma che rimane incinta, fino al compimento di tre anni del suo bambino. Uno stipendio per la maternità di 1.000 euro. E’ una misura che esiste in Francia e anche in Germania, nazioni di cultura laica che hanno deciso di investire sulla famiglia, sulla maternità e che le ha portate ad avere un indice di natalità doppio rispetto a quello italiano. Sarebbe un grande incentivo e, penso, che con questo aiuto sarebbero molte le persone che sceglierebbero di far venire alla luce la loro creatura.
Paolo Ramonda
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