A che serve far studiare i dinosauri a scuola? Si sono estinti milioni e milioni di anni fa e a noi che ce ne frega? Non si è espresso proprio così il Ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Valditara, ma poco c è mancato.

E in effetti, anche noi abbiamo dovuto pensarci su. Nonostante abbiamo ancora i bei ricordi del mondo di curiosità e di fantasia che da bambini ci sollecitavano quelle pagine dei libri che parlavano della Terra e dei suoi animali quando l’uomo neppure c’era, e ci sarebbe voluto un pezzo perché, stando a Darwin, riuscisse ad alzarsi in piedi e cominciasse la sua evoluzione.

Poi abbiamo pensato agli Ittiti, agli Assiri, ai Babilonesi. Anche loro sono scomparsi tantissimo tempo fa. E così gli Ateniesi, gli Spartani, i Sicani, gli Etruschi, i Volsci, i Romani, i Longobardi. Pure di loro, … che ce ne frega? E pensiamo un po’ quanto risparmieremmo se smettessimo di pagare gli archeologi con i loro costosi studi in giro per il mondo…

Peccato che la voglia di conoscenza porti a spingerci verso i confini dell’Universo (già, anche alla ricerca delle stelle nane, bianche, gialle… ma che ce ne frega?). Oppure verso l’infinitamente piccolo dove qualcuno si è appena imbattuto nel subatomico Bosone, la famosa “particella di Dio”. Ed è per la sete di conoscenza se ogni tanto c’imbattiamo pure nelle orme e nei resti dei dinosauri, che pare abbiano popolato la Terra né più né meno come oggi accade per l’uomo, e ne riempiamo i musei di scienze naturali che richiamano centinaia di milioni di visitatori in tutto il mondo.

Basta allora intenderci con il Ministro Valditara: non vale la pena, anche per quanto riguarda i dinosauri e tutto ciò che viveva, o vegetava, prima di noi, d’interpretare in maniera adeguata il famoso verso dantesco “considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

 

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